giovedì 18 dicembre 2014

Il PD boccia l'Acqua Pubblica nello statuto della Città Metropolitana


La città Metropolitana di Roma si sta dotando di uno statuto.
È stata bocciata la proposta di inserire l'Acqua Pubblica nello statuto.
L'inserimento del concetto di Acqua quale diritto e non merce, è stata una delle primissime campagne portate avanti dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua quasi 10 anni orsono. Qualche comune ha l'acqua pubblica nello statuto e anche qualche provincia.
Oggi come fatto allora, il #PD boccia l'acqua pubblica dando libero spazio alla sua mercificazione.
La proposta parte dal coordinamento romano per l'acqua pubblica in collaborazione con i consiglieri presenti nella città metropolitana.
#Referendum2011

lunedì 15 dicembre 2014

Acqua pubblica nel Lazio: Martedì 16 dicembre 2014, ore 16.00


Acqua pubblica nel Lazio. Dove siamo a 6 mesi dall'approvazione della legge 5/2014?


Assemblea Pubblica presso la Sede del Consiglio Regionale del Lazio
Via della Pisana, 1301

Martedì 16 dicembre 2014, ore 16.00

La legge regionale n. 5 del 4 aprile2014, licenziata dal Consiglio regionale con voto unanime, ha ad oggetto la “tutela, governo e gestione pubblica delle acque”, frutto di una positiva interlocuzione con i movimenti e comitati locali e i consigli comunali.

L'articolato di legge approvato contiene una serie di scadenze per la stesura di ulteriori atti legislativi fondamentali, quali la legge sugli ambiti di bacino idrografico e la nuova convenzione di cooperazione tipo.
Su queste scadenze la Regione è in preoccupante ritardo, così come preoccupanti sono le dichiarazioni di alcuni esponenti politici, che sembrano andare in direzione contraria a quella stabilita dalla legge stessa. 

Il 31 dicembre 2014 scade il termine (prorogato dal 2012) entro cui è prevista la cessazione degli affidamenti non conformi, mentre approvando la legge attuativa è possibile procedere alla definizione degli ambiti di bacino idrografico ed istituire gli enti di governo degli stessi.

E’ urgente quindi approvare gli schemi attuativi della legge in oggetto e apportare le modifiche migliorative della stessa volte a frenare le capziose e inconsistenti impugnative del Governo Renzi. 
Per questo, nel frattempo i comitati non sono stati fermi: il lavoro congiunto di geologi e ricercatori ha infatti portato ad una concreta proposta di suddivisione del territorio regionale in ABI (Ambiti di Bacino Idrico), che intendiamo presentare pubblicamente proprio nella sede della Consiglio Regionale, per avviare un confronto partecipato con Sindaci, associazioni, cittadini e istituzioni regionali.
La legge regionale n. 5/2014 può e deve essere applicata, nel rispetto di tutte e tutti coloro che l'hanno sostenuta e dei milioni di cittadini che hanno votato il referendum del 2011.


Coordinamento Regionale acqua pubblica Lazio

giovedì 11 dicembre 2014

NO alla vendita all'asta delle case popolari

Depositata risoluzione in commissione ambiente:
NO alla vendita all'asta delle case popolari.

Il diritto all'abitazione rientra nella categoria dei diritti fondamentali inerenti alla persona, in forza dell'interpretazione desumibile da diverse pronunce dalla Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu).
Viviamo un periodo di forte crisi, dove la precarietà e la disoccupazione non garantiscono nessuna copertura sociale e l'emergenza abitativa si sta ampliando ad una sempre più ampia «fascia grigia» fatta di persone sole, nuclei familiari mono-genitori, giovani coppie, lavoratori precari, immigrati, studenti, anziani soli.
Questo fenomeno lo possiamo vedere nelle grandi città in forma più evidente.

Denunciavo tutta una serie di pericoli lo scorso maggio quando approdò in Aula il Piano Casa di Lupi. Un decreto che prevede, tra le altre cose, la vendita delle case popolari a prezzo di mercato e con il sistema della messa all'asta.
All'asta potrà partecipare chiunque. Una volta vinta l'asta, entro 45 giorni, l'inquilino assegnatario avrà diritto di prelazione sull'acquisto dell'immobile al prezzo d'asta.
In un tale periodo di crisi, chi può permettersi l'acquisto di una casa?

Il Ministero delle Infrastrutture ha scritto il decreto attuativo riguardo la vendita e, grazie all'azione dei sindacati degli inquilini, lo stesso è ancora nel cassetto del Ministro.

Ho quindi depositato una risoluzione in commissione ambiente
(http://banchedati.camera.it/sindacatoispettivo_17/showXhtml.Asp?idAtto=28869&stile=7&highLight=1&paroleContenute=%27RISOLUZIONE+IN+COMMISSIONE%27)
per chiedere il completo ritiro del decreto attuativo ed emanare in risposta il decreto attuativo per la ristrutturazione delle case popolari (per le quali è evidente la mancanza anche della manutenzione ordinaria).

Il 3 dicembre ho chiesto all'ufficio di presidenza di iniziare la discussione della risoluzione, in quanto operazione necessaria e urgente.

Di seguito un articolo che riporta la notizia della risoluzione e alcuni stralci della risoluzione stessa per completezza di informazioni.

http://politica.diariodelweb.it/politica/articolo/?nid=20141204_328418

Lo scorso maggio, con la conversione in legge del decreto-legge n. 47 del 2014, è stato modificato il decreto-legge n. 112 del 2008, prevedendo che, al fine di assicurare il coordinamento della finanza pubblica, i livelli essenziali delle prestazioni e favorire l'accesso alla proprietà dell'abitazione, entro il 30 giugno 2014, il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze e il Ministro per gli affari regionali e le autonomie, previa intesa della Conferenza unificata avrebbero approvato le procedure di alienazione degli immobili di proprietà dei comuni, degli enti pubblici anche territoriali, nonché degli Istituti autonomi per le case popolari, tenendo conto anche della possibilità di favorire la dismissione degli alloggi nei condomini misti nei quali la proprietà pubblica è inferiore al 50 per cento oltre che in quelli inseriti in situazioni abitative estranee all'edilizia residenziale pubblica, al fine di conseguire una razionalizzazione del patrimonio e una riduzione degli oneri a carico della finanza locale e che le risorse derivanti dalle alienazioni dovranno essere destinate esclusivamente a un programma straordinario di realizzazione o di acquisto di nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica e di manutenzione straordinaria del patrimonio esistente.
  

impegna il Governo:
a sospendere le procedure di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale e a modificare il decreto attuativo relativo all'articolo 3.1 del decreto-legge n. 47 del 2014 convertito con modificazioni dalla legge n. 80 del 2014, al fine di procedere alla cancellazione della previsione di vendita all'asta delle case popolari, evitando così una pesantissima ricaduta in termini di ampliamento della precarietà abitativa in Italia;
    a prevedere nella nuova formulazione del decreto attuativo che gli inquilini assegnatari abbiano la possibilità di scegliere se comprare o no la casa come previsto dalla legge 24 dicembre 1993, n. 560;
    a restituire il pieno controllo del patrimonio immobiliare nella disponibilità dei cittadini, applicando il principio di trasparenza in tutte le fasi di gestione di tale patrimonio;
    a utilizzare, per tamponare l'emergenza abitativa il patrimonio immobiliare pubblico e quello privato che non risulti abitato, quello degli enti previdenziali e dei fondi immobiliari e bloccare le vendite speculative (ovvero a prezzi superiori a quelli di mercato) del patrimonio immobiliare pubblico;
    a prevedere l'aumento dell'offerta di alloggi a canone sociale;
    a provvedere quanto prima all'approvazione del decreto ministeriale contenente i criteri per la formulazione di un Programma di recupero e razionalizzazione degli immobili e degli alloggi di edilizia residenziale pubblica di proprietà dei comuni e degli Istituti, autonomi per le case popolari come previsto all'articolo 4 del decreto-legge n. 47 del 2014 convertito in legge n. 80 del 2014;
    a prevedere che tale programma abbia fondi certi per il recupero e l'autorecupero del patrimonio pubblico per la realizzazione di progetti per il riuso delle città secondo politiche volte al consumo di «suolo zero», nell'ottica di una concreta rigenerazione urbana, anche attraverso il meccanismo dell'autorecupero;
    a chiarire a quanto ammontino i fondi previsti per l'attuazione dell'articolo 4 del decreto-legge n. 47 del 2014 convertito in legge n. 80 del 2014;
    a dare quanto prima attuazione a quanto previsto dagli articoli 26 e 27 del decreto-legge sblocca Italia (decreto-legge n. 133 del 2014 convertito nella legge n. 164 del 2014) contenenti misure finalizzate alla valorizzazione degli immobili demaniali inutilizzati, con priorità di valutazione ai progetti di recupero di immobili a fini di edilizia residenziale pubblica (ERP), da destinare a nuclei familiari utilmente collocati nelle graduatorie comunali per l'accesso ad alloggi di edilizia economica e popolare e a nuclei sottoposti a provvedimenti di rilascio per morosità incolpevole nonché agli immobili da destinare ad autorecupero, affidati a cooperative composte esclusivamente da soggetti aventi i requisiti per l'accesso all'ERP ed a interventi per la bonifica dell'amianto e per la messa in sicurezza e l'incremento dell'efficienza energetica di scuole, asili nido, strutture socio-sanitarie, edilizia residenziale pubblica.

Meglio usare il Cuore.

Stamattina è stata rimandata in commissione la proposta di legge sul Conflitto di Interessi.
Dopo una discussione accesa, si è creata una mezza rissa in aula...
Si sentivano urla "ladriiiii....mafiosi...", eccetera.
Super mobilitazione degli assistenti di aula...è meraviglioso vederli all'opera...mi son ritrovata a chiedere a Fiano alla mia sinistra di allontanarsi ché sono piccola e non amo stare in mezzo alle risse, stessa richiesta ad un altro deputato del PD alla mia destra. Diciamo che quando ti stanno a due centimetri dal corpo, anche se ce l'hanno con altri, non fa mai piacere...
Pensiero personale:

se si usano le parti basse di noi stessi, riceviamo una reazione pari e superiore a quanto mostrato.
È con l'altra parte di noi stessi, quella più alta, che si può fare il Bene per gli altri.
La rabbia è una brutta bestia.
Meglio usare il cuore.

martedì 9 dicembre 2014

FIRMA E FAI FIRMARE PER L'ACQUA PUBBLICA

FIRMA E FAI FIRMARE


IL GOVERNO RENZI VUOLE LA PRIVATIZZAZIONE DELL’ACQUA:

FERMIAMOLO!


Il Governo Renzi sta tentando di raggiungere il risultato cui sinora nessun governo era riuscito ad arrivare: la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali.
Lo fa attraverso due provvedimenti: il decreto “Sblocca Italia” e la legge di stabilità.
Con il primo, impone ai Comuni l’obbligo di aggregare le società del servizio idrico per arrivare ad un gestore unico per ogni ambito territoriale ottimale, spesso coincidente con il territorio regionale.
Con la seconda, rende sempre più onerosa la gestione pubblica dell’acqua e spinge gli enti locali a privatizzare, permettendo loro di spendere fuori dal patto di stabilità i soldi ottenuti dalla cessione delle proprie quote ai privati.
Il Governo Renzi vuole in questo modo mettere una pietra tombale sul risultato referendario che nel 2011 ha visto la maggioranza assoluta del popolo italiano pronunciarsi per una gestione pubblica, partecipativa, territoriale e senza profitti dell’acqua e di tutti i beni comuni.
Il Governo Renzi vuole affidare l’acqua e tutti i servizi pubblici locali a quattro grandi multiutility collocate in Borsa: A2A, Iren, Hera ed Acea, consegnando i beni comuni delle comunità territoriali agli interessi dei grandi capitali finanziari.
In questi anni, in ogni luogo del paese, abbiamo detto a gran voce: “si scrive acqua, si legge democrazia”.
Per questo diciamo al governo Renzi: INDIETRO NON SI TORNA!
Si attui il referendum, si affidi la gestione dell’acqua pubblica, partecipativa e senza profitti alle comunità locali.

http://www.acquabenecomune.org/petizione

domenica 7 dicembre 2014

Qualità delle Acque: depositato il testo definitivo della proposta di legge

Qualità delle Acque: depositato il testo definitivo della proposta di legge




E' stato depositato il testo definitivo della proposta di legge per un'Acqua Potabile e Trasparente.

Dopo il passaggio su Lex durato due mesi, dopo centinaia di messaggi che hanno dato un contributo al testo, eccone il risultato finale:
http://www.camera.it/leg17/126?tab=2&leg=17&idDocumento=2367&sede=&tipo=

Ringrazio tutti coloro che hanno lavorato a questo progetto, dai collaboratori ai contributi dalla rete.

La proposta di legge modifica il sistema di controllo dell'acqua potabile, oggi regolato dal Decreto legislativo 31/2001.
Al centro dell'attenzione: 
- il tema della trasparenza e dell'accesso ai dati dell'acqua potabile da parte dei cittadini. Oggi in moltissime aree del paese ASL e gestori non mettono a disposizione sul WEB o non aggiornano i dati relativi ai controlli che pure sono quasi quotidiani.
- l'introduzione di un Piano di sicurezza delle acque destinate al consumo umano, strumento suggerito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Il Piano dovrà essere incentrato non solo sulla qualità dell'acqua ma anche sulla sua disponibilità, tenendo conto degli effetti potenziali dei Cambiamenti climatici in atto. Il Piano dovrà essere elaborato dalle regioni con con la partecipazione dei cittadini. - che il Ministero della Salute rivaluti i limiti di legge ogni tre anni sulla base delle evidenze scientifiche, introducendo altresì nuove linee guida per la ricerca da parte delle ASL di sostanze non tabellate ma ugualmente pericolose e la valutazione degli effetti sinergici sulla salute di sostanze che possono essere presenti contemporaneamente nell'acqua.
- precludere la captazione di acque potabili da siti inquinati e nelle aree immediatamente a valle.
- si aumentano notevolmente le sanzioni pecuniarie che oggi sono risibili e si introducono sanzioni penali per i casi più gravi di violazione delle norme sulla potabilità, prevedendo anche nei casi più gravi la decadenza dell'affidamento del servizio per le società di gestione.

sabato 6 dicembre 2014

Mentre esplode Mafia Capitale, Super Mario con i GAP effettua il primo riallaccio oltre il GRA



Mentre esplode Mafia Capitale,
Super Mario e il GAP effettua il primo riallaccio oltre il raccordo anulare
 
Oggi Super Mario ha varcato il territorio comunale per andare in aiuto ad una famiglia di Fiumicino.
Una famiglia che, come tante, fatica ad arrivare a fine mese e accumula ritardi nei pagamenti delle bollette dell'acqua, fino a ricevere un conto di qualche centinaio di euro. Una rateizzazione negata, e il distacco dell'acqua. Ma questa volta da Acea arriva anche la beffa: Acea intasca l'intera somma dovuta dall'utente, pretesa in un unico pagamento, ma annuncia che il riallaccio non avverrà prima di 10 giorni!
La signora intestataria dell'utenza non ci sta a vedere la sua bimba di 4 anni privata dell'acqua per 10 giorni, per giunta dopo aver saldato, e chiama Super Mario che, insieme ai GAP, entra in azione.

Una storia che assume contorni ancora più assurdi mentre in questi giorni iniziano ad emergere nomi di funzionari e dirigenti Acea coinvolti nella Maxi-inchiesta "Terra di Mezzo".
Acea sembra infatti essere sempre più inflessibile con gli utenti in difficoltà, ma difficile immaginarla altrettanto inflessibile nei confronti delle cricche mafio-finanziarie che, come tante realtà sociali denunciano da tempo, si spartiscono Roma da decenni.
Super Mario entra in azione anche per questo, per sottolineare che la risposta al malaffare è il controllo partecipato dal basso: cittadini, utenti e lavoratori che possano dire la loro sulla gestione dell'acqua e degli altri servizi essenziali della città, proprio come previsto dalla delibera sulla ripubblicizzazione di Acea consegnata a luglio al Comune di Roma.
Per questo Super Mario è a fianco di chi si ribella alle prepotenze di un gestore che fa solo i propri interessi, come ha fatto la “mamma di Fiumicino”, e come fanno da anni le realtà che il prossimo 13 dicembre daranno vita ad un corteo che attraverserà Roma per il Diritto alla città. Una città libera dalle mafie e dagli speculatori. Una città dove al centro siano posti nuovamente gli interessi e il benessere collettivi.
Per tutti i cittadini l'invito è quello di scendere in piazza il 13 dicembre... troveranno anche Super Mario!
 
Roma, 6 Dicembre 2014.
Gruppi Allaccio Popolare
 
#supermario
#bastadistacchi
#dirittoallacittà

mercoledì 3 dicembre 2014

Viviamo in uno Stato di polizia


Viviamo in uno Stato di polizia.
Oggi studenti e precari manifestavano a Roma contro il #JobsAct per rivendicare diritti sanciti dalla Costituzione.
Hanno subito una carica a freddo, due studenti portati via, qualche ferita, a che pro?
Perché???

http://www.dinamopress.it/news/stop-jobs-act-precari-e-studenti-caricati-a-roma

lunedì 1 dicembre 2014

IL MERCATO CONTRO I CITTADINI - CONDANNE PER L'ACQUA PUBBLICA






#Acqua #AcquaPubblica #AcquaBeneComune

Felice che il Blog parli della condanna che subiscono alcuni soggetti quando denunciano l'illegittimità delle scelte tariffarie e altre dei gestori del servizio idrico.
Dopo il Comitato per l'acqua pubblica di Torino (comitato formato da persone normalissime) che nel 2013 ha subito una condanna al risarcimento delle spese di 30mila euro per non avere alcuna legittimità a denunciare un atto contrario alla volontà popolare, ora tocca a tre consiglieri comunali di Monza.

Qui trovate la raccolta fondi aperta dal Comitato per l'acqua pubblica di Torino che dovrà versare entro il 15 marzo 2015 http://www.acquapubblicatorino.it

http://www.buonacausa.org/cause/quivis-de-populo-il-mercato-contro-la-gente-comune

Si tratta dello stesso trattamento che fu riservato ai No Tav nel 2013 con conseguente condanna al risarcimento delle spese per oltre 100mila euro. Immagino vi ricordiate di quell'episodio.
Bene, il Comitato per l'acqua pubblica di Torino, banchetto dopo banchetto ha raccimolato una parte della cifra necessaria a coprire la condanna ingiusta.
Ritengo sia Umano e Giusto stare vicino a chi si batte per un tema senza fermarsi mai, contro il privatizzatore di turno, per il Bene di tutti e per il ritorno ad una vera Democrazia.

Lancio quindi una raccolta fondi a sostegno del comitato per l'acqua pubblica di Torino, primo comitato del quale ho fatto parte, formato da persone meravigliose che tanto mi hanno insegnato.
Invito anche ad unirsi ai comitati locali per l'acqua, che sono coloro che hanno dato vita e forza alla vittoria del Referendum per L'acqua pubblica del 2011.

Si scrive Acqua, si legge Democrazia!

Questo l'articolo dei giornali riportato sul blog
http://www.beppegrillo.it/m/2014/11/httpwwwbeppegri_13.html

giovedì 20 novembre 2014

La Camera cancella il diritto all'Acqua e benedice i distacchi idrici

La Camera cancella il diritto all'Acqua e benedice i distacchi idrici

Il 13 novembre scorso la Camera ha approvato il Collegato Ambientale alla legge di stabilità 2014, cancellando un articolo che impediva i distacchi del servizio idrico e garantiva il diritto all'acqua tramite il minimo vitale.

Infatti, la sua formulazione originaria conteneva tre articoli sulla gestione del servizio idrico integrato, uno dei quali riguardante la disciplina della morosità.
In caso di utenti morosi l'articolo 26 imponeva ai gestori l'istallazione di limitatori di flusso idonei a garantire la fornitura giornaliera essenziale di 50 litri al giorno per persona, evitando così il distacco completo.

Assume particolare rilevanza anche la modalità poco trasparente con cui questo articolo è stato cassato. Infatti, nonostante in un primo momento sia stato oggetto di discussione e modifiche con intenzioni migliorative, successivamente è stata imposta la sua cancellazione in Commissione Ambiente senza ulteriore possibilità di approfondimenti e dibattito neanche da parte dell'aula.

Questa soppressione è un vero schiaffo in faccia alle migliaia di famiglie colpite, giornalmente, dai distacchi idrici da parte di gestori che utlizzano questo strumento in modo diffuso e indiscriminato, al solo scopo di rendere più efficace il proprio recupero crediti e più consistenti gli utili aziendali.

In un momento in cui il Governo Renzi lavora alle nuove privatizzazioni, si vuole rendere il servizio idrico ancor più appetibile alle lobbies economiche e finanziarie, cercando di dimostrare che l'acqua non è un diritto, ma una merce come le altre.

La maggioranza degli italiani però non la pensa così: in 27 milioni hanno votato ai referendum del 2011 affinché l'acqua fosse svincolata dalle logiche di mercato e sarebbe necessario che il Governo tenesse conto di una volontà popolare così chiara.

Per questo il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua si sta mobilitando in tutto il Paese contro il rilancio delle privatizzazioni, per impedire che “passo dopo passo” il Governo Renzi faccia tornare indietro il Paese.
Inoltre annunciamo sin da subito che ci attiveremo affinchè nel passaggio al Senato tale articolo venga ripristinato.

Il futuro è in una gestione dell’acqua pubblica, partecipata, senza profitti. E senza distacchi!

Roma, 20 Novembre 2014.

Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua



mercoledì 19 novembre 2014

Per l'Acqua gestita come cosa propria, non c'è Democrazia

Quando il bene comune Acqua viene gestito come cosa propria da un partito a caso, nessun altro può avvicinarsi per ripristinare un minimo di Democrazia!
A voi quanto successo oggi all'Autorità Idrica Toscana, dalle parole del Sindaco del M5S Filippo Nogarin.

Tutto come volevasi dimostrare.
L’assemblea di AIT ha di fatto ratificato un golpe bianco, sovvertendo di fatto lo stesso Statuto dell’Autorità Idrica Toscana.
Un esito che non mi ha sorpreso, né amareggiato perché davo il suo esito per scontato.
Se ce ne fosse stata la necessità, questa è la conferma di come la presenza di un sindaco alieno nella Toscana piddina susciti nel Partito Democratico ogni genere di resistenza, anche le più scomposte.
Quello che mi conforta, di questa esperienza, è il sostegno che ho ricevuto costantemente dai Movimenti per l’Acqua Pubblica, che hanno compreso come questa battaglia non fosse solamente quella di un sindaco 5 stelle, ma fosse coerente con la loro battaglia che è pure la mia da sempre.
Ringrazio per il sostegno tutti coloro che al di la dell'appartenenza partitica hanno fatto una oggettiva analisi con un dibattito politico assembleare. Mi sento di dover per questo ringraziare l'assessore del comune di Pistoia e quello del comune di Firenze per aver quantomeno tentato di proporre un dibattito reale.
La logica di negare al sindaco di Livorno la Presidenza per pochi mesi (sarei scaduto ad ottobre) ci da chiaramente il segnale di quale genere di direzione si intenda dare all’Autorità Idrica per il prossimo futuro, quella di puntare, senza alcun indugio, alla privatizzazione di tutte le municipalizzate, così come indica il Premier Matteo Renzi, in quanto “ce lo chiede l’Europa”
Un attacco ai beni comuni senza nessun precedente, quello che in questi 5 mesi da sindaco ho riscontrato pure sulla questione della gestione rifiuti e nei trasporti pubblici.
Hanno vinto una battaglia forse, non certamente una guerra, perché i cittadini non possono, non vogliono e non devono vedersi sottrarre una risorsa essenziale come l’acqua.


https://www.facebook.com/pages/Filippo-Nogarin-Sindaco-di-Livorno/688482937875036?hc_location=timeline

mercoledì 5 novembre 2014

PER GARANTIRE IL DIRITTO ALL'ACQUA...CHIAMA SUPER MARIO!

Leggo e condivido con estremo piacere.
Il diritto all'acqua deve essere garantito a tutti :)
Se non è garantito dalle istituzioni, ci si attiva per riprenderselo!

#AcquaBeneComune #Acea

PER GARANTIRE IL DIRITTO  ALL'ACQUA...CHIAMA SUPER MARIO!

Da oggi i Gruppi di Allaccio Popolare sono pronti ad aiutare le famiglie colpite da un distacco idrico di Acea Ato2.

A Roma infatti non è garantito il diritto all'acqua: per Acea Ato2 SpA non è violazione di un diritto umano lasciare intere famiglie a secco.

L'importante, per l'azienda di Piazzale Ostiense, è assicurare lauti dividendi ai suoi azionisti entro fine anno, riducendo al minimo gli investimenti necessari alla rete idrica. Se per farlo bisogna andare a “caccia di morosi”, ben venga effettuare centinaia di distacchi a settimana, in modo che “l'utente”, possa scegliere se saldare o morire di sete.

Il problema è che sempre più cittadini questa scelta non possono farla, disoccupati, precari... Cosa fai se ti ritrovi senz'acqua con quattro figli e non puoi saldare perché la ditta per cui lavori non ti paga da mesi? Questo il caso di una madre residente ad Acilia, costretta a ricoverare uno dei sui figli in ospedale perchè un grave problema renale non gli consente di vivere in una casa senz'acqua.

Forse questo è stato troppo anche per Acea che, dopo aver sbattuto la porta in faccia alla signora solo due giorni fa, oggi ha comunicato che, vista la gravità della situazione, avrebbe consentito la ripresa del flusso. Questa la prova di quanto sia indiscriminato, e in molti casi illegittimo, il ricorso ai distacchi da parte dell'azienda. Per una marcia indietro dell'azienda, quante altre famiglie, proprio oggi a Roma, si ritrovano senz'acqua?

Ma soprattutto, cosa fa l'amministrazione capitolina di fronte a tutto questo? Nulla, nonostante il consiglio comunale abbia votato più di un anno fa due mozioni per impegnare il Sindaco e la Giunta affinché Acea Ato2 cessi la pratica dei distacchi per morosità, considerata “lesiva di un diritto umano”.
La Giunta Capitolina sembra invece più impegnata a pianificare la vendita del poco che rimane “comune” in questa città: i servizi, il patrimonio, tutto da consegnare ai poteri finanziari.

Affinché non si ripetano più casi come questo è necessario liberare l'acqua dagli interessi privati di noti palazzinari romani, come hanno detto chiaramente oltre un milione di romani che, nel 2011, hanno votato contro la privatizzazione dell'acqua e dei beni comuni. E' già pronta una delibera per la Ripubblicizzazione di Acea Ato2, serve solo iniziarne la discussione.

Cos'altro serve al Sindaco Marino e a tutta l'Amministrazione Capitolina per comprendere che la scelta di campo che li attende è sempre più netta e necessaria?

Ma intanto, se il Comune non vuole agire, è giusto che lo facciano i cittadini organizzandosi per resistere alla violazione di un diritto umano.

Per questo da oggi Super Mario è tornato, per garantire il diritto all'acqua a tutte e tutti, a fianco dei Gruppi di Allaccio Popolare.

Roma, 5 Novembre 2014.

Gruppi di Allaccio Popolare

Anche gli Enti d'Ambito si associano a Federutility

Comunicato stampa

Controllori e controllati vanno a braccetto nella gestione dell'acqua
Anche gli Enti d'Ambito si associano a Federutility

In questi giorni siamo venuti a conoscenza di un fatto che, a nostro avviso, risulta estremamente grave, ovvero alcuni Enti di Governo degli Ambiti del servizio idrico integrato sono divenuti soci di Federutility.

Ci teniamo a ricordare che gli Enti d'Ambito sono istituzioni pubbliche composte dagli Enti Locali di un determinato territorio e svolgono funzioni fondamentali relative all'organizzazione del servizio idrico e al controllo della gestione.
Mentre Federutility, come si legge sul proprio sito, è la federazione che riunisce le aziende di servizi pubblici locali che operano nei settori Energia Elettrica, Gas e Acqua ed esercita la rappresentanza nazionale di questi comparti. In qualità di associazione di imprese si pone come interlocutore con le istituzioni italiane.

Appare, dunque, evidente come sia "inammissibile" la commistione, all'interno della stessa associazione, di chi svolge il ruolo di controllore (Enti Ambito) e chi quello di controllato (gestori/aziende), anche perchè sulla base dello statuto di Federutility si costruisce un'effettiva subalternità dei primi rispetto ai secondi.

Infatti, dallo schema riassuntivo dei soci di Federutility emerge come gli Enti di Governo degli Ambiti, che nel tempo hanno aderito, fanno parte della categoria dei cosiddetti "soci corrispondenti".
Lo statuto di Federutility costruisce un meccanismo decisamente preoccupante, poiché da una parte i "soci corrispondenti" non hanno nessuna possibilità di incidere sull'operato della federazione e dall'altra gli viene fatto divieto di contrastarlo in qualsiasi modo.
Precisamente l'art. 3, comma 2 e 3 stabilisce che i "soci corrispondenti" hanno unicamente il diritto a ricevere le informazioni che l'associazione fornisce ai soci ordinari e di partecipare alle iniziative informative e divulgative. Inoltre possono partecipare all'Assemblea degli Associati ma senza diritto di voto e i loro rappresentanti non possono ricoprire cariche federali.
In ultimo all'art. 5 comma 2, lettera a) s'impone l'obbligo a tutti i soci di astenersi da ogni iniziativa in contrasto con l'azione e le direttive di Federutility.

Altro fatto che collide con le finalità di difesa dell'interesse collettivo proprie degli Enti d'Ambito è che negli ultimi anni l'azione di Federutility si è contraddistinta per l'esplicito contrasto al raggiungimento della vittoria referendaria e successivamente all'applicazione del suo esito.
A riguardo è emblematico riportare una dichiarazione dell'allora presidente di Federutility, Roberto Bazzano, fatta il 20 Aprile 2011 a circa due mesi dallo svolgimento del referendum: “Chiediamoci seriamente se non sia il caso di evitare un referendum che ha sempre più un taglio puramente ideologico e che tratta l'acqua e il legittimo impedimento allo stesso modo''.

In ultimo ci preme ricordare che sempre Federutility ha deciso di presentare una memoria “ad opponendum” al ricorso presentato dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e da Federconsumatori presso il TAR della Lombardia, relativamente al nuovo metodo tariffario del servizio idrico approvato dall’AEEG che è in palese violazione del referendum. Si tratta di un atto chiaramente ostile nei confronti della cittadinanza, che non può non essere valutato in questi termini e dal quale occorre trarre le dovute conseguenze.

Di fronte a tutto ciò, ci teniamo a denunciare con forza una sovrapposizione di ruoli che mina alla base la corretta gestione del servizio idrico e chiediamo agli Enti Locali di farsi promotori di un'iniziativa affinchè sia ritirata l'adesione da Federutility degli Enti d'ambito a cui partecipano.
Roma, 3 Novembre 2014.

Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

venerdì 31 ottobre 2014

ACQUA, M5S: IL PD VUOLE GESTIRE AUTORITA’ IDRICA TOSCANA COME COSA PROPRIA

COMUNICATO STAMPA

ACQUA, M5S: IL PD VUOLE GESTIRE AUTORITA’ IDRICA TOSCANA COME COSA PROPRIA

PRESENTI AL PRESIDIO DEPUTATI SEGONI, DAGA, BALDASSARRE

“Siamo qui perché riteniamo grave quanto accade ormai dal 27 giugno e ci adopereremo a produrre tutti gli atti necessari per ripristinare la democrazia negli ambiti di gestione di un bene prezioso come l'acqua” commentano così, i deputati del MoVimento 5 Stelle Samuele Segoni, Federica Daga e Marco Baldassare, la loro presenza al presidio organizzato ieri a Firenze dai comitati del Forum Toscano dei Movimenti per L'Acqua, in occasione della convocazione del direttivo Autorità Idrica Toscana che prevedeva all’o.d.g. quale primo punto l’individuazione del Presidente dell’Assemblea con l’approvazione della proposta del Consiglio Direttivo.

“Queste convocazioni hanno il solo scopo di prolungare i tempi dell'insediamento del Sindaco di Livorno alla presidenza dell’AIT. Si sono riuniti per capire come eliminare la scomoda presidenza del Sindaco di Livorno Nogarin, eletto per il Movimento 5 Stelle che, secondo quanto stabilito dallo statuto dell'Autorità, avrebbe dovuto sostituire l'ormai ex Sindaco di Livorno Cosimi fino ad ottobre 2015. Tutto è rinviato a una nuova convocazione dell'Assemblea dei Sindaci dell'AIT che sarà fatta non appena capiranno quale sarà il giorno infrasettimanale nel quale avranno maggiori disponibilità tra di loro” continuano i deputati. 

“Sappiano i Sindaci presenti che non molleremo la presa e saremo nuovamente presenti in forza massiccia alle prossime convocazioni per monitorare il loro operato, ritenendo già non democratico un ambito dove 50 Sindaci su 287 decidono come gestire un bene essenziale alla vita. L’acqua è un bene di tutti e non può essere trattata come cosa loro” concludono i portavoce del MoVimento 5 Stelle

lunedì 13 ottobre 2014

Il Pacchetto Privatizzazioni e i Privatizzatori

#SfasciaItalia Ecco due info interessanti: pacchetto privatizzazioni Delrio, convegno Federutility su accorpamento partecipate.
Guardiamo come sono collegati.

Questa era una parte della prima stesura del decreto #SbloccaItalia dal titolo
PACCHETTO 12 – SERVIZI PUBBLICI LOCALI. QUOTAZIONE E ACCORPAMENTO SOCIETA’ (fonte: http://www.retenews24.it/rtn24/archivio/economia-archivio/decreto-sblocca-italia-banco-prova-i-punti-i-nodi-sciogliere/)
SPINTA ALLA PRIVATIZZAZIONE
Ma la novità forse più rilevante rispetto all’impostazione originaria del provvedimento è l’aggiunta di una sezione incentrata sull’apertura al mercato delle società pubbliche locali, in particolare quelle che si occupano di trasporto e di igiene ambientale. Dunque le società in questione, totalmente partecipate dalle Regioni o dagli enti locali potranno usufruire di un prolungamento di 22 anni e sei mesi della durata dell’affidamento del servizio se si quoteranno in Borsa entro il 31 dicembre del proprio anno. Dopo il collocamento avranno due possibilità: o mantenere il controllo del 50,01 per cento delle azioni, impegnandosi però a cedere la parte residua ad un soggetto industriale, oppure collocare comunque sul mercato almeno il 60 per cento delle azioni possedute. Di fatto si tratta di una spinta alla privatizzazione o quanto meno alla realizzazione di una partnership tra pubblico e privato.

Bene, questo pacchetto è stato escluso dal decreto, ma il numero due del Governo Delrio ci ha promesso di introdurlo direttamente nella Legge di Stabilità che arriverà a breve in Parlamento.

E così, domani mattina vedremo i soliti noti incontrarsi nella sala azzurra del Palazzo dei Gruppi della Camera dei Deputati a partire dalle ore 9:00 (fonte: http://www.agenparl.com/?p=104288 ) in un convegno dal titolo "il piccolo non è più principe?"
Ecco chi ci sarà:
(AGENPARL) – Roma, 13 ott – Al centro del convegno – che si svolgerà martedì 14 ottobre dalle ore 9.00 alle 13.00 presso la Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari in via di Campo Marzio 78 a Roma – i temi dell’energia, dell’acqua, dei rifiuti, delle infrastrutture e, più in generale, dei servizi pubblici locali e delle sfide da affrontare per la propria crescita, nelle ore in cui il Governo si appresta a presentare la Legge di Stabilità. Due relazioni di scenario e tre diversi tavoli di discussione,rappresenteranno un’importante occasione per riflettere, in concomitanza con la definizione della prossima legge, sulla politica delle aggregazioni delle utilities, sulla razionalizzazione delle aziende partecipate dagli enti locali ed il ruolo del Mezzogiorno in questo contesto. Le fondazioni Astrid e Mezzogiorno Europa presenteranno le relazioni “Una nuova politica industriale per i servizi pubblici: aggregare e semplificare” a cura del prof. Franco Bassanini e “Utilities e Mezzogiorno: origini e orizzonti di un ritardo colmabile” a cura dell’on. Umberto Ranieri. Si succederanno poi 3 tavole rotonde nelle quali si confronteranno i vertici di istituzioni, operatori finanziari, multiutilities, istituzioni regionali e grandi Comuni. Per il tavolo che affronterà gli aspetti finanziari e di attrazione di investimenti sulle aggregazioni interverranno Matteo Botto Poala di Goldman Sachs, Valerio Camerano di A2A, Claudia Fornaro per Mediobanca, Roberto Gumirato per Ascopiave, Alberto Irace di Acea, Francesco Profumo per Iren, Maurizio Tamagnini di FSI. A seguire, sul tema della “Legge di stabilità e del taglio delle partecipate” interverranno Claudio De Vincenti, Viceministro del MISE, Mariastella Gelmini di Forza Italia, Enrico Morando, Viceministro del MEF, e Roberto Speranzadel Partito Democratico. Per il tema “Enti locali e industria dei servizi pubblici: la sfida dell’efficienza” sarà la volta di Filippo Brandolini di Federambiente, Stefano Caldoro in rappresentanza della Conferenza Stato Regioni, Nicola Costantino di AQP, Catia Tomasetti di Acea, Giovanni Valotti di Federutility, Alessandro Ramazzotti di Abbanoa. Le conclusioni, precedute dal saluto del Sindaco di Roma Ignazio Marino, saranno affidate al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio.

Ci sono commenti da fare?

martedì 7 ottobre 2014

Presidenza dell’Autorità Idrica Toscana, si rispetti lo statuto e la democrazia.

Presidenza dell’Autorità Idrica Toscana, si rispetti lo statuto e la democrazia.
Comunicato Stampa

Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua e il Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua esprimono grande preoccupazione in merito alle vicende che stanno interessando la Presidenza dell’Autorità Idrica Toscana (AIT).
L’Autorità Idrica Toscana è priva di presidente dal giugno scorso, quando l’allora presidente Cosimi decadde alla fine del suo mandato da Sindaco della città di Livorno. Alla presidenza dell’AIT sarebbe dovuto subentrare il neoeletto Sindaco Filippo Nogarin: questo prevedeva il regolamento dell’AIT.
A conferma di ciò la delibera n.ro 6 del 2012 con cui l’assemblea dell’AIT elegge il presidente, recita al punto 3: in caso di “decadenza dalla carica di Sindaco nel corso del triennio” di Presidenza, “subentra nella carica il nuovo Sindaco in rappresentanza del medesimo Comune.”
Secondo tale delibera Nogarin da giugno dovrebbe essere Presidente dell’AIT fino al 1 ottobre 2015, quando si conclude il triennio di Presidenza del Comune di Livorno.
Fino ad oggi è stato impedito questo naturale e legittimo avvicendamento.
Dopo i risultati del ballottaggio di Livorno, infatti, si è proceduto alla rapida modifica del regolamento dell’Autorità Idrica Toscana proprio nell’articolo riguardante il subentro dei neo eletti nelle cariche dell’AIT.
In seguito a tale modifica si è impedito che il nuovo sindaco di Livorno assumesse la Presidenza dell’AIT.
Quale esercizio della democrazia è questo?
La delibera di elezione del presidente dell’AIT dice chiaramente che nel triennio 2012-2015 la presidenza spetta al Sindaco del Comune di Livorno, come è possibile che dopo il risultato elettorale si decida di cambiare le regole e di non rispettare le deliberazioni assunte?
Quando si parla di acqua i principi democratici sono sospesi e la democrazia mostra in maniera chiara tutta la sua fragilità. Non contano le delibere, non contano i risultati di democratiche elezioni, non contano gli esiti referendari. Si pensa forse che la volontà popolare non debba interferire con l’acqua, la sua gestione e gli interessi che vi si sviluppano?
L’AIT ai sensi dell’art. 47 della legge Regionale n. 69/2011 presso il Consiglio regionale della Toscana ha la funzione di:
• tutelare i diritti dei consumatori e degli utenti;
• garantire, la qualità, l'universalità e l'economicità delle prestazioni.
Se questa funzione è esercitata nell’interesse della collettività ed a tutela del bene comune, come mai si tenta di impedire ad un Sindaco democraticamente eletto di svolgere il suo compito a servizio dei cittadini anche come presidente dell’AIT?

SI SCRIVE ACQUA SI LEGGE DEMOCRAZIA

Roma, 7 Ottobre 2014.

Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua

giovedì 25 settembre 2014

SBLOCCA ITALIA in pillole: gli ATO e l'affidamento a gestore unico dell'Acqua


#SfasciaItalia è il nome che abbiamo scelto per identificare questo decreto scellerato che ha l'unica urgenza di voler distruggere l'ambiente e portarci diretti in Grecia.

Oggi in commissione ambiente alla Camera abbiamo iniziato le audizioni dei soggetti interessati da questo decreto.
La prima audizione è stata con l'ANEA (gli ATO) su Acqua, affidamento a gestore unico, l'amore per il modello toscano di suddivisione ATO

#AcquaPubblica è il nostro obiettivo, è la nostra prima stella, e con questa nuova modalità di gestione degli ATO, ci sarà un enorme blocco sui processi di ripubblicizzazione ora in essere in varie parti del Paese, mentre noi promuoviamo la gestione del SII tramite aziende speciali di diritto pubblico con la partecipazione dei cittadini e dei lavoratori.



L'ANEA è l'Associazione Nazionale Autorità ed Enti di Ambito.
Guardiamo l'art. 7: si tratta di allontanare sempre di più le decisioni sulla gestione dell'Acqua e controllo degli investimenti nelle infrastrutture idriche dalla cittadinanza.
Il gestore unico dell'ATO sarà quello che già oggi fornisce il servizio idrico ad almeno il 25% della popolazione dell'ATO stesso. In questo modo, tutte le piccole società e consorzi legati ai vari Comuni saranno assorbite (o meglio mandate via) dalle grandi aziende. Se le grandi aziende hanno quale scopo societario l'utile, facilmente la maggior parte dei lavoratori delle piccole società saranno mandati a casa per ridurre i costi aziendali.

L'AIT (ATO unico toscano), una sovrastruttura ai 6 ATO già esistenti e funzionanti, ha una conferenza di Sindaci formata da 53 Sindaci su 287 Comuni esistenti in tutta la Toscana. L'ANEA vorrebbe vedere adottato da tutte le regioni questo modello di ATO.
L'affidamento a gestore unico per ATO ha quale scopo ultimo quello di promuovere la gestione dell'Acqua tramite le grandi multi utility e il territorio italiano risulta evidentemente già suddiviso tra i vari colossi ora in campo: Hera/Iren al nord, Acea al centro e per il sud...forse nuovamente Acea.

Ricordo che se in un ATO non vengono fatti i lavori per la depurazione per i quali siamo sotto infrazione europea, chi dovrà pagare sarà direttamente il Comune.

Quanto potere avranno i Presidenti delle prossime mega-multi-utility? E che tipo di potere avranno a livello finanziario?
Iniziamo a farci delle domande per capire meglio il processo di privatizzazione in atto nel Paese ormai da 20 anni e quali conseguenze sta portando.

Secondo voi, chi deve decidere sulla gestione dell'Acqua nei nostri territori?

venerdì 19 settembre 2014

Per il diritto all'Acqua contro le privatizzazioni

Domani sarò all'Assemblea macroregionale del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

Per il diritto all'acqua contro la privatizzazione dei beni comuni

ALTROVE - TEATRO DELLA MADDALENA
PIAZZETTA CAMBIASO 1 – GENOVA (centro storico)
SABATO 20 SETTEMBRE, ORE 10 - 17

Di seguito i dettagli dell'incontro:

http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/index.php?option=com_content&view=article&id=2809:diritto-allacqua-pensare-globale-agire-locale&catid=53&Itemid=67

martedì 16 settembre 2014

Sblocca Italia: ritorno alle privatizzazioni di Acqua e Beni Comuni

Comunicato Stampa
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

Decreto "Sblocca Italia", un ritorno al passato verso la privatizzazione dell'acqua e dei beni comuni

Solo venerdì è stato pubblicato il testo del cosiddetto decreto "Sblocca Italia". Ci sono voluti quasi 15 giorni prima che venisse alla luce essendo stato licenziato nel Consiglio dei Ministri del 29 Agosto scorso. Un lungo travaglio che, però, non è servito per migliorarne il contenuto.
Anzi si tratta di un provvedimento che segnala un deciso cambio di fase nelle politiche governative costruendo un piano complessivo di aggressione ai beni comuni tramite il rilancio delle grandi opere, misure per favorire la dismissione del patrimonio pubblico, l'incenerimento dei rifiuti, nuove perforazioni per la ricerca di idrocarburi e la costruzione di gasdotti, oltre a semplificare e deregolamentare le bonifiche.

Ma ciò che, come Forum dei Movimenti per l'Acqua, c'interessa maggiormente evidenziare è la gravità di quelle norme che, celandosi dietro la foglia di fico della mitigazione del dissesto idrogeologico (Capo III, art. 7), mirano di fatto alla privatizzazione del servizio idrico.
Infatti, con questo decreto si modifica profondamente la disciplina riguardante la gestione del bene acqua arrivando ad imporre un unico gestore in ciascun ambito territoriale e individuando, sostanzialmente, nelle grandi aziende e multiutilities, di cui diverse già quotate in borsa, i poli aggregativi.

Ciò si configura come un primo passaggio propedeutico alla piena realizzazione del piano di privatizzazione e finanziarizzazione dell'acqua e dei beni comuni che il Governo sembra voler definire compiutamente con la Legge di Stabilità.
In questo provvedimento, probabilmente, verranno inserite quelle norme, in parte già presenti nelle prime versioni del decreto circolate all'indomani del Consiglio dei Ministri di fine agosto, volte a imporre agli Enti Locali la collocazione in borsa delle azioni delle aziende che gestiscono servizi pubblici, oltre a quelle che costringono alla loro fusione e accorpamento secondo le prescrizioni previste dal piano sulla “spending review”. Si arriverebbe, addirittura, a costruire un vero e proprio ricatto nei confronti degli Enti Locali i quali, oramai strangolati dai tagli, sarebbero spinti alla cessione delle loro quote al mercato azionario per poter usufruire delle somme derivanti dalla vendita, che il Governo pensa bene di sottrarre alle tenaglie del patto di stabilità.

Con il decreto “Sblocca Italia” si svelano, dunque, le reali intenzioni del Governo, ovvero la diretta consegna dell'acqua e degli altri servizi pubblici locali agli interessi dei grandi capitali finanziari. Infatti, la strategia governativa, pur ammantandosi della propaganda di riduzione degli sprechi e dei costi della politica mediante lo slogan “riduzione delle aziende da 8.000 a 1.000”, non garantirà certamente l'interesse collettivo ma solo quello economico e di massimizzazione dei profitti delle grandi aziende multiutilities che già gestiscono acqua, rifiuti e trasporto pubblico locale.

Come Forum dei Movimenti per l'Acqua intendiamo denunciare con forza la gravità di questo provvedimento che si pone esplicitamente in contrasto con la volontà popolare espressa con il referendum del 2011 e dichiariamo sin da subito che ci mobiliteremo per contrastare il tentativo di privatizzazione dell'acqua e dei beni comuni, anche rilanciando un nuovo modello di pubblico che guardi alla partecipazione diretta della cittadinanza alla gestione come elemento qualificante e realmente innovativo.

Roma, 16 Settembre 2014.

Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

venerdì 12 settembre 2014

Sblocca Italia: dal governo deroghe, cemento, spot

Iniziamo a parlare di #SbroccaItalia (sbrocca, affossa, distruggi a scelta)
In sostanza un decreto che venderà il Paese al completo, anche le briciole.

ANSA (POL) - 12/09/2014 - 17.15.00
Sblocca Italia: M5s, da governo deroghe-cemento-spot

"Un decreto che distribuisce soldi ai soliti poteri, che portera' cemento e trivellazioni, che stabilisce procedure che bypassano il Parlamento. Soprattutto, un provvedimento non innovativo, non efficace, non rispettoso del territorio". Cosi' i parlamentari 5 Stelle delle Commissioni Ambiente e Trasporti sul decreto Sblocca Italia''. "Tra l'altro ci chiediamo - continuano i parlamentari del M5S - come mai il Presidente della Repubblica Napolitano non abbia sollevato rilievi rispetto a un decreto che prevede, tra le altre cose, un meccanismo per cui sara' il governo a dare il via libera forzoso al finanziamento di opere bocciate dalle Conferenze di Servizio". ''Il quadro che emerge e' quello di un provvedimento basato piu' sul marketing che sulla sostanza. Molte "disposizioni" sono in realta' dei semplici slogan che si sovrappongono abbastanza inutilmente al quadro normativo. Anche sotto il profilo degli investimenti, il provvedimento non sembra aggiungere molto al panorama attuale e le risorse individuate, nonostante le affermazioni di Lupi, sono frutto di una partita di giro (si usano fondi gia' esistenti) e saranno effettivamente disponibili a partire dal 2017. Al di la' della modestia dell'impianto del decreto, quello che preoccupa e' lo spirito tutto berlusconiano che incarna". ''E cosi' si cancellano le norme urbanistiche, si prevedono deroghe alla tutela paesaggistica, si aggirano le norme di valutazione di impatto ambientale, si riducono i tempi, si eliminano i controlli, vengono zittiti cittadini e associazioni (i famosi "comitatini"), nella convinzione che il freno all'economia derivi dal quadro di norme e regole faticosamente costruito per tutelare l'ambiente, la salute e per garantire la massima ponderazione possibile su scelte infrastrutturali, urbanistiche, energetiche e strategiche". M5s "si opporra' con tutte le forze all'ennesimo attacco al territorio e all'ambiente".(ANSA).

martedì 2 settembre 2014

Slocca Italia. L'ennesimo decreto di deregolamentazione “selvaggia” a danno del Paese

Slocca Italia. L'ennesimo decreto di deregolamentazione “selvaggia” a danno del Paese
di Sauro Turroni - 01 Settembre 2014

Un’analisi puntuale delle norme del famigerato decreto la cui approvazione - se dovesse avvenire – darebbe un colpo mortale all’integrità fisica, all’identità culturale, alla vivibilità e alla bellezza dell’Italia. Chi può, intervenga, o - se ha l'autorità per farlo e non fa -  taccia per sempre

Ci chiediamo ancora una volta come potrà essere firmato dal Capo dello Stato un decreto del genere, del tutto privo dei necessari requisiti di necessità ed urgenza e contenente materie del tutto disomogenee.

Ormai è prassi: questo Governo opera solo attraverso decreti legge che hanno carattere ordinamentale, sottrae materie di competenza parlamentare alla discussione e approva ogni provvedimento facendo ricorso alla fiducia, introducendo così di fatto la più grave riforma costituzionale, trasformando le camere in semplici ratificatrici delle decisioni dell'esecutivo. In più, come se non bastasse, introduce norme in contrasto con la Costituzione.

Il decreto, se possibile, rispetto alle bozze conosciute è peggiore di quelle circolate fino ad ora. Analizzarlo tutto richiedere pagine e pagine di note e commenti, atteso che praticamente ogni riga è volta ad una deregulation selvaggia volta afavorire non solo, come si afferma , gli investimenti, ma anche e soprattutto la manomissione dell’Italia e in molti casi anche delle casse dello Stato.

Partiamo dall’inizio.

Art.1- Il commissario alla ferrovia Napoli Bari non solo approva i progetti ma anche li predispone, e può appaltare i lavori sulla base di un progetto preliminare, cioè di elaborati che non sono in grado di consentire la individuazione, la misurazione e la quantificazione esatta delle opere da realizzare. Fioriranno gli “imprevisti”, le “varianti in corso d’opera” e tutte quelle altre diavolerie ben note alle imprese e alla magistratura, che sono state alla base del sistema di tangentopoli e della esplosione e moltiplicazione dei costi.

In ogni caso il commissario prima approva da solo i progetti e poi …solo successivamente li sottopone alla conferenza dei servizi. Una procedura davvero bizzarra, che non fa alcun cenno alla VIA che pure è un obbligo europeo imprescindibile per questo tipo di opere.

Se i rappresentanti delle amministrazioni che tutelano la salute , l'ambiente o i Beni Culturali non sono d'accordo il commissario stesso può, in 7 giorni, approvare ugualmente il progetto, facendo prevalere un interesse di tipo economico rispetto ad altri interessi costituzionalmente garantiti, andando contro tranquillamente a consolidate e ripetute ordinanze della Corte Costituzionale.

Ritorna in grande spolvero il silenzio assenso, fonte di ogni possibile corruttela, molto apprezzato dai mascalzoni di ogni risma che non rischiano nulla, non dovendo firmare nessun atto amministrativo essendo sufficiente fare passare un po’ di tempo e ogni intervento è assentito automaticamente semplicemente … ponendo la richiesta in fondo alla pila di quelle depositate.

Desta enorme preoccupazione l’articolo riguardante le terre e rocce di scavo (art.12) . Occorre ricordare che fin dal primo atto del governo Berlusconi del 2001, la legge obiettivo, il ministro Lunardi cercò di impapocchiare la materia tentando di …diluire l’inquinamento degli scavi della Bologna-Firenze (dove aveva operato con la sua Roksoil) e che la questione è molto delicata avendo nel tempo consentito di celare nelle terre provenienti da scavi ogni tipo di velenoso inquinante.

Il fatto che reimpiegando le terre e le rocce di scavo in interventi infrastrutturali anche lontani consenta di non considerarle più rifiuto desta ogni tipo di preoccupazione : nessuno avrà più il diritto di controllare un materiale che non è più rifiuto, nessuno dovrà più tracciarlo e potrà essere portato ovunque. Le conseguenze sono facilmente immaginabili. I Casalesi ringraziano sentitamente.

Forza con gli inceneritori (art.15) I sindaci impegnati a ridurre i rifiuti nel loro territorio e conseguentemente, se dotati di inceneritore, intenzionati a ridurre progressivamente le quantità da incenerire vedono le loro politiche andare in fumo : il governo farà un suo piano nazionale e definirà gli inceneritori esistenti ( e quelli previsti ) strategici e quindi che dovranno funzionare a pieno regime, mandando in soffitta ogni proposito di azione virtuosa.

Ai cittadini che si impegnano a fare riciclo e raccolta differenziata viene dimostrato che i loro sforzi sono vani, i loro polmoni continueranno ad essere inquinati per i rifiuti che vengono da altrove, distruggendo in un sol colpo il principio della autosufficienza territoriale alla base di ogni pianificazione in materia di rifiuti.

Semplificazioni in materia di paesaggi tutelati (art.18 e 19): con la scusa della piccola dimensione gli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili non sono più soggetti alla autorizzazione paesaggistica: si tratta di una norma incostituzionale atteso che, come è noto la tutela del paesaggio prevale nei confronti di ogni altro interesse ancorchè economico: distruggere un paesaggio tutelato è facile, basta davvero poco e il nostro Bel Paese ha subito fin troppe manomissioni senza che ad esse si dovessero aggiungere quelle facilitate da Renzi (che del resto detesta le Soprintendenze).

Vietato chiedere maggiori standard di sicurezza (art. 22): costa troppo e se chi realizza l’infrastruttura lo sostiene non si dovrà fare quello che un più adeguato livello di sicurezza avrebbe richiesto. Si blocca così il meccanismo evolutivo delle norme che proprio in materia di sicurezza procedono da tempo per successive implementazioni. Costa troppo dice Renzi, invece di capire che minori incidentalità significano enormi risparmi di spese e di costi sociali.

Ancora unità di missione (art.23) Invece di cercare di far funzionare la P.A. si torna a riproporre la salvifica “Unità di Missione” che opera con propri procedimenti, modalità operative ecc. sostituendo uffici e strutture pagate per fare il lavoro che si concentra nelle UdM. Sempre e solo procedure straordinarie , senza capire che questo modello fallimentare ha già dimostrato tutti i suoil imiti, anche di corruttibilità e di aumento dei costi.

Questa volta la scusa non sono le calamità o le grandi opere, il meccanismo perverso derivante dai meccanismi della straordinarietà viene applicato pari pari anche alle piccole opere. In più, oltre a creare nuove strutture che rispondono ad un potere sempre più centrale, si distrugge definitivamente il principio costituzionale della terzietà della amministrazione pubblica, facendola diventare uno strumento di diretta emanazione del potere politico che la nomina e la tiene accanto a sè.

Un’altra norma in favore dei lottizzatori, art. 36, 3 comma : si consente a chi lottizza di realizzare le opere di urbanizzazione a spizzichi e bocconi, per “stralci “funzionali” dando garanzia alle amministrazioni pubbliche , che poi dovranno gestirli e mantenerli, solo per assicurare la coerenza dell’opera di urbanizzazione parzialmente attuata con la restante e futura parte.

Chi impedirà dunque agli speculatori di fare stralci solo su misura delle proprie esigenze di guadagno, rinviando la realizzazione di quelle opere di maggior costo ed impegno ad un futuro incerto, assicurandosi la parte di profitto assicurata dalle costruzioni edilizie e rinviando sine die gli obblighi di completare le urbanizzazioni . Immaginiamo cosa succederà delle urbanizzazioni secondarie : mai vedranno la luce.

Ancora deregulation in edilizia, nel paese degli abusi e dei condoni (art.37) alcune norme riguardano ancora una volta le semplificazioni edilizie, mentre ciò di cui ha bisogno l'Italia sono piuttosto dei rigorosi controlli ma di questo non si parla: tutto è nelle mani dei responsabili, diretti e indiretti, dell'abusivismo e del massacro dell'Italia con cemento e asfalto.

In un paese fragile come il nostro l’unica preoccupazione sembra essere quella del fare presto e non del fare bene. E quindi si inventano procedure con sempre meno controlli e verifiche con lo Stato che rinuncia alla funzione di garante della pubblica incolumità, del rispetto dei beni comuni e del patrimonio storico artistico , nonché della sicurezza.

Infatti i termini delle verifiche sono sempre più ridotti, a pochi giorni ormai, e in caso di prolungarsi dei tempi ecco che scatta l’automatica nomina del responsabile del procedimento a commissario ad acta, che assume da solo la responsabilità di assicurare che l’edificio direttamente realizzabile per previsione di PRG o di Piano Particolareggiato risponda ai requisiti di sicurezza sismica, idraulica, idrogeologica eccetera. E se il commissario ad acta non agisce nei termini dei 30 gg ecco che scatta il silenzio assenso. Il geometra a scavalco di un piccolo comune si sostituirà quindi a ministeri, uffici regionali e anche provinciali , a AUSL e enti simili ? Ma di che parlano ?

E, naturalmente, per coloro che hanno perso tempo (?) scattano meccanismi risarcitori nei confronti di chi deve intervenire. I risultati di questo modo di fare “riforme” dimostrando di non conoscere nulla della P.A: e anzi avendola in odio sono sicuri: i funzionari si metteranno sempre più con le spalle appoggiate al muro, individueranno ogni possibile cavillo pur di poter esprimere comunque un parere che li metta al sicuro da richieste di danni o da altre vessazioni e chi ci rimetterà saranno i cittadini e il nostro territorio. La PA è lì per risolvere i problemi dei cittadini, Renzi la rende ancor più un soggetto propenso a risolvere i problemi delle proprie terga.

Aiuti agli immobiliaristi (artt.42, 43 e 44 ) è nota l’enorme quantità di immobili invenduti realizzati dalla speculazione edilizia che li ha ora sul groppone. Le norme introdotte cercano di dare una boccata di ossigeno a chi ha speculato e ora non riesce a vendere. L’art. 44 si occupa di edifici esistenti e propone talune agevolazioni per il loro recupero anche dal punto di vista dell’efficienza energetica. Una ipotesi di lavoro che avrebbe potuto essere positiva se inquadrata in programmi dei Comuni e non lasciata alla casualità dell’incontro fra operatori immobiliari e attuali proprietari. Senza dubbio quello degli immobiliaristi è decisamente l’ultimo dei settori economici da aiutare !

Il demanio terra di conquista per operazioni immobiliari: un nuovo sacco d’Italia (art.45). E’ un vecchio pallino dei governi di ogni colore : utilizzare il demanio pubblico per fare cassa ma a tanto non eravamo mai arrivati : non è lo Stato che decide quali beni alienare ma sono soggetti che gestiscono fondi comuni di investimento o altri imprenditori immobiliari europei che, scegliendo fior da fiore, individuano le operazioni immobiliari più appetibili e fanno una proposta, bontà loro, al Presidente del Consiglio, con uno studio di fattibilità in cui indicano cosa vogliono fare.

Il presidente del Consiglio decide cosa consentire agli speculatori con cui fa un bell’accordo di programma, incassando caso mai qualche opera di interesse pubblico in cambio del bene demaniale di cui viene cambiata destinazione urbanistica, funzione, uso.

Che potrebbe fare qualche magnate russo o cinese nella Reggia di Caserta? Oppure nelle decine di chiese sconsacrate appartenenti al demanio? Una catena di ristoranti o di centri benessere con attività “a luci rosse”? E una qualche Disneyland in area archologica ? In fondo ne abbiamo tante! Sarebbero tutte cose “fattibili” secondo i criteri individuati dal decreto che si preoccupa solo dei soldi che può ricavare da queste operazioni . E’ vero, servono gli standard urbanistici, meno male che Renzi è stato sindaco e ci pensa a queste cose.

Peccato che la pianificazione urbanistica salti così totalmente, che la preventiva valutazione della interesse dello Stato di mantenere la demanialità e la disponibilità del bene venga cancellata, che in nessuna riga del decreto venga prevista la partecipazione dei cittadini ad atti così rilevanti che riguardano la loro città e il loro territorio, assicurati persino dalla legge urbanistica fascista del 1942 e cancellati dal democratico governo voluto dal 40% dei votanti alle europee, che i Comuni, finora titolari delle competenze in materia di governo del territorio, diventino semplici comparse in una vicenda difficile perfino a credersi. Come ciliegina sulla torta, ovviamente, c’è anche la possibilità che la Cassa Depositi e Prestiti finanzi l’intervento.

Art. 49 , ancora un attacco per sdemanializzare i beni della difesa di interesse culturale e storico artistico : dopo 60 giorni dall’invio degli elenchi alle Soprintendenze scatta il silenzio assenso e per quei beni è automaticamente dichiarata l’assenza di interesse artistico,storico, archeologico, etnoantropologico, culturale e paesaggistico, per essi non si applicano le disposizioni del codice dei Beni Culturali e paesaggistici, sono sdemanializzati e quindi alienabili.

La norma, in coerenza con tutte le altre emanate in precedenza per la vendita del patrimonio storico artistico della Nazione., è assai grave in quanto gli immobili di cui non viene riconosciuto un interesse tale da impedirne l’alienabilità e il mantenimento nel demanio dello Stato, anche se meritevoli di tutela, non sono più assoggettati alle disposizioni del codice di Beni Culturali per cui , un edificio pregevole, non necessariamente di qualità tale da richiedere la sua conservazione nel demanio, diventa trasformabile, abbattibile, ristrutturabile ecc. senza che nessuno si occupi e si preoccupi della coerenza dell’intervento con la qualità del bene.

Numerosi sono i commi che regolamentano, nuovamente intervenendo su una materia, la vendita degli immobili pubblici, che ha subito innumerevoli modifiche legislative a brevissima distanza di tempo, tutte sovrapponentisi le une alle altre senza avere altro obiettivo da quello di far cassa e disposti a tutto pur di riuscirci. Perfino a cedere beni a società con capitale sociale di 10.000 euro, costituite ad hoc, come previsto dal decreto legge 30 novembre 2013, n. 133 convertito con legge 29 gennaio 2014, n. 5 recante: «Disposizioni urgenti concernenti l’IMU, l’alienazione di immobili pubblici e la Banca d’Italia> nel quale un intero titolo si occupa proprio di alienazioni..

Art.57-60 quater .Pacchetto 12 . Servizi pubblici locali ? Quotiamoli in Borsa Questa parte del decreto che riguardava l’obbligatoria quotazione in Borsa delle società che si occupano di rifiuti, acqua, trasporti pubblici ecc. sembra essere stata per ora accantonata e dovrebbe trovare invece posto nella futura legge di stabilità. Inutile sottolineare la gravità di simili disposizioni che vanno anche contro a quanto deciso dagli italiani col referendum.

Art. 63. Le mani su Bagnoli e Coroglio . Si tratta di un’ articolo di straordinaria gravità : viene distorto il riferimento all’art. 117 della Costituzione per stabilire le destinazioni urbanistiche dell’area di Bagnoli, definendole “livelli essenziali delle prestazioni” per poi affidare come è ormai prassi consolidata ad un commissario la realizzazione di quello che il governo ha stabilito attraverso un programma di riqualificazione urbana. Il commissario lo nomina il governo. Avete già capito.

Il programma deve anche prevedere un ampio elenco di opere infrastrutturali di ogni tipo, tutte poste a carico dello Stato, da realizzarsi, insieme con gli interventi privati e le altre opere e interventi, compresa la bonifica, da parte di un “soggetto attuatore” da scegliersi con evidenza pubblica ma di cui non sono indicati né requisiti, né qualificazione né altre caratteristiche tali da consentire la individuazione dei soggetti aventi titolo a partecipare alla selezioe.

E’ evidente che il Governo vuole avere mani libere nella scelta del soggetto attuatore tanto più che quest’ultimo in soli 40 giorni deve fare tutti i progetti, i piani urbanistici, definire le infrastrutture, predisporre VAS e VIA.

Chi può farlo se non qualcuno che ha da tempo le mani in pasta ? Il soggetto attuatore inoltre ha la possibilità di definire volumetrie aggiuntive e premiali, destinazioni d’uso ulteriori ecc, insomma a lui sono attribuiti i compiti propri della Amministrazione comunale a cui la legge, finora , aveva attribuito la potestà in materia urbanistica.

Ovviamente del tutto assenti, di nuovo contro ogni disposizione legislativa vigente e anche contro il diritto comunitario e le convenzioni internazionali, la partecipazione dei cittadini alle decisioni riguardanti le trasformazioni urbanistiche del loro territorio. Inutile dire che perfino il cavalier Benito Mussolini non si era spinto a tanto.

Tutto da approvarsi in conferenza di servizi, da concludersi in 30 giorni, compresi Via e Vas. Una beffa bell’e buona.

Nel Pacchetto 13 – Cosa non si fa per l’Energia ( rt. 70 – 71) ci sono altre norme inaccettabili : i gasdotti e gli oleodotti e gli stoccaggi rivestono interesse strategico ma ad essi , non soddisfatti delle norme esistenti, aggiunte nel 2004 dal Governo Berlusconi al DPR 327/2001, che consentivano all’approvazione di gasdotti e oleodotti di sostituirsi alla VIA e di fare variante urbanistica, ora la medesima approvazione potrà anche costituire variante ai Piani Paesaggistici, ai Piani dei parchi e ad ogni altro piano di tutela comunque denominato, di nuovo contro il dettato Costituzionale.

Ovviamente ogni demanio pubblico è obbligato ad accettare le proposte di attraversamento di chi fa gasdotti e oleodotti e in caso di ritardi scatta il solito silenzio assenso anche per chi massacra foreste.

Sono resi ancora più remunerativi gli stoccaggi e se ci sono dubbi sulla loro pericolosità poco importa: sono di interesse strategico anch’essi. Si introduce la libertà di prospezione e di ricerca di idrocarburi, con buona pace della subsidenza che, nel caso di estrazioni “sperimentali” in mezzo al mare, deve essere accertata a posteriori : se si verifica una subsidenza, ci si deve fermare ; se non emerge un fenomeno del genere, i programmi sperimentali della durata di 5 anni possono essere prolungati di altri 5.

venerdì 29 agosto 2014

RENZI PEGGIO DI BERLUSCONI: BENI COMUNI QUOTATI IN BORSA

RENZI PEGGIO DI BERLUSCONI:  BENI COMUNI QUOTATI IN BORSA
#BeniComuni #AcquaPubblica


di Marco Bersani (Attac Italia)
Renzi peggio di Berlusconi. Se quest’ultimo, non più tardi di due mesi dalla straordinaria vittoria referendaria sull’acqua del giugno 2011, aveva provato s rimettere in campo l’obbligatorietà della privatizzazione dei servizi pubblici locali (bocciata l’anno successivo dalla Corte Costituzionale), Renzi con il “pacchetto 12” contenuto nello “Sblocca Italia” fa molto di più.

Questa volta non si parla “solo” di privatizzazione, bensì di obbligo alla quotazione in Borsa: entro un anno dall’entrata in vigore della legge, gli enti locali che gestiscono il trasporto pubblico locale o il servizio rifiuti dovranno collocare in Borsa o direttamente il 60%, oppure una quota ridotta, a patto che privatizzino la parte eccedente fino alla cessione del 49,9%.

Se non accetteranno il diktat, entro un anno dovranno mettere a gara la gestione dei servizi; se soccomberanno otterranno un prolungamento della concessione di ben 22 anni e 6 mesi!

Come già Berlusconi, anche Renzi si mette la foglia di fico di non nominare l’acqua fra i servizi da consegnare ai capitali finanziari; ma, a parte il fatto che il referendum non riguardava solo l’acqua, bensì tutti i servizi pubblici locali, è evidente l’effetto domino del provvedimento, sia sulle società multiutility che già oggi gestiscono più servizi (acqua compresa), sia su tutti gli enti locali che verrebbero inevitabilmente spinti a privatizzare tutto, anche per poter usufruire delle somme derivanti dalla cessione di quote, che il Governo pensa bene di sottrarre alle tenaglie del patto di stabilità.

Nel pieno della crisi sistemica, ecco dunque il cambio di verso dello scattante premier: non più l’obsoleta privatizzazione dei servizi pubblici locali, bensì la loro diretta consegna agli interessi dei grandi capitali finanziari, che da tempo attendono di poter avviare un nuovo ciclo di accumulazione, attraverso “mercati” redditizi e sicuri (si può vivere senza beni essenziali?) e gestiti in condizione di monopolio assoluto (per un solo territorio vi è un solo acquedotto, un solo servizio rifiuti).

Da queste norme, traspare in tutta evidenza l’idea non tanto dell’eliminazione del “pubblico” –quello è bene che rimanga, altrimenti chi potrebbe organizzare il controllo sociale autoritario delle comunità?- bensì della sua trasformazione da erogatore di servizi e garante di diritti, con un’eminente funzione pubblica e sociale, in veicolo per l’espansione della sfera d’influenza degli interessi finanziari sulla società.

Naturalmente, è ancora una volta la Cassa Depositi e Prestiti ad essere utilizzata per questo enorme disegno di espropriazione dei beni comuni: come già per la dismissione del patrimonio pubblico degli enti locali, è già allo studio un apposito fondo per finanziare anche la privatizzazione dei servizi pubblici locali.

Emerge, oggi più che mai, la necessità di una nuova, ampia e inclusiva mobilitazione sociale, che deve assumere la riappropriazione della funzione pubblica e sociale dell’ente locale come obiettivo di tutti i movimenti in lotta per l’acqua e i beni comuni, e di una nuova finanza pubblica e sociale, a partire dalla socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti.

E, poiché il disegno di espropriazione dei servizi pubblici locali viene portato avanti con il pieno consenso dell'Anci, espresso a più riprese dal suo Presidente Piero Fassino, una domanda sorge spontanea: non è il momento per i molti Sindaci che ancora non hanno abdicato al proprio ruolo di primi garanti della democrazia di prossimità per le comunità locali, di iniziare a ragionare su un'aggregazione alternativa degli enti locali, fuori e contro un Anci al servizio dei poteri forti?

Marco Bersani (Attac Italia)

domenica 24 agosto 2014

Acqua pubblica nelle città metropolitane

Felicissima di vedere #AcquaPubblica gestita con società di diritto pubblico al primo punto amministrativo per le città metropolitane! :D
Resto a disposizione di tutte e tutti per parlare di ripubblicizzazione :)
Lavoriamoci insieme :)
Federica, quella Daga.

Il Partito Unico ha dimostrato di voler ridurre sempre di più la sovranità popolare e l’uso degli strumenti di partecipazione popolare alla vita democratica (referendum e leggi di iniziativa popolare). La riforma costituzionale in discussione prevede un Senato nominato dai consiglieri regionali. La riforma delle province e delle città metropolitane ha previsto che i relativi consigli siano nominati dagli stessi consiglieri comunali già eletti nelle province. Eletti che nominano eletti, contravvenendo ai principi della “Carta europea dell’autonomia locale”, sottoscritta dall’Italia nel 1985 e ratificata con la legge 439/1989, che all’art. 3 testualmente recita che i consigli e assemblee delle autonomie locali siano "...costituiti da membri eletti a suffragio libero, segreto, paritario, diretto ed universale..."
Con questo sistema, nei futuri Consigli (e al Senato) troveremo solo i grandi partiti grazie al fatto che si eleggeranno da soli senza dover passare dalla consultazione popolare, decideranno ancora su scuole, trasporti, ambiente e territorio, tutti rigorosamente non eletti.
Il Movimento 5 Stelle si è sempre opposto e continuerà a farlo agli organi istituzionali intermedi tra comuni e regioni, che siano essi eletti a suffragio universale o in modo indiretto, e ritiene che siano sempre i cittadini a dover eleggere i propri organi legislativi e amministrativi.
Con un voto in rete si è deciso comunque di prendere parte esclusivamente alle elezioni costituenti per le città metropolitane, pertanto i consiglieri comunali eletti nelle liste del M5S nei comuni facenti parte delle città metropolitane organizzeranno delle liste.
Il M5S si è sempre caratterizzato per essere “altro” rispetto ai partiti tradizionali e ha rifiutato accordi e compromessi, candidature in cambio di voti, portando avanti con coerenza il programma elettorale per il quale gli elettori lo hanno votato.
Pertanto il M5S presenterà delle liste di candidati interamente composte da consiglieri del M5S e se qualcuno dei consiglieri eletti con altre forze politiche o liste civiche crede davvero nella democrazia e nella rappresentanza del popolo, potrà sottoscrivere le nostre liste al fine di permetterne la presentazione, senza che ciò porti nulla in cambio.
Il M5S si prefiggerà nelle città metropolitane i seguenti scopi:
Aprire l'istituzione ai cittadini: poter conoscere tempestivamente le discussioni in atto, avere accesso agli atti e metterli a disposizione dei cittadini e delle forze civiche non collegate ai partiti.
Garantire la democrazia ai cittadini e ai Comuni: nella fase di elaborazione dello statuto, attivarsi affinché il consiglio e il sindaco metropolitani vengano eletti direttamente dai cittadini, garantendo una rappresentanza di tutte le aree territoriali e di tutte le forze politiche, e introdurre meccanismi di democrazia diretta e partecipativa, sia per i cittadini che per i Comuni interessati, evitando che la città metropolitana diventi il modo per imporre dall'alto le decisioni ai territori interessati.
Difendere il territorio e il bene comune: negli argomenti di competenza della città metropolitana (rifiuti, acqua, trasporti, pianificazione territoriale), portare avanti il programma del Movimento per opporsi alla privatizzazione dei beni comuni e alla devastazione del territorio.

PROGRAMMA NELLA FASE COSTITUENTE
Nella fase costituente del consiglio metropolitano (settembre – dicembre 2014), i consiglieri metropolitani eletti nelle liste del Movimento 5 Stelle si impegneranno a portare avanti le seguenti proposte:
1. Elezione diretta e rappresentativa del consiglio e del sindaco metropolitano. Il consiglio dovrà essere eletto in parte con un sistema che garantisca una rappresentanza di tutte le aree della città metropolitana (es. collegi uninominali maggioritari) e in parte con un sistema di riequilibrio che garantisca la presenza anche delle forze politiche minori (es. proporzionale). Questo dovrà avvenire indipendentemente dalla frammentazione del comune capoluogo; a tale scopo il M5S si rende disponibile a portare avanti le relative proposte in Parlamento se necessario.
2. Introduzione nello statuto metropolitano di strumenti di democrazia diretta e partecipativa. Si proporrà di inserire nello statuto sia il referendum deliberativo senza quorum, attivabile sia su proposta dei cittadini che su proposta di un certo numero di Comuni indipendentemente dalla loro dimensione, che la proposta di delibera di iniziativa popolare o comunale.
3. Garanzia dell'autonomia dei Comuni rispetto alle decisioni metropolitane. Si proporrà di inserire nello statuto un meccanismo di convalida delle delibere metropolitane che riguardino una specifica area della città metropolitana, prevedendo per una maggioranza qualificata dei Comuni interessati la possibilità di bloccarle.

PROGRAMMA AMMINISTRATIVO
Durante la gestione amministrativa vera e propria, i consiglieri eletti porteranno avanti il programma nazionale del Movimento 5 Stelle. In particolare, si ricordano le linee guida su alcune delle competenze fondamentali della città metropolitana:
1. Acqua. Garanzia della proprietà pubblica della gestione del sistema idrico integrato e sua trasformazione in società di diritto pubblico, in applicazione dei referendum del 2011.
2. Rifiuti. Opposizione agli inceneritori e promozione invece della raccolta differenziata porta a porta in modo spinto, del compostaggio e di tecnologie avanzate di raccolta, differenziazione e trattamento a freddo dei rifiuti.
3. Trasporti e infrastrutture. Opposizione alle grandi opere inutili e investimento sui servizi per i pendolari, garantendo anche quelli non direttamente remunerativi. Integrazione operativa e tariffaria dei servizi su tutta l'area metropolitana. Promozione del trasporto pubblico rispetto a quello privato, riducendo gli investimenti stradali per il trasporto privato al minimo necessario.
4. Pianificazione territoriale. Stop al consumo di territorio, privilegiando invece la riconversione di aree ex industriali e la ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente. Individuazione e difesa urbanistica delle aree agricole, dei boschi e dei parchi.

http://www.beppegrillo.it/m/2014/08/il_movimento_e_1.html

sabato 23 agosto 2014

Ancora privatizzazioni di Acqua, Rifiuti, Trasporti

Ancora privatizzazioni di #Acqua, #Rifiuti, #Trasporti.

Tornando all'economia, la rassegna stampa di oggi conferma ancora una volta la volontà di vendere le società di servizi essenziali alla cittadinanza per fare cassa.
Vanno bloccati dal Parlamento ai Comuni.

Spending review: il piano di razionalizzazione delle spese per gli immobili pubblici ed il nuovo giro di vite sugli acquisti di beni e servizi nella Pubblica Amministrazione dovrebbe portare ad un risparmio fra i 6 ed i 7 miliardi; insieme all’adozione a tappeto dei fabbisogni standard dei Comuni, che produrrà i risultati più significativi nel 2016, ed all’intervento sulle partecipate, il cui disboscamento dovrebbe garantire non meno di un miliardo, questo nuovo step costituisce il fulcro del piano Cottarelli da 13-14 miliardi per il 2015. Circa metà della “fase 2” della spending, pilastro portante della prossima legge di stabilità, sarebbe dunque già stata individuata, seppure per grandi linee. Il commissario straordinario tirerà le somme del suo piano di lavoro solo tra il 10 ed il 20 settembre, quando verrà chiuso il dossier sui costi delle amministrazioni pubbliche per l’uso di immobili e per locazioni di uffici. Sempre entro il 20 settembre arriveranno i risultati dal tavolo sul processo di digitalizzazione della Pa, dal quale potrebbe arrivare subito un altro miliardo. Da interventi sull’illuminazione pubblica si attende poi un risparmio variabile dai 300 ai 700 milioni. Complessivamente sarebbero stati già individuati possibili interventi per 9-10 miliardi, ne mancherebbero all’appello altri 4-5; sarà questo il principale nodo da sciogliere a settembre, dopo che Renzi e Delrio hanno escluso nuovi interventi su pensioni e statali.   

lunedì 18 agosto 2014

Appello da Gaza: "Il mondo ci ascolti, fermate questa tragedia"

"Il mondo ci ascolti, fermate questa tragedia"
Ramy Balawi, insegnante di storia a Gaza City, autore della lettera per Simone Camilli, si rivolge all’Italia a nome della popolazione palestinese. Ha postato sui social network le macerie della sua casa








18 agosto 2014

ROMA - Mancano solo poche ore alla fine del cessate il fuoco nella Striscia di Gaza e arriva attraverso i social network un appello per la fine della guerra, in cui si chiede la fine dell’occupazione israeliana e lo stop al lancio di razzi da Gaza. Ramy Balawi, un giovane maestro di storia che ha 26 anni e vive a Gaza City ha contattato la nostra agenzia da Facebook per fare arrivare all’Italia la voce della popolazione di Gaza. Balawi è l’autore della lettera pubblicata dalle testate italiane con cui Gaza ha salutato come un eroe Simone Camilli, il videoreporter italiano morto sul campo pochi giorni fa.

Voglio che il mondo ascolti le nostre voci da Gaza, voglio che gli italiani conoscano la nostra realtà. La gente di Gaza vuole la fine della guerra – scrive Balawi - Perché è così importante che il mondo ci ascolti? Il popolo di Gaza vuole che finisca la guerra di Israele su Gaza. Vogliamo che si fermino gli attacchi e i razzi da Gaza su Israele, ma chiediamo al mondo di stare dalla parte dei nostri diritti per la fine dell’occupazione israeliana su Gaza e l’apertura del porto e dell’aeroporto che sono richieste umane per la legge internazionale. E’ impossibile per noi vivere in libertà, sicurezza e pace come tutti gli altri popoli del mondo? Siamo tutti esseri umani e stiamo dalla parte dell’Umanità, allora per favore fermate questo massacro, questa sofferenza e questa tragedia. Dateci la possibilità di ricostruire le nostre vite e le nostre case. Basta attacchi e fermate l’occupazione israeliana di Gaza”.

Fonte: http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/466291/Appello-da-Gaza-Il-mondo-ci-ascolti-fermate-questa-tragedia

venerdì 8 agosto 2014

È su Lex la proposta di legge su Acqua Potabile e Trasparente.

ACQUA, POTABILE E TRASPARENTE. PROPOSTA DI LEGGE PER LA TUTELA DELLA SALUTE DEI CITTADINI.

È su Lex la proposta di legge sull'acqua potabile e trasparente. 

Partecipate per un testo condiviso https://sistemaoperativom5s.beppegrillo.it/
Se non siete iscritti al blog, potete commentare su federicadaga.blogspot.com

Che acqua beviamo dai rubinetti? Troppo spesso a questa domanda il cittadino non riesce ad avere risposte per mancanza di trasparenza da parte di regioni, ASL e gestori del servizio idrico.
Per la sua conformazione geografica il paese ha a disposizione grandi riserve di acqua, ultimamente mal gestite, che vede il cittadino si rivolge al mercato delle acque in bottiglia.

Purtroppo i recenti scandali che hanno visto coinvolti gli acquedotti di varie regioni, dalla Calabria all'Abruzzo passando per il Lazio, con acqua all'arsenico o ai solventi clorurati distribuita a centinaia di migliaia di persone, rivelano l'esistenza di forti criticità del sistema e di carenze delle norme attuali. Inoltre inizia ad essere evidente la condizione di inquinamento che affligge le falde acquifere di molte regioni.

Per questa ragione il M5S deposita una proposta di legge volta a riformare in maniera profonda il sistema di controllo dell'acqua potabile, oggi regolato dal Decreto legislativo 31/2001.

La proposta di legge pone al centro dell'attenzione il tema della trasparenza e dell'accesso ai dati dell'acqua potabile da parte dei cittadini. Oggi in moltissime aree del paese ASL e gestori non mettono a disposizione sul WEB o non aggiornano i dati relativi ai controlli che pure sono quasi quotidiani.
Altro aspetto qualificante della proposta è l'introduzione di un Piano di sicurezza delle acque destinate al consumo umano, strumento suggerito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. Il Piano dovrà essere incentrato non solo sulla qualità dell'acqua ma anche sulla sua disponibilità, tenendo conto degli effetti potenziali dei Cambiamenti climatici in atto. Il Piano dovrà essere elaborato dalle regioni con con la partecipazione dei cittadini. Inoltre si prevede che il Ministero della Salute rivaluti i limiti di legge ogni tre anni sulla base delle evidenze scientifiche, introducendo altresì nuove linee guida per la ricerca da parte delle ASL di sostanze non tabellate ma ugualmente pericolose e la valutazione degli effetti sinergici sulla salute di sostanze che possono essere presenti contemporaneamente nell'acqua.
La proposta preclude la captazione di acque potabili da siti inquinati e nelle aree immediatamente a valle.
Infine, a tutela del diritto dei cittadini ad avere acqua salubre e "trasparente", si aumentano notevolmente le sanzioni pecuniarie che oggi sono risibili e si introducono sanzioni penali per i casi più gravi di violazione delle norme sulla potabilità, prevedendo anche nei casi più gravi la decadenza dell'affidamento del servizio per le società di gestione.