martedì 23 luglio 2013

NOTA STAMPA: DL FARE, M5S CAMERA

NOTA STAMPA

DL FARE, M5S CAMERA: GOVERNO BLINDA TESTO IMPRESENTABILE, NON ACCOLTE NOSTRE PROPOSTE QUALIFICANTI

ROMA, 23 luglio 2013 - “Alla fine avevamo presentato otto-nove punti qualificanti di modifica al decreto ‘del Fare’, punti che avrebbero migliorato un testo pressoché impresentabile. Al governo, però, evidentemente non interessa affatto licenziare norme utili al Paese”. Lo dicono i deputati del MoVimento 5 Stelle dopo che l’esecutivo ha posto la fiducia sul testo in discussione alla Camera.
Quindi gli eletti M5S elencano: “Estendere la riduzione del Cip 6 anche agli inceneritori, togliere la scandalosa deregulation sulle sagome degli edifici demoliti e ricostruiti, favorire il pagamento degli stagisti del ministero della Giustizia, aprire un fondo di sostegno alle Pmi in cui poter versare le eccedenze degli stipendi dei parlamentari, rendere più aperta e democratica la gestione della Cassa depositi e prestiti, rivedere la Tobin Tax per colpire il day trading, ricalibrare l’Iva sui servizi portuali, vincolare infine gli incentivi per i nuovi macchinari al mantenimento dei livelli occupazionali e delle strutture produttive sul territorio nazionale”.

Con questi provvedimenti il Dl ‘Fare’ sarebbe stato almeno presentabile – chiudono gli eletti M5S – Al ministro Franceschini abbiamo lasciato intendere che non ci interessa la mera contabilità degli emendamenti presentati o approvati. E tantomeno le pantomime mediatiche su sterili battaglie, tipiche di una certa opposizione. A noi interessano le modifiche concrete e puntiamo sempre a portare a casa i risultati”.
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MoVimento 5 Stelle
Gruppo Parlamentare - Camera dei Deputati
Ufficio stampa
T. 0667605815/5483
m5scamera.stampa@gmail.com


Ore 11:30 di oggi: Franceschini chiede la fiducia.

#‎DecretoFare‬ Il m5s ha infine ripresentato 8 emendamenti di buon senso dai 700 iniziali, Franceschini chiede la fiducia. A che pro? ‪#‎tempi

lunedì 22 luglio 2013

DL Fare: intervento in Aula per la commissione ambiente - 22 luglio 2013


Grazie Presidente,
negli ultimi giorni, il Governo ci ha nuovamente impegnati nell'analisi di un DECRETO LEGGE, il numero 69 di quest'anno. Rileviamo quindi ancora una volta lo spostamento della funzione legislativa dal Parlamento al Governo, che ha ritenuto urgente il produrre un'ottantina di articoli che vanno a trattare gli argomenti più disparati. L'ennesimo decreto omnibus emesso sull'abuso dell'articolo 77 della Costituzione che fa riferimento a casi di necessità e urgenza.

