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giovedì 2 aprile 2015

DDL Madia: il Governo non si nasconda dietro ai referendum dell'Acqua per privatizzarla


 
DDL Madia: il Governo non si nasconda dietro ai referendum dell'Acqua per privatizzarla

In questi giorni è in discussione in commissione Affari Costituzionali il disegno di legge delega Madia sulla pubblica amministrazione che prevede anche la razionalizzazione delle partecipate agli articoli 14 e 15.

Questo Governo, come i precedenti, insistono a creare occasioni per favorire i processi di privatizzazione dell'Acqua e dei Servizi Pubblici Locali in barba all'esito dei referendum 2011. Senza usare mai la parola privatizzazione né obbligare ad essa, il Governo ha inserito norme nella Legge di Stabilità e nel decreto "Sblocca Italia" per favorirle incentivando le dismissioni delle quote azionarie in mano agli Enti Locali e favorendo economicamente i soggetti privati e i processi di aggregazione tra le aziende che gestiscono il servizio idrico. Facile conseguenza dal momento che gli Enti Locali sono in forte sofferenza, grazie alle politiche governative degli ultimi 20 anni.

Dalle agenzie (http://www.publicpolicy.it/pa-norme-acqua-ue-referendum-relatore-pubblica-45540.html) il relatore Sen. Pagliari parla dell'art. 15 approvato in Commissione Affari Costituzionali sostenendo che l'acqua resterà pubblica. E' scorretto usare e nascondersi dietro al referendum sull'acqua del 2011, che riguardava anche gli altri servizi pubblici locali, mentre altre parti del testo portano ad una sempre più veloce privatizzazione degli stessi SPL.

Il Sen. Pagliari mistifica la realtà e si dipinge quale difensore dell'acqua pubblica ma, nella versione dell'articolo approvata in commissione, se da una parte si inseriscono nel testo parole per il rispetto dell'esito referendario, dall'altra si incentivano aggregazioni tra aziende fino alla perdita del controllo pubblico delle stesse e soprattutto si continua a limitare la possibilità di gestione pubblica. Tale limitazione è in contrasto con la disciplina comunitaria che tutela la gestione tramite aziende di diritto pubblico quale possibile scelta degli Stati membri e dei rispettivi Enti Locali.
Così la maggioranza va sicuramente contro all'esito referendario.

La delega in bianco al Governo sulla pubblica amministrazione privatizzerà ulteriormente la gestione dell'acqua nel nostro Paese. Ricordiamo alla maggioranza e a questo Governo che per rispettare la volontà popolare espressa con i referendum è sufficiente approvare  la legge d'iniziativa popolare "Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico" che rimane indiscussa in Parlamento dal 2007 e depositata nuovamente in questa legislatura alla Camera dall'intergruppo parlamentare per l'Acqua Bene Comune.

venerdì 19 settembre 2014

Per il diritto all'Acqua contro le privatizzazioni

Domani sarò all'Assemblea macroregionale del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

Per il diritto all'acqua contro la privatizzazione dei beni comuni

ALTROVE - TEATRO DELLA MADDALENA
PIAZZETTA CAMBIASO 1 – GENOVA (centro storico)
SABATO 20 SETTEMBRE, ORE 10 - 17

Di seguito i dettagli dell'incontro:

http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/index.php?option=com_content&view=article&id=2809:diritto-allacqua-pensare-globale-agire-locale&catid=53&Itemid=67

martedì 2 settembre 2014

Slocca Italia. L'ennesimo decreto di deregolamentazione “selvaggia” a danno del Paese

Slocca Italia. L'ennesimo decreto di deregolamentazione “selvaggia” a danno del Paese
di Sauro Turroni - 01 Settembre 2014

Un’analisi puntuale delle norme del famigerato decreto la cui approvazione - se dovesse avvenire – darebbe un colpo mortale all’integrità fisica, all’identità culturale, alla vivibilità e alla bellezza dell’Italia. Chi può, intervenga, o - se ha l'autorità per farlo e non fa -  taccia per sempre

Ci chiediamo ancora una volta come potrà essere firmato dal Capo dello Stato un decreto del genere, del tutto privo dei necessari requisiti di necessità ed urgenza e contenente materie del tutto disomogenee.

