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lunedì 21 luglio 2014

L'Espresso​,schiaffo del TAR al Ministero sui SIN

Segnalo sempre sul tema bonifiche
un nuovo articolo de l'Espresso sulla sentenza emessa dal TAR
la scorsa settimana.

Buona lettura


 
Ora sarà nostro dovere monitorare e agire, come già stiamo facendo al Senato,
sul DL 91 anche detto "inquinatore protetto".
 

sabato 19 luglio 2014

Bonifiche: TAR Lazio boccia Ministero Ambiente per declassamento SIN

Bonifiche, TAR Lazio boccia sonoramente il Ministero dell'Ambiente sui declassamenti dei Siti di Interesse Nazionale a Siti di Interesse Regionale.

Primo stop alla strategia ministeriale di mettere la polvere inquinata sotto il tappeto.

Ora cambiare radicalmente il decreto "inquinatore protetto" in discussione in Parlamento.

Il Ministero dell'Ambiente rimedia una sonora bocciatura davanti al TAR Lazio sull'operazione di declassamento dei Siti nazionali di bonifica avvenuta nel 2013.

Il Ministero, sulla base delle valutazioni dei suoi dirigenti e funzionari, prendendo spunto da una modifica al Decreto legislativo 152/2006 riguardante i criteri per l'individuazione dei Siti di Interesse Nazionale per le bonifiche (le aree più inquinate del paese), ne avevano declassati ben 18 siti su 57, trasformandoli in Siti di Interesse Regionale. Un'operazione realizzata in sordina, senza alcun coinvolgimento delle comunità (tranne le regioni a cui il Ministero aveva dato pochi giorni di tempo per esprimersi) ma dalla portata enorme, visto che i funzionari e i dirigenti del Ministero considerarono degna di declassamento anche la Terra dei Fuochi (ma anche La Maddalena in Sardegna)!

La Regione Lazio, il comune di Ceccano e, con intervento "ad adiuvandum", l'associazione "Rete per la Tutela della Valle del Sacco ONLUS" hanno proposto un ricorso sul declassamento del sito "Valle del Sacco" che ora il TAR del Lazio ha accolto pienamente.

Per il Coordinamento Nazionale Siti Contaminati, per il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua e per la Rete Stop Biocidio Lazio si tratta di una sentenza importantissima per i risvolti che dovrebbe avere a livello nazionale. Le motivazioni alla base dell'accoglimento del ricorso sul SIN Valle del Sacco rappresentano una pesantissima censura sull'intera operazione portata avanti dal Ministero dell'Ambiente per sollevarsi dalle proprie responsabilità dopo un decennio di sostanziale inazione rispetto al risanamento dei SIN e, più in generale, rispetto allo stato di inquinamento di moltissime aree del paese.

I giudici del TAR, infatti, ritengono che, rispetto all'applicazione dei nuovi criteri per il riconoscimento (o l'esclusione) delle aree "il ragionamento del Ministero, ad avviso di questo Collegio, è erroneo in radice" e che "La norma applicata sembra anzi ampliare (piuttosto che restringere) le fattispecie dei territori potenzialmente rientranti nell’ambito dei siti di interesse nazionale...". Infatti il Ministero aveva inteso che un'area per essere classificata quale SIN dovesse soddisfare contemporaneamente tutti i criteri del Decreto. Scrivono i giudici del TAR Lazio "Il testo normativo non autorizza, in effetti, ad avviso del Collegio, una lettura tale da indurre a considerare, per la qualificazione di SIN, la presenza di tutte le circostanze cui l’art. 252 comma 2 predetto fa riferimento.....Si tratta, in altre parole, di criteri che variamente combinati devono (o possono) portare l’Amministrazione a riconoscere quella grave situazione di compromissione e di rischio ambientali tale da implicare (a prescindere dalle cause che l’hanno determinata) il superiore interesse nazionale".

Sulle bonifiche si sta giocando una partita al ribasso rispetto alle politiche industriali del paese, con una strategia volta ad annacquare il principio "chi inquina paga" a favore dei grandi gruppi industriali che non vogliono pagare integralmente il prezzo del risanamento delle aree che hanno contaminato. In poco più di un anno vi sono stati ben quattro decreti, tutti volti a nascondere la polvere inquinata sotto il tappeto (Governo Monti: Decreto di declassamento dei SIN; Governo Letta: Decreto del "fare" e Decreto "destinazione Italia"; Governo Renzi: Decreto "competitività" ora in discussione in parlamento). Grazie alla mobilitazione dei comitati le prime tre norme sono state modificate limitando i danni ma ora con il Decreto Competitività "inquinatore protetto" si rischia di nascondere il reale stato di contaminazione del paese e di procedere a bonifiche sulla carta.

Invitiamo nuovamente i parlamentari a modificare il Decreto competitività secondo l'appello che abbiamo lanciato nei giorni scorsi. Al Ministro Galletti chiediamo di riesaminare l'intera operazione di riclassificazione dei SIN alla luce delle indicazioni del TAR Lazio, includendo anche i nuovi siti gravemente inquinati che quasi ogni giorno vengono posti all'attenzione dell'opinione pubblica nonché di procedere alla valutazione dell'efficacia del lavoro svolto in questi anni dagli uffici ministeriali preposti.

Roma, 18 Luglio 2014.

Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
Rete Stop Biocidio Lazio e Abruzzo
Coordinamento Nazionale Siti Contaminati

La sentenza è disponibile al link: https://94.86.40.196/cdsintra/cdsintra/AmministrazionePortale/DocumentViewer/index.html?ddocname=TWMT75ESK76VGHCH3YO4EJJ2BI&q=valle+or+del+or+sacco

I 18 SIN DECLASSATI PER DECRETO IL 11 GENNAIO 2013
Abruzzo ("Fiumi Saline Alento"), Campania ("Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano", "Pianura","Bacino Idrografico del fiume Sarno" ed "Aree del Litorale Vesuviano", Emilia Romagna ("Sassuolo-Scandiano); Lazio ("Bacino del fiume Sacco" e "Frosinone"), Liguria ("Pitelli" a La Spezia); Lombardia ("Milano-Bovisa" e "Cerro al Lambro"), Marche ("Basso Bacino del fiume Chienti"), il Molise ("Guglionesi II"), Piemonte ("Basse di Stura"), Sardegna ("La Maddalena"), Toscana ("Le Strillaie"), Veneto ("Mardimago-Ceregnano") e la Provincia Autonoma di Bolzano ("Bolzano

mercoledì 9 luglio 2014

Altro che #ambienteprotetto!

In queste settimane è in discussione il Dl 91/2014,
l'ennesimo Decreto del Governo Renzi, questa volta sulla competitività...
ma in realtà ennesimo Decreto omnibus nel quale sono contenute misure su agricoltura, ambiente, imprese e chi più ne ha più ne metta!
Ma soprattutto contiene ancora una volta regali a chi inquina e quindi uno schiaffo alle popolazioni che vivono nei siti contaminati.

Vi segnalo il post che ieri, come membri della Commissione Ambiente sia della Camera che del Senato, abbiamo postato sul Blog

http://www.beppegrillo.it/movimento/parlamento/ambiente/2014/07/dl91-con-lart-13-vita-facile-per-chi-inquina.html

e vi segnalo anche l'articolo uscito oggi sull'Espresso che spiega le schifezze contenute
all'interno del Decreto ed in particolare nell'articolo 13 sulle bonifiche.

Ancora una volta saremo in prima linea per opporci a tutto questo!


http://espresso.repubblica.it/attualita/2014/07/07/news/siti-inquinati-alzati-per-decreto-i-limiti-delle-sostanze-pericolose-1.172484

Siti inquinati, alzati per decreto i limiti delle sostanze pericolose

Il decreto Competitività prevede la possibilità di aumentare gli scarichi in mare degli stabilimenti industriali e prevede nuove tabelle per la contaminazione delle aree militari. Alzando fino a 100 volte i limiti di alcune sostanze cancerogene o pericolose per la salute. «Un colpo di spugna vergognoso sulle bonifiche» denunciano le associazioni ecologiste

di Paolo Fantauzzi
08 luglio 2014




«Bisogna correre verso un’Italia più sicura e sostenibile sotto il profilo ambientale». Con la smania di cambiare verso all’Italia e dare un’accelerazione al Paese, sarà meglio fare attenzione che la corsa non porti verso il burrone dell’irreparabile. Nonostante l’ottimismo del ministro Gian Luca Galletti - che ha ribattezzato “Ambiente protetto” la parte di sua competenza del decreto Competitività - a spulciare fra le pieghe del provvedimento il nome scelto sembra infatti quanto meno eccessivo. Se non del tutto fuori luogo, come denunciano numerosi comitati e associazioni ecologiste.

SITI MILITARI
Il punto più controverso riguarda i siti militari (circa 50 mila ettari in tutta Italia), inquinati da metalli pesanti e a volte - come mostra il caso del poligono di Quirra in Sardegna, di cui l’Espresso si è occupato più volte- anche da sostanze radioattive come l’ uranio impoverito . Per risolvere il problema delle bonifiche, assai impegnative dal punto di vista economico, il decreto del governo pare aver escogitato un modo semplice e veloce: equiparare i valori consentiti a quelli delle aree industriali. In questo modo, pur interessando coste, boschi e zone di macchia mediterranea (come a Capo Teulada in Sardegna, o a Monte Romano nel Lazio) i livelli di inquinamento tollerati potranno essere notevolmente più alti rispetto ad aree verdi o residenziali. All’articolo 13, comma 5, si legge infatti che per le zone militari “si applicano le concentrazioni di soglia di contaminazione di cui alla Tabella 1, colonna b, dell’allegato 5, alla Parte IV, Titolo V” del Codice dell’Ambiente. In questo modo, solo per citare qualche esempio, lo stagno potrà avere un concentrazione nel suolo fino a 350 volte superiore, mentre potranno essere centuplicati i valori dei cianuri (da 1 a 100 mg/kg), così come il benzopirene o la sommatoria dei composti policiclici aromatici (etilbenzene, stirene, toluene e xilene). I fluoruri, anziché essere contenuti entro i 100 mg, potranno arrivare fino a 2000 mg per chilogrammo, ovvero 20 volte in più. Come il benzene, che rappresenta uno dei 113 agenti cancerogeni più pericolosi in base alla classificazione dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro.

Disposizioni, quelle relative alle aree militari, che tuttavia non appaiono nel comunicato stampanella presentazione concepita dal dicastero dell’Ambiente per illustrare il provvedimento. «È un evidente regalo al ministero della Difesa, che in questo modo potrà evitare di intervenire sui numerosi siti di propria competenza» attacca il co-portavoce dei Verdi, Angelo Bonelli.

SILENZIO ASSENSO
Il decreto prevede anche una semplificazione per le bonifiche dei siti privati a opera dei proprietari, responsabili dell’inquinamento. Perno di questa procedura è il meccanismo del silenzio-assenso, introdotto in via sperimentale fino al 31 dicembre 2017. Chi vorrà bonificare un’area potrà autocertificare i dati di partenza - così da consentire allo Stato di non spendere denaro nello studio preliminare - e terminato l’intervento dovrà inviare all’Arpa (l’Agenzia regionale per la protezione ambientale) i risultati delle operazioni. Gli uffici avranno però solo 45 giorni di tempo per approvarli. “Decorso inutilmente il termine, il piano di caratterizzazione si intende approvato” recita il decreto.

Ovvero, se le Agenzie non faranno in tempo a rispondere (come può accadere a causa delle ampie dimensioni o solo dell’eccessiva mole di lavoro), la bonifica sarà comunque data per buona. E il sito potrà essere utilizzato in base alla nuova destinazione d’uso prevista.

SCARICHI IN MARE
Novità in vista anche per gli scarichi in mare di “solidi sospesi totali”, con cui si indicano le sostanze non disciolte presenti nelle acque di scarico. A essere beneficiata sarà tutta una serie di impianti industriali di grandi dimensioni come acciaierie, centrali elettriche e a carbone, cementifici, raffinerie, ma anche stabilimenti chimici, rigassificatori e inceneritori. “In tal caso - prevede il decreto - le Autorizzazioni integrate ambientali rilasciate per l’esercizio possono prevedere valori limite di emissione anche più elevati e proporzionati ai livelli di produzione”.

Tradotto: più si produce e più alto sarà il quantitativo che potrà essere scaricato in mare rispetto a quanto previsto attualmente dal Codice dell’Ambiente. Un aspetto particolarmente sentito dalle aziende, come mostra la vicenda della Solvay, l’azienda chimica belga che nei mesi scorsi ha patteggiato una multa proprio per aver sforato per anni i limiti imposti allo stabilimento di Rosignano (Livorno).

«È la solita scorciatoia all’italiana, perché il nostro sistema produttivo non vuole pagare quel che dovrebbe per risanare le aree che ha inquinato» commenta Augusto De Sanctis, del Coordinamento nazionale siti contaminati, realtà che raduna una quarantina di comitati e associazioni attive sul tema delle bonifiche. «Si cerca di chiudere “la stagione dei veleni” privatizzando le operazioni per risparmiare. Ma è solo un colpo di spugna vergognoso: alzare i limiti di contaminazione non vuol dire risolvere i problemi ma solo nascondere polvere sotto il tappeto».

CARA BONIFICA
Che le bonifiche rappresentino un aspetto assai “caldo” è indubbio: il decreto 91 è il quarto intervento su questo fronte in poco più di un anno. All’inizio del 2013 (governo Monti) l’allora ministro Corrado Clini portò i Sin (Siti di interesse nazionale, ovvero i più inquinati e pericolosi per la salute) da 57 a 39, affidandone 18 alla competenza delle Regioni. «Non hanno le caratteristiche per essere classificati di interesse nazionale» spiegò, lasciando intendere che lì la situazione era meno grave. Peccato che nella lista ci fosse anche la Terra dei fuochi, dove la situazione si è invece rivelata talmente compromessa da richiedere un intervento legislativo ad hoc.

Il decreto del Fare (governo Letta) previde inizialmente che le bonifiche potessero essere compiute “ove economicamente possibile”. Una circostanza già prevista, pochi mesi prima, anche dal decreto Semplificazione di Monti . In entrambi i casi, però, le proteste hanno evitato un simile scenario.

Il “Destinazione Italia”, dal canto suo, in un primo momento prevedeva una sorta di condono, con contributi pubblici erogati anche per finanziare le bonifiche (che devono essere a carico del responsabile dell’inquinamento). E solo in seguito, dopo nuove proteste, i fondi sono stati destinati unicamente alla riconversione industriale. Adesso, da ultimo, l’“Ambiente protetto” del governo Renzi.

giovedì 26 giugno 2014

Il decreto ambiente che fa passi da gambero.

Condivido il comunicato dei movimenti acqua e ambiente sul nuovo decreto ambiente/agricoltura, denominato "crescita".

FORUM ITALIANO DEI MOVIMENTI PER L'ACQUA
STOP BIOCIDIO Coordinamento Nazionale
Lazio e Abruzzo Siti Contaminati

Bonifiche. Miracolo del Governo Renzi, 30.000 ettari di nuove aree industriali in Sardegna e migliaia in altre parti d'Italia!
E' solo un favore ai vertici militari
Si alzano i limiti per l'inquinamento dei suoli di 100 volte

Il Governo Renzi moltiplica le aree industriali del paese ma l'obiettivo non è creare occupazione ma mettere sotto al tappeto la contaminazione dei suoli delle aree militari alzando anche di 100 volte i limiti di legge.

Il decreto 91/2014 pubblicato ieri sulla gazzetta Ufficiale, chiamato in maniera tragicomica “Ambiente Protetto” dal Ministro Galletti, è un vero e proprio vergognoso colpo di spugna sullo stato di contaminazione delle aree militari del paese. Decine di migliaia di ettari distribuiti in tutto il paese occupati da poligoni militari, campi di addestramento, caserme, e in cui sono state svolte per decenni attività che possono aver liberato sostanze pericolose (si pensi ai continui brillamenti di cariche nei poligoni) ora vengono equiparati ad aree industriali per i quali la legge prescrive soglie di contaminazione molto più alte.

Il decreto prevede, infatti, che nelle aree militari si deve far riferimento ai limiti della colonna B della tabella relativa alle soglie di contaminazione dei suoli del decreto Legislativo 152/2006, quella relativa alle aree industriali, e non già alla colonna A, quella con i limiti per le aree residenziali e a verde.

Per fare un esempio, nelle aree a verde la soglia per il Cobalto è 20 mg/kg mentre per le aree industriali è 250 mg/kg, più di 10 volte. Per la sommatoria dei composti policiclici aromatici (tra cui diversi tossici e/o cancerogeni) addirittura il limite per le aree industriali è più alto di 100 volte (1 mg/kg contro 100 mg/kg). Il benzene, cancerogeno di prima classe per lo IARC, ha un limite più alto di venti volte (0,1 mg/kg contro 2 mg/kg). Per il tetracloroetilene, un altro sospetto cancerogeno e tossico per il fegato, il limite è 40 volte più alto.

Il tutto in aree che spesso appaiono come ampie zone verdi coperte da macchia mediterranea e boschi! Si pensi a Capo teulada e Quirra (Perdasdefogu) in Sardegna oppure a Monte Romano in Lazio (vasto 5000 ettari!).

Il Decreto di fatto impedirà l'alienazione delle aree militari a favore di regioni e comuni che li richiedono da tempo per un loro uso civile perché si prevede che in tal caso si debba tornare a considerare la tabella A, quella con i limiti più stringenti.
A quel punto chi sarà così incauto da proporre di spendere centinaia di milioni di euro per le bonifiche in presenza di una legge che consente di rispettare la legge con limiti molto più elevati e senza spendere un euro?

lunedì 5 maggio 2014

Reati Ambientali, ancora 20 giorni per migliorare la Legge

Reati Ambientali

Abbiamo atteso per 10 anni, ora sono rimasti solo 20 giorni per migliorare il testo presentato alla Camera dal nostro Salvatore Micillo

http://www.beppegrillo.it/movimento/parlamento/ambiente/2014/05/reati-ambientali-20-giorni-per-migliorare-la-legge.html