Continuare ad abusare di questo strumento senza elementi di straordinarietà, dal nostro punto di vista, ha l'obiettivo di sdoganarne l'utilizzo e perpetrare lo svuotamento delle funzioni legislative del Parlamento.
E' quindi innanzitutto chi fa parte di questo Parlamento che deve riporre l'abitudine al disuso verso una corretta funzione del suo ruolo, perché è proprio questa abdicazione che permette, da diverse legislature a chi ricopre incarichi di Governo, di operare da legislatore anziché da mero esecutore.
Fatta questa indispensabile premessa, evidenzio alcuni punti riscontrati dal gruppo del M5S presente in commissione ambiente:
  • per gli inceneritori, definita fonte assimilata per produzione di energia, inizialmente era prevista una rimodulazione delle tariffe concesse agli impianti in regime CIP6, in esercizio convenzionato da meno di otto anni; nella sua versione passata in commissione ci siamo ritrovati con una proroga degli incentivi per altri 4 anni. Abbiamo tentato di abrogare completamente l'articolo, ma la marchetta ai privati che gestiscono l'incenerimento di rifiuti è rimasta. Si sta parlando di contributi presi dalle bollette dei cittadini che fruttano un introito di oltre tre miliardi di euro all’anno, che andrebbero utilizzati per incentivare forme di energia pulita.
    Sottolineo che il Governo considera gli inceneritori di “particolare utilità sociale” dimenticando che la direttiva europea consente l'incenerimento unicamente come strumento di ultima istanza in assenza di alternative evolute.Chiediamo al Governo di spiegarci qual è l'utilità sociale di cui sono portatori gli inceneritori visto che è scientificamente provato che producono patologie gravi come tumori e malformazioni fetali!!!
    Siamo di fronte ad una marchetta bella e buona! Ed è inoltre l'ennesima dimostrazione che un ciclo dei rifiuti basato sull'incenerimento non sta economicamente in piedi: è sostenuto solo dalle nostre tasse e dagli incentivi, con tutto questo denaro pubblico l'Italia potrebbe investire sulla strategia rifiuti zero che garantisce recupero di risorse sotto forma di materiali e tutela l'ambiente in cui viviamo.
    Nel Governo e in quest'aula, a chi giova continuare ad incenerire la salute dei cittadini?
  • OPERE INUTILI: sono stati stanziati fondi per le grandi opere, secondo noi non necessarie né urgenti, mentre sono state destinate briciole per la messa in sicurezza delle scuole. In quest'aula è chiara solo agli occhi dei parlamentati 5 stelle la volontà politica del governo di assecondare gli appetiti dei soliti pochi noti "imprenditori coi soldi degli altri", anziché garantire la salute e la sicurezza della collettività?
  • Vengono concesse ulteriori semplificazioni in materia edilizia.
    Nel giro di pochi anni si è assistito ad una modifica continua del Testo Unico dell'Edilizia che, per semplificare la legge, l'hanno resa più confusa e incerta, creando enormi problemi agli uffici comunali competenti. E' evidente che non si può rilanciare il settore edile, smantellando le regole.
    Qui si parla di modifica delle
    sagome nelle ristrutturazioni e modifiche alle norme sull'agibilità degli edifici. Si va a far cadere, per gli interventi di demolizione e ricostruzione, il vincolo della necessità di mantenere la sagoma, escludendo dalla disciplina solo gli edifici vincolati. E si inserisce la possibilità ai costruttori di rendere agibile anche solo una parte dell'intero lotto in via di costruzione.
  • Mi chiedo: tutto questo è crescita economica? O semplicemente marchette per quelle lobby che massimizzano i profitti socializzando le perdite con i fondi statali?
  • Andiamo all'articolo 41: Disposizioni in materia ambientale.
    In primis, sottolineiamo l'inopportunità di intervenire con un decreto legge su disposizioni del testo unico ambientale (la 152 del 2006) nato con legge delega. Modifiche a tale testo andrebbero assunte nell'ambito e nel rispetto del disegno organico previsto nella legge delega e non si prestano a episodiche modifiche che rischiano di compromettere una strategia complessiva di tutela ambientale.
    Sull'art. 41 è stato svolto un intenso lavoro per disinnescare enormi criticità introdotte nella versione del Governo. Il testo, nella sostanza, permetteva alle aziende di
    far finta di risolvere il problema contaminazioni delle falde acquifere.

    Sulla questione si è espresso persino il Professor
    Enzo Di Salvatore, professore di Diritto Costituzionale all'Università di Teramo, affermando che “Subordinare l'eliminazione della fonte di inquinamento oltreché a possibilità tecniche anche al presupposto che ciò sia economicamente sostenibile per il privato che inquina si sostanzia in una prevalenza degli interessi economici del privato sul diritto alla salute e all'ambiente salubre. Ciò viola anche il diritto dell'Unione europea e segnatamente il principio chi inquina paga”.
    Abbiamo assistito ad una mobilitazione di cittadini e associazioni che puntualmente hanno sollevato le criticità presenti nel testo iniziale e si sono attivati nel far pressione sui parlamentari affinché questi ultimi si adoperassero nelle commissioni e in Aula.

    Come m5s abbiamo voluto dare un seguito queste sollecitazioni e contributi ricevuti
    puntando i piedi in commissione ambiente e nelle notturne della commissione bilancio producendo emendamenti e discutendo animatamente per ottenere:
    1. l'eliminazione del principio che le bonifiche si possano effettuare solo se “economicamente sostenibili” per l'inquinatore anche in presenza di rischio sanitario conclamato!
    2. l'eliminazione della generica attenuazione della contaminazione
    3. l'inserimento della priorità per interventi più efficaci.

Citando un comunicato diffuso dai comitati che sollecitavano il Parlamento nei giorni scorsi: “ricordiamo al Governo la necessità che il tema delle bonifiche sia messo al centro dell'agenda politica visto che riguarda presente e futuro di milioni di cittadini ed è l'occasione per un territorio nazionale degradato di essere risanato e poter costituire la base per un'economia durevole. Questo è il “fare” che i cittadini si aspettano.”
Per il m5s la partecipazione cittadina alla gestione della cosa pubblica è fondamentale, per questo invitiamo nuovamente la cittadinanza tutta a darci in futuro quei suggerimenti preziosi che non possono far altro che aiutare il Parlamento a legiferare verso una corretta gestione del bene comune.
 
Ai Parlamentari rinnoviamo quindi l'invito a riprendersi il ruolo che gli compete,
a questo Governo, probabilmente ultima espressione del tentativo di mantenere il potere in poche mani, sollecitiamo una condotta che dia priorità unicamente all'interesse collettivo che vede nella Salute dell'Ambiente e dei cittadini un obiettivo irrinunciabile. GRAZIE!

venerdì 19 luglio 2013

Decreto del Fare - diario di bordo

La settimana del 10 luglio ci ha visti impegnati nella lettura del testo partorito dal Governo chiamato Decreto del Fare", posto in prima analisi alla Camera.
La sede referente, cioè chi la va a discuterlo ed emendare fisicamente, sarà una congiunta di commissioni bilancio e affari costituzionali.
Tutte le altre commissioni vengono interpellate per la stesura di pareri con suggerimenti.
Ogni gruppo del m5s presente nelle varie commissioni ha prodotto una serie di emendamenti al testo che andava a toccare gli argomenti più disparati.
In totale, tutti i gruppi parlamentari, producono la bellezza di 2.500 emendamenti.
La presidenza della commissione bilancio decide di far presentare solo un numero di emendamenti per gruppo parlamentare. Il m5s ne deve scegliere solo 75.
Ognuno di noi si è preso uno o più articoli di competenza della commissione ambiente.
L'art. 41 è quello di cui mi sono occupata e di seguito racconto la sua avventura...
 
In Parlamento succedeva che...il commento dai comitati interessati
15 luglio 2013
La scorsa settimana le Commissioni riunite Affari costituzionali e Bilancio hanno proseguito l’esame in sede referente del cosiddetto "Decreto del Fare" e proseguiranno a partire da domani (convocazione per martedì 16 Luglio ore 10.30).

Mentre le Commissioni Giustizia, Affari Esteri, Finanze, Cultura, Ambiente, Lavoro, Affari sociali, Commissione Agricoltura, Commissione Politiche UE in sede consultiva, hanno espresso alle Commissioni Affari costituzionali e Bilancio pareri favorevoli, anche con condizioni e osservazioni. Solo la Commissione Trasporti ha proseguito l’esame del provvedimento.

Segnalo in allegato il parere favorevole approvato dalla Commissione Ambiente in cui vengono indicate alcune condizioni.
In particolare ne vengono segnalate alcune in merito alla questione delle bonifiche e tutela delle acque (art. 41 del decreto).
Se venissero accolte sarebbe sostanzialmente eliminato il principio della sola “attenuazione” dell'inquinamento anche in presenza di rischio sanitario conclamato e ciò sarebbe certamente un fatto positivo.
D'altra parte rimane un fatto assolutamente grave, ovvero gli interventi di bonifica e messa in sicurezza permanente continuano a rimanere subordinati alla loro sostenibilità economica, il che potrebbe far giungere al paradosso per cui chi ha più inquinato, dovendo sostenere costi maggiori, ne sarebbe praticamente esentato.

Pertanto, anche alla luce del grande numero di emendamenti presentati, è opportuno e necessario mantenere alta l'attenzione e continuare a monitorare l'iter parlamentare del decreto.
16 luglio 2013 - martedì (quando le azioni di pressione sui parlamentari funzionano)
L'emendamento all'art.41 (che modifica l'art.243 della Legge 152 del 2006) presentato in commissione ambiente dal PD e modificato con il contributo del m5s, viene ad essere completamente stravolto in una riformulazione fatta dai funzionari del Ministero dello Sviluppo Economico.
Durante la seduta pomeridiana della commissione Bilancio/Affari Costituzionali (referente per la votazione degli emendamenti al Decreto del Fare) si sentono urla dalla sala accanto dove i funzionari dei ministeri ambiente e sviluppo economico discutevano animatamente con esponenti della maggioranza. Nella sostanza si è sentito dire: "ma allora non ve ne importa nulla? Sono arrivate centinaia di segnalazioni nelle nostre caselle di posta elettronica dalla cittadinanza!!!"
 
17 luglio 2013 - mercoledì fino alle 2:30 AM
Il testo riformulato nel pomeriggio è stato nuovamente modificato e presentato con il numero 41.27 alla commissione bilancio. Erano ancora presenti le paroline "a costi sostenibili".
Dopo aver fatto togliere dalla prima stesura dell'emendamento in commissione ambiente la formulazione "ove possibile ed economicamente sostenibile", abbiamo fatto togliere ogni tipo di riferimento all'incidenza della parte economica in caso di bonifica delle acque nei siti inquinati.
Il concetto è che la salute dell'ambiente e della cittadinanza viene prima di qualsiasi ragione economica di qualsiasi azienda o ente pubblico responsabile dell'inquinamento della falda acquifera.
Dopo aver discusso animatamente in commissione bilancio, abbiamo ottenuto l'eliminazione delle paroline magiche e abbiamo fatto riformulare il testo ai funzionari dei ministeri coinvolti.
L'emendamento 41.27 passa a maggioranza.
 
17 luglio 2013 - mercoledì mattina dai comitati
Questa notte nelle commissioni riunite Affari Costituzionali e Bilancio in sede referente è stato approvato un emendamento (Proposta emendativa 41.27) che modifica in senso positivo l'art. 41 del Decreto Fare.
La nuova formulazione eliminerebbe le due questioni più pericolose: a) il principio di attenuazione dell'inquinamento senza eliminarne le sue fonti; b) il subordinare la bonifica di un sito inquinato all'interesse economico del privato anche in presenza di un conclamato rischio sanitario.

Stiamo facendo le opportune verifiche per valutare la reale positività derivante dall'approvazione di tale emendamento in modo da poter uscire con un comunicato stampa a breve.

Certo è che se l'analisi di cui sopra venisse confermata sarebbe in primis il frutto della mobilitazione messa in campo in queste settimane da parte nostra e da altre realtà associative, oltre al lavoro svolto nelle Commissioni da diversi parlamentari che si sono attivati su tale tema.
 
19 luglio 2013 - fino alle ore 11:30 AM
Termina alle 11:30 la seduta di commissione congiunta sul Decreto del Fare, dopo una serie di notti passate in bianco e facendo i turni per monitorare l'attività.
Un grazie a tutti coloro che hanno dato un contributo alla stesura degli emendamenti e che ci hanno supportato dall'esterno. Contributo preziosissimo!
 
E ora...
Aspettiamo il testo definitivo del Decreto del Fare così come è stato emendato dalla bilancio.
A seconda di cosa troveremo, presenteremo nuovi emendamenti da depositare per la sessione in Aula che partirà da lunedì 22 luglio alle ore 9:00 con la discussione generale. Nel pomeriggio, dalle ore 16:00 ci saranno le votazioni.
 

Il Patto di Stabilità, l'Anci e il Forum Acqua

COMUNICATO STAMPA - 10 luglio 2013
Anci e Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua contro le limitazioni del patto di stabilità per i servizi pubblici locali

Si è svolto nei giorni scorsi un incontro tra il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua e l' ANCI. E’ stata condivisa una posizione nettamente critica in merito al possibile assoggettamento al patto di stabilità delle aziende speciali e delle S.p.A. in house, previsto dall'art. 25 del decreto ‘Cresci Italia’ approvato nel gennaio 2012. Previsione che dovrà essere attuata però attraverso l’emanazione di un decreto interministeriale di definizione delle modalità operative, ancora non emanato, rendendo di fatto poco praticabile la gestione in house. 
Il giudizio negativo su tale prospettiva, sia dell'ANCI che del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua, prende spunto dalla consapevolezza che, l’attuazione di questo disegno avrà conseguenze assai pesanti anche rispetto alla realizzazione degli investimenti dei servizi pubblici essenziali incluso il servizio idrico integrato, in quanto riduce fortemente la possibilità di una gestione industriale del servizio attenta alle esigenze delle comunità locali. Il provvedimento, se emanato, limiterebbe quindi l'autonomia degli Enti locali nella scelta delle forme di gestione, ancora una volta restringendo i principi comunitari e limitando il risultato del referendum del 2011, che consente la scelta della forma di gestione anche mediante enti di diritto pubblico, quali le aziende speciali.
 
Sulla base di tali considerazioni l'ANCI e il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua ritengono necessario che il Governo riconsideri la sua posizione in merito, e si dichiarano disponibili da subito alla auspicabile e necessaria condivisione delle eventuali opzioni alternative.
 
Roma, 10 luglio 2013
 
ANCI – Associazione Nazionale dei Comuni Italiani
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
 

martedì 9 luglio 2013

In Toscana per Publiacqua crescono profitti e tariffe, alla faccia del referendum


Forum Toscano dei movimenti per l'acqua

Comunicato stampa
 
Bilancio Publiacqua: crescono profitti e tariffe, alla faccia del referendum 
 
Anche quest'anno, nonostante la crisi, è grasso quello che cola per i soci di Publiacqua Spa.
Per il 2012 incassano 23 milioni di utili per degli investimenti che dovevano essere di 78,5 milioni e che invece risultano essere solo 64,2. In confronto al 2011 diminuiscono gli investimenti ma crescono gli utili.
Invece per noi utenti le tariffe sono aumentate e sono sempre tra le più alte d'Italia e abbiamo continuato a pagare attraverso le bollette i 23,8 milioni della remunerazione del capitale investito malgrado la sentenza della Corte costituzionale, il parere del Consiglio di stato, la sentenza del TAR Toscana e il voto di 27 milioni di cittadini/e che chiedevano la fine dei profitti sulla gestione del servizio idrico.
Nonostante le lamentele continue da parte del Presidente e dell'Amministratore delegato di Publiacqua sulla difficoltà di reperire fonti di finanziamento si continua allegramente a distribuire dividendi piuttosto che utilizzarli per gli investimenti o per ridurre i debiti dell'azienda. Quest'anno i soci si spartiranno più di 11 milioni malgrado il voto contrario di diversi sindaci del Valdarno.
Dopo il referendum in 2 anni sono stati fatti profitti per quasi 40 milioni di euro e distribuiti quasi 23 milioni ai soci, l'acqua rimane un bel affare.
Insieme all'approvazione del bilancio è stato eletto il nuovo presidente di Publiacqua spa rigorosamente contrario alla ripubblicizzazione del servizio idrico e pronto a non conformarsi alla volontà del 1,8 milioni di cittadini/e toscani.
La Democrazia e il Forum Toscano dei Movimenti per l'Acqua ringraziano i sindaci e altri soci per questo bel risultato.

lunedì 8 luglio 2013

Decreto del Fare - modifiche alla 152/2006

Il gruppo del m5s della Camera, durante l'esame in aula, presenterà una serie di emendamenti per indirizzare la normativa verso una corretta bonifica delle acque di falda contaminate senza condizionamenti dettati da logiche economiche che non possono certo prevalere di fronte a concreti rischi sanitari per i cittadini. Chiediamo a tutti i parlamentari di votarli.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/07/07/inquinamento-col-decreto-del-fare-bonifica-dei-siti-se-economicamente-sostenibile/648062/

http://www.beppegrillo.it/2013/07/decreto_del_lasciar_fare.html?s=n2013-07-07

Ambiente: Orlando, rivedere criticita' decreto fare su bonifiche13:06 08 LUG 2013(AGI) - Roma, 8 lug. - "Siamo disponibili a rivedere gli elementi che probabilmente possono presentare delle criticita' e dei dubbi interpretativi. Mi pare che la questione possa essere risolta". Cosi' il ministro dell'Ambiente, Andrea Orlando, a margine della presentazione del ventesimo dossier "Comuni ricicloni" di Legambiente, a proposito dei contenuti dell'articolo 41 del "decreto del fare" relativo alle bonifiche. (AGI) .


Decreto Fare: chi inquina non pagherà più!
bonifiche1Addio Bonifiche, il Governo Letta condanna per Decreto la tutela delle falde acquifere: chi inquina non pagherà più
Appello al Ministro dell'Ambiente Orlando per la tutela della qualità dell'acqua
 
Altro che il principio “chi inquina paga”, con il cosiddetto “Decreto del Fare” festeggiano gli inquinatori, viene messa a rischio la salute dei cittadini e la qualità dell'acqua delle falde, un patrimonio comune di straordinaria importanza per la vita del paese.
Da circa un anno si erano moltiplicati i tentativi per inserire di straforo nei vari decreti urgenti, senza alcun confronto pubblico preliminare con i cittadini, una contro-riforma sulle bonifiche. Ora il Governo Letta e le lobby industriali hanno introdotto nel cosiddetto “Decreto del Fare” una norma di modifica del testo Unico sull'Ambiente D.lgs. 152/2006 che fa ritornare all'anno zero il settore delle bonifiche.

Si legge nel decreto “Nei casi in cui le acque di falda determinano una situazione di rischio sanitario, oltre all'eliminazione della fonte di contaminazione ove possibile ed economicamento sostenibile, devono essere adottate misure di attenuazione della diffusione della contaminazione”. La qualità dell'acqua è subordinata alle logiche economiche, da oggi se chi inquina è d'accordo, si attenuerà l'inquinamento senza eliminare le sue fonti. E' assolutamente grave che venga inserito il principio della sola “attenuazione” dell'inquinamento anche in presenza di rischio sanitario conclamato.
In Italia circa il 3% del territorio è gravemente inquinato e classificato nei Siti di Interesse Nazionale per le Bonifiche in cui gli interventi sono gestiti direttamente dal Ministero dell'Ambiente. In realtà oltre a queste situazioni estreme (da Priolo a Bussi, passando per Taranto, Brindisi, Brescia ecc.) si aggiungono una miriade di siti inquinati o potenzialmente inquinati sparsi su tutto il territorio nazionale la cui procedura di bonifica nella stragrande dei casi viene seguita dai comuni (si stimano in diverse migliaia, da discariche incontrollate a pozzi inquinati).
Recentemente lo Studio SENTIERI dell'Istituto Superiore di Sanità ha dimostrato l'enorme impatto sanitario dell'inquinamento, con migliaia di morti in più rispetto all'atteso nei 37 siti monitorati.
In questo contesto che richiederebbe la messa in cantiere della vera grande opera, la bonifica del territorio italiano, il Governo Letta ha introdotto una norma sull'inquinamento delle falde acquifere che azzera ogni possibilità di bonifica definitiva delle aree inquinate, subordinando gli interventi di bonifica agli interessi economici di chi inquina anche in caso di concreto rischio sanitario.
Secondo Enzo Di Salvatore, professore di Diritto Costituzionale all'Università di Teramo «Subordinare l'eliminazione della fonte di inquinamento oltreché a possibilità tecniche anche al presupposto che ciò sia economicamente sostenibile per il privato che inquina si sostanzia in una prevalenza degli interessi economici del privato sul diritto alla salute e all'ambiente salubre. Ciò viola anche il diritto dell'Unione europea e segnatamente il principio chi inquina paga».
Il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua lancia un appello al Ministro dell'Ambiente Orlando, che ha dichiarato il tema della tutela dell'acqua tra quelli prioritari per il suo mandato, affinché il Governo riveda profondamente una posizione del tutto inaccettabile su un bene comune come l'acqua.
Il Forum chiede ai parlamentari di tutti i gruppi di intervenire per stralciare o almeno modificare profondamente le norme dal provvedimento nell'iter di conversione in legge in modo da rendere le norme realmente utili alla tutela della qualità dell'acqua.
Il Forum metterà in campo una serie di iniziative per contrastare quest'attacco all'accesso all'acqua potabile che l'ONU ha sancito essere un diritto umano, essenziale al pieno godimento della vita e di tutti i diritti umani.
Roma, 05 Luglio 2013
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/index.php?option=com_content&view=article&id=2231:decreto-fare-chi-inquina-non-paghera-piu&catid=53&Itemid=67

BUSSI, GOVERNO AZZERA LE BONIFICHE? GLI INTERESSI ECONOMICI PREVALGONO SULLA SALUTE

COMUNICATO STAMPA WWF ABRUZZO DEL 4 LUGLIO 2013

Colpo di spugna sulla bonifica a Bussi?
Con il “Decreto del Fare” la salute dei cittadini subordinata al profitto delle aziende.

Nel provvedimento anche una nuova spinta a favore della Centrale Powercrop ad Avezzano.

Il WWF: inaccettabile, i parlamentari abruzzesi assicurino l'impegno per cambiare le norme in sede di conversione in legge.

Il WWF lancia un appello ai parlamentari eletti nella regione affinché si mobilitino nei prossimi giorni per tutelare la salute e l'ambiente degli abruzzesi cambiando due norme letteralmente dirompenti contenute nel cosiddetto “Decreto del Fare” che ora è all'esame del Parlamento per la conversione in legge. Infatti, il testo voluto dal Governo può portare ad effetti gravissimi sulla questione della bonifica del sito di Bussi (nonché di tutti i siti inquinati presenti nella regione, come il Saline-Alento e l'area industriale di Chieti) e sulla vicenda della Centrale Powercrop ad Avezzano.
La prima norma, contenuta nell'art.41, riguarda le bonifiche dei siti inquinati. Addirittura, anche in caso di conclamato impatto sulla salute dei cittadini (invitiamo a leggere l'incredibile formulazione del testo!), si subordina la rimozione delle cause che hanno portato all'inquinamento delle falde acquifere alle esigenze economiche delle aziende coinvolte. Sostanzialmente, in caso di “insostenibilità economica” (il decreto non precisa neanche in che termini, basterà un'autocertificazione?), invece di rimuovere terreni inquinati e rifiuti sotterrati si potrà agire solo sugli effetti e, cioè, limitarsi a trattare le acque inquinate, senza limiti di tempo. Si interviene, quindi, sui sintomi e non sulla cura della malattia. A peggiorare, se possibile, il quadro, il decreto indica che il trattamento delle acque deve assicurare solo una “attenuazione” e “riduzione” del livello degli inquinanti che fuoriescono dal sito inquinato attraverso le acque, senza precisare valori. Pertanto se si passa da valori 1000 volte superiori ai limiti a “solo” 500 volte le soglie, un'azienda potrebbe dire di aver rispettato il dettato del Decreto? Il tutto per sostanze cancerogene e tossiche con impatto devastante e, in alcuni casi, permanente, sull'ambiente e sulla salute della popolazione. Il caso di Bussi potrebbe essere paradigmatico per l'applicazione di queste incredibili norme che mettono alla mercé del profitto il diritto alla salute, visto che la vera bonifica potrebbe essere rimandata sine die facendo permanere per i prossimi decenni il solo trattamento delle acque a valle dell'area inquinata.
La seconda norma, contenuta nell'Art.9, a prima vista appare sacrosanta, visto che si applica ai casi di mancata spesa dei fondi comunitari, arrivando a commissariare le realtà che presentano ritardi. In realtà, il provvedimento di commissariamento può arrivare non solo per superare “inadempienze” ma anche per scavalcare non meglio precisate “criticità” facilitando l'iter amministrativo. La Regione sarebbe solo “sentita” prima del Commissariamento. Nel caso della mega-centrale a biomasse Powercrop, su cui il consiglio regionale ha espresso un chiaro dissenso, è facile prevedere la riproposizione di un commissario, dopo che quello nominato recentemente è decaduto a seguito della dichiarazione di incostituzionalità da parte della Corte Costituzionale di una norma voluta dal Governo Monti nel 2012 delle stesso tenore di quella rientrata ora dalla finestra nel cosiddetto “Decreto del Fare”.

qui sotto il testo dei due articoli citati del Decreto.

ARTICOLO 41.

(Disposizioni in materia ambientale).

1. L’articolo 243 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni, è sostituito dal seguente:

« ART. 243. (Gestione delle acque sotterranee emunte) 1. Nei casi in cui le acque di falda contaminate determinano una situazione di rischio sanitario, oltre all’eliminazione della fonte di contaminazione ove possibile ed economicamente sostenibile, devono essere adottate
misure di attenuazione della diffusione della contaminazione conformi alle finalità generali e agli obiettivi di tutela, conservazione e risparmio delle risorse idriche stabiliti dalla parte terza.

2. Gli interventi di conterminazione fisica o idraulica con emungimento e trattamento delle acque di falda contaminate sono ammessi solo nei casi in cui non è altrimenti possibile eliminare,
prevenire o ridurre a livelli accettabili il rischio sanitario associato alla circolazione e alla diffusione delle stesse. Nel rispetto dei princìpi di risparmio idrico di cui al comma 1, in tali evenienze
deve essere valutata la possibilità tecnica di utilizzazione delle acque emunte nei cicli produttivi in esercizio nel sito stesso o ai fini di cui al comma 6.

3. Ove non si proceda ai sensi dei commi 1 e 2, l’immissione di acque emunte in corpi idrici superficiali o in fognatura deve avvenire previo trattamento depurativo da effettuare presso un apposito impianto di trattamento delle acque di falda o presso gli impianti di trattamento delle acque reflue industriali esistenti e in esercizio in loco, che risultino tecnicamente idonei.

4. Le acque emunte convogliate tramite un sistema stabile di collettamento che collega senza soluzione di continuità il punto di prelievo di tali acque con il punto di immissione delle stesse, previo trattamento di depurazione, in corpo ricettore, sono assimilate alle acque reflue industriali che provengono da uno scarico e come tali soggette al regime di cui alla parte terza.

5. In deroga a quanto previsto dal comma 1 dell’articolo 104, ai soli fini della bonifica delle acque sotterranee, è ammessa la reimmissione, previo trattamento, delle acque sotterranee nello stesso acquifero da cui sono emunte. Il progetto previsto all’articolo 242 deve indicare la tipologia di trattamento, le caratteristiche quali-quantitative delle acque reimmesse, le modalità di reimmissione e le misure di messa in sicurezza della porzione di acquifero interessato dal sistema di estrazione e reimmissione. Le acque emunte possono essere reimmesse, anche mediante reiterati cicli di emungimento e reim missione, nel medesimo acquifero ai soli fini della bonifica dello stesso, previo trattamento in un impianto idoneo che ne riduca in modo effettivo la contaminazione, e non devono contenere altre acque di scarico né altre sostanze.

6. In ogni caso le attività di cui ai commi 2, 3, 4 e 5 devono garantire un’effettiva riduzione dei carichi inquinanti immessi nel l’ambiente; a tal fine i valori limite di emissione degli scarichi degli
impianti di trattamento delle acque di falda contaminate emunte sono determinati in massa.».


ARTICOLO 9.

(Accelerazione nell’utilizzazione dei fondi strutturali europei).

2. Al fine di non incorrere nelle sanzioni previste dall’ordinamento dell’Unione europea per i casi di mancata attuazione dei programmi e dei progetti cofinanziati con fondi strutturali europei e di sottoutilizzazione dei relativi finanziamenti, relativamente alla programmazione 2007-2013, lo Stato, o la Regione, ove accertino ritardi ingiustificati nell’adozione di atti di competenza degli enti
territoriali, possono intervenire in via di sussidiarietà, sostituendosi all’ente inadempiente secondo quanto disposto dai commi 3 e 4 del presente articolo.

3. Le amministrazioni competenti all’utilizzazione dei diversi fondi strutturali, nei casi in cui riscontrino criticità nelle procedure di attuazione dei programmi, dei progetti e degli interventi di cui al comma 2, riguardanti la programmazione 2007-2013, convocano una Conferenza di servizi al fine di individuare le inadempienze e accertarne le eventuali cause, rimuovendo, ove possibile, gli ostacoli verificatisi.

4. Ove non sia stato possibile superare le eventuali inadempienze nel corso della Conferenza di servizi di cui al comma 3, le amministrazioni, per la parte relativa alla propria competenza, comunicano all’ente territoriale inadempiente i motivi di ritardo nell’attuazione dei programmi, progetti e interventi di cui al comma 2 e indicano quali iniziative ed atti da adottare. In caso di ulteriore mancato adempimento, entro il termine di 30 giorni dalla comunicazione, l’amministrazione dello Stato, sentite le Regioni interessate, adotta le iniziative necessarie al superamento delle criticità riscontrate, eventualmente sostituendosi all’ente inadempiente attraverso la nomina di uno o più commissari ad acta.