Ormai è prassi: questo Governo opera solo attraverso decreti legge che hanno carattere ordinamentale, sottrae materie di competenza parlamentare alla discussione e approva ogni provvedimento facendo ricorso alla fiducia, introducendo così di fatto la più grave riforma costituzionale, trasformando le camere in semplici ratificatrici delle decisioni dell'esecutivo. In più, come se non bastasse, introduce norme in contrasto con la Costituzione.

Il decreto, se possibile, rispetto alle bozze conosciute è peggiore di quelle circolate fino ad ora. Analizzarlo tutto richiedere pagine e pagine di note e commenti, atteso che praticamente ogni riga è volta ad una deregulation selvaggia volta afavorire non solo, come si afferma , gli investimenti, ma anche e soprattutto la manomissione dell’Italia e in molti casi anche delle casse dello Stato.

Partiamo dall’inizio.

Art.1- Il commissario alla ferrovia Napoli Bari non solo approva i progetti ma anche li predispone, e può appaltare i lavori sulla base di un progetto preliminare, cioè di elaborati che non sono in grado di consentire la individuazione, la misurazione e la quantificazione esatta delle opere da realizzare. Fioriranno gli “imprevisti”, le “varianti in corso d’opera” e tutte quelle altre diavolerie ben note alle imprese e alla magistratura, che sono state alla base del sistema di tangentopoli e della esplosione e moltiplicazione dei costi.

In ogni caso il commissario prima approva da solo i progetti e poi …solo successivamente li sottopone alla conferenza dei servizi. Una procedura davvero bizzarra, che non fa alcun cenno alla VIA che pure è un obbligo europeo imprescindibile per questo tipo di opere.

Se i rappresentanti delle amministrazioni che tutelano la salute , l'ambiente o i Beni Culturali non sono d'accordo il commissario stesso può, in 7 giorni, approvare ugualmente il progetto, facendo prevalere un interesse di tipo economico rispetto ad altri interessi costituzionalmente garantiti, andando contro tranquillamente a consolidate e ripetute ordinanze della Corte Costituzionale.

Ritorna in grande spolvero il silenzio assenso, fonte di ogni possibile corruttela, molto apprezzato dai mascalzoni di ogni risma che non rischiano nulla, non dovendo firmare nessun atto amministrativo essendo sufficiente fare passare un po’ di tempo e ogni intervento è assentito automaticamente semplicemente … ponendo la richiesta in fondo alla pila di quelle depositate.

Desta enorme preoccupazione l’articolo riguardante le terre e rocce di scavo (art.12) . Occorre ricordare che fin dal primo atto del governo Berlusconi del 2001, la legge obiettivo, il ministro Lunardi cercò di impapocchiare la materia tentando di …diluire l’inquinamento degli scavi della Bologna-Firenze (dove aveva operato con la sua Roksoil) e che la questione è molto delicata avendo nel tempo consentito di celare nelle terre provenienti da scavi ogni tipo di velenoso inquinante.

Il fatto che reimpiegando le terre e le rocce di scavo in interventi infrastrutturali anche lontani consenta di non considerarle più rifiuto desta ogni tipo di preoccupazione : nessuno avrà più il diritto di controllare un materiale che non è più rifiuto, nessuno dovrà più tracciarlo e potrà essere portato ovunque. Le conseguenze sono facilmente immaginabili. I Casalesi ringraziano sentitamente.

Forza con gli inceneritori (art.15) I sindaci impegnati a ridurre i rifiuti nel loro territorio e conseguentemente, se dotati di inceneritore, intenzionati a ridurre progressivamente le quantità da incenerire vedono le loro politiche andare in fumo : il governo farà un suo piano nazionale e definirà gli inceneritori esistenti ( e quelli previsti ) strategici e quindi che dovranno funzionare a pieno regime, mandando in soffitta ogni proposito di azione virtuosa.

Ai cittadini che si impegnano a fare riciclo e raccolta differenziata viene dimostrato che i loro sforzi sono vani, i loro polmoni continueranno ad essere inquinati per i rifiuti che vengono da altrove, distruggendo in un sol colpo il principio della autosufficienza territoriale alla base di ogni pianificazione in materia di rifiuti.

Semplificazioni in materia di paesaggi tutelati (art.18 e 19): con la scusa della piccola dimensione gli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili non sono più soggetti alla autorizzazione paesaggistica: si tratta di una norma incostituzionale atteso che, come è noto la tutela del paesaggio prevale nei confronti di ogni altro interesse ancorchè economico: distruggere un paesaggio tutelato è facile, basta davvero poco e il nostro Bel Paese ha subito fin troppe manomissioni senza che ad esse si dovessero aggiungere quelle facilitate da Renzi (che del resto detesta le Soprintendenze).

Vietato chiedere maggiori standard di sicurezza (art. 22): costa troppo e se chi realizza l’infrastruttura lo sostiene non si dovrà fare quello che un più adeguato livello di sicurezza avrebbe richiesto. Si blocca così il meccanismo evolutivo delle norme che proprio in materia di sicurezza procedono da tempo per successive implementazioni. Costa troppo dice Renzi, invece di capire che minori incidentalità significano enormi risparmi di spese e di costi sociali.

Ancora unità di missione (art.23) Invece di cercare di far funzionare la P.A. si torna a riproporre la salvifica “Unità di Missione” che opera con propri procedimenti, modalità operative ecc. sostituendo uffici e strutture pagate per fare il lavoro che si concentra nelle UdM. Sempre e solo procedure straordinarie , senza capire che questo modello fallimentare ha già dimostrato tutti i suoil imiti, anche di corruttibilità e di aumento dei costi.

Questa volta la scusa non sono le calamità o le grandi opere, il meccanismo perverso derivante dai meccanismi della straordinarietà viene applicato pari pari anche alle piccole opere. In più, oltre a creare nuove strutture che rispondono ad un potere sempre più centrale, si distrugge definitivamente il principio costituzionale della terzietà della amministrazione pubblica, facendola diventare uno strumento di diretta emanazione del potere politico che la nomina e la tiene accanto a sè.

Un’altra norma in favore dei lottizzatori, art. 36, 3 comma : si consente a chi lottizza di realizzare le opere di urbanizzazione a spizzichi e bocconi, per “stralci “funzionali” dando garanzia alle amministrazioni pubbliche , che poi dovranno gestirli e mantenerli, solo per assicurare la coerenza dell’opera di urbanizzazione parzialmente attuata con la restante e futura parte.

Chi impedirà dunque agli speculatori di fare stralci solo su misura delle proprie esigenze di guadagno, rinviando la realizzazione di quelle opere di maggior costo ed impegno ad un futuro incerto, assicurandosi la parte di profitto assicurata dalle costruzioni edilizie e rinviando sine die gli obblighi di completare le urbanizzazioni . Immaginiamo cosa succederà delle urbanizzazioni secondarie : mai vedranno la luce.

Ancora deregulation in edilizia, nel paese degli abusi e dei condoni (art.37) alcune norme riguardano ancora una volta le semplificazioni edilizie, mentre ciò di cui ha bisogno l'Italia sono piuttosto dei rigorosi controlli ma di questo non si parla: tutto è nelle mani dei responsabili, diretti e indiretti, dell'abusivismo e del massacro dell'Italia con cemento e asfalto.

In un paese fragile come il nostro l’unica preoccupazione sembra essere quella del fare presto e non del fare bene. E quindi si inventano procedure con sempre meno controlli e verifiche con lo Stato che rinuncia alla funzione di garante della pubblica incolumità, del rispetto dei beni comuni e del patrimonio storico artistico , nonché della sicurezza.

Infatti i termini delle verifiche sono sempre più ridotti, a pochi giorni ormai, e in caso di prolungarsi dei tempi ecco che scatta l’automatica nomina del responsabile del procedimento a commissario ad acta, che assume da solo la responsabilità di assicurare che l’edificio direttamente realizzabile per previsione di PRG o di Piano Particolareggiato risponda ai requisiti di sicurezza sismica, idraulica, idrogeologica eccetera. E se il commissario ad acta non agisce nei termini dei 30 gg ecco che scatta il silenzio assenso. Il geometra a scavalco di un piccolo comune si sostituirà quindi a ministeri, uffici regionali e anche provinciali , a AUSL e enti simili ? Ma di che parlano ?

E, naturalmente, per coloro che hanno perso tempo (?) scattano meccanismi risarcitori nei confronti di chi deve intervenire. I risultati di questo modo di fare “riforme” dimostrando di non conoscere nulla della P.A: e anzi avendola in odio sono sicuri: i funzionari si metteranno sempre più con le spalle appoggiate al muro, individueranno ogni possibile cavillo pur di poter esprimere comunque un parere che li metta al sicuro da richieste di danni o da altre vessazioni e chi ci rimetterà saranno i cittadini e il nostro territorio. La PA è lì per risolvere i problemi dei cittadini, Renzi la rende ancor più un soggetto propenso a risolvere i problemi delle proprie terga.

Aiuti agli immobiliaristi (artt.42, 43 e 44 ) è nota l’enorme quantità di immobili invenduti realizzati dalla speculazione edilizia che li ha ora sul groppone. Le norme introdotte cercano di dare una boccata di ossigeno a chi ha speculato e ora non riesce a vendere. L’art. 44 si occupa di edifici esistenti e propone talune agevolazioni per il loro recupero anche dal punto di vista dell’efficienza energetica. Una ipotesi di lavoro che avrebbe potuto essere positiva se inquadrata in programmi dei Comuni e non lasciata alla casualità dell’incontro fra operatori immobiliari e attuali proprietari. Senza dubbio quello degli immobiliaristi è decisamente l’ultimo dei settori economici da aiutare !

Il demanio terra di conquista per operazioni immobiliari: un nuovo sacco d’Italia (art.45). E’ un vecchio pallino dei governi di ogni colore : utilizzare il demanio pubblico per fare cassa ma a tanto non eravamo mai arrivati : non è lo Stato che decide quali beni alienare ma sono soggetti che gestiscono fondi comuni di investimento o altri imprenditori immobiliari europei che, scegliendo fior da fiore, individuano le operazioni immobiliari più appetibili e fanno una proposta, bontà loro, al Presidente del Consiglio, con uno studio di fattibilità in cui indicano cosa vogliono fare.

Il presidente del Consiglio decide cosa consentire agli speculatori con cui fa un bell’accordo di programma, incassando caso mai qualche opera di interesse pubblico in cambio del bene demaniale di cui viene cambiata destinazione urbanistica, funzione, uso.

Che potrebbe fare qualche magnate russo o cinese nella Reggia di Caserta? Oppure nelle decine di chiese sconsacrate appartenenti al demanio? Una catena di ristoranti o di centri benessere con attività “a luci rosse”? E una qualche Disneyland in area archologica ? In fondo ne abbiamo tante! Sarebbero tutte cose “fattibili” secondo i criteri individuati dal decreto che si preoccupa solo dei soldi che può ricavare da queste operazioni . E’ vero, servono gli standard urbanistici, meno male che Renzi è stato sindaco e ci pensa a queste cose.

Peccato che la pianificazione urbanistica salti così totalmente, che la preventiva valutazione della interesse dello Stato di mantenere la demanialità e la disponibilità del bene venga cancellata, che in nessuna riga del decreto venga prevista la partecipazione dei cittadini ad atti così rilevanti che riguardano la loro città e il loro territorio, assicurati persino dalla legge urbanistica fascista del 1942 e cancellati dal democratico governo voluto dal 40% dei votanti alle europee, che i Comuni, finora titolari delle competenze in materia di governo del territorio, diventino semplici comparse in una vicenda difficile perfino a credersi. Come ciliegina sulla torta, ovviamente, c’è anche la possibilità che la Cassa Depositi e Prestiti finanzi l’intervento.

Art. 49 , ancora un attacco per sdemanializzare i beni della difesa di interesse culturale e storico artistico : dopo 60 giorni dall’invio degli elenchi alle Soprintendenze scatta il silenzio assenso e per quei beni è automaticamente dichiarata l’assenza di interesse artistico,storico, archeologico, etnoantropologico, culturale e paesaggistico, per essi non si applicano le disposizioni del codice dei Beni Culturali e paesaggistici, sono sdemanializzati e quindi alienabili.

La norma, in coerenza con tutte le altre emanate in precedenza per la vendita del patrimonio storico artistico della Nazione., è assai grave in quanto gli immobili di cui non viene riconosciuto un interesse tale da impedirne l’alienabilità e il mantenimento nel demanio dello Stato, anche se meritevoli di tutela, non sono più assoggettati alle disposizioni del codice di Beni Culturali per cui , un edificio pregevole, non necessariamente di qualità tale da richiedere la sua conservazione nel demanio, diventa trasformabile, abbattibile, ristrutturabile ecc. senza che nessuno si occupi e si preoccupi della coerenza dell’intervento con la qualità del bene.

Numerosi sono i commi che regolamentano, nuovamente intervenendo su una materia, la vendita degli immobili pubblici, che ha subito innumerevoli modifiche legislative a brevissima distanza di tempo, tutte sovrapponentisi le une alle altre senza avere altro obiettivo da quello di far cassa e disposti a tutto pur di riuscirci. Perfino a cedere beni a società con capitale sociale di 10.000 euro, costituite ad hoc, come previsto dal decreto legge 30 novembre 2013, n. 133 convertito con legge 29 gennaio 2014, n. 5 recante: «Disposizioni urgenti concernenti l’IMU, l’alienazione di immobili pubblici e la Banca d’Italia> nel quale un intero titolo si occupa proprio di alienazioni..

Art.57-60 quater .Pacchetto 12 . Servizi pubblici locali ? Quotiamoli in Borsa Questa parte del decreto che riguardava l’obbligatoria quotazione in Borsa delle società che si occupano di rifiuti, acqua, trasporti pubblici ecc. sembra essere stata per ora accantonata e dovrebbe trovare invece posto nella futura legge di stabilità. Inutile sottolineare la gravità di simili disposizioni che vanno anche contro a quanto deciso dagli italiani col referendum.

Art. 63. Le mani su Bagnoli e Coroglio . Si tratta di un’ articolo di straordinaria gravità : viene distorto il riferimento all’art. 117 della Costituzione per stabilire le destinazioni urbanistiche dell’area di Bagnoli, definendole “livelli essenziali delle prestazioni” per poi affidare come è ormai prassi consolidata ad un commissario la realizzazione di quello che il governo ha stabilito attraverso un programma di riqualificazione urbana. Il commissario lo nomina il governo. Avete già capito.

Il programma deve anche prevedere un ampio elenco di opere infrastrutturali di ogni tipo, tutte poste a carico dello Stato, da realizzarsi, insieme con gli interventi privati e le altre opere e interventi, compresa la bonifica, da parte di un “soggetto attuatore” da scegliersi con evidenza pubblica ma di cui non sono indicati né requisiti, né qualificazione né altre caratteristiche tali da consentire la individuazione dei soggetti aventi titolo a partecipare alla selezioe.

E’ evidente che il Governo vuole avere mani libere nella scelta del soggetto attuatore tanto più che quest’ultimo in soli 40 giorni deve fare tutti i progetti, i piani urbanistici, definire le infrastrutture, predisporre VAS e VIA.

Chi può farlo se non qualcuno che ha da tempo le mani in pasta ? Il soggetto attuatore inoltre ha la possibilità di definire volumetrie aggiuntive e premiali, destinazioni d’uso ulteriori ecc, insomma a lui sono attribuiti i compiti propri della Amministrazione comunale a cui la legge, finora , aveva attribuito la potestà in materia urbanistica.

Ovviamente del tutto assenti, di nuovo contro ogni disposizione legislativa vigente e anche contro il diritto comunitario e le convenzioni internazionali, la partecipazione dei cittadini alle decisioni riguardanti le trasformazioni urbanistiche del loro territorio. Inutile dire che perfino il cavalier Benito Mussolini non si era spinto a tanto.

Tutto da approvarsi in conferenza di servizi, da concludersi in 30 giorni, compresi Via e Vas. Una beffa bell’e buona.

Nel Pacchetto 13 – Cosa non si fa per l’Energia ( rt. 70 – 71) ci sono altre norme inaccettabili : i gasdotti e gli oleodotti e gli stoccaggi rivestono interesse strategico ma ad essi , non soddisfatti delle norme esistenti, aggiunte nel 2004 dal Governo Berlusconi al DPR 327/2001, che consentivano all’approvazione di gasdotti e oleodotti di sostituirsi alla VIA e di fare variante urbanistica, ora la medesima approvazione potrà anche costituire variante ai Piani Paesaggistici, ai Piani dei parchi e ad ogni altro piano di tutela comunque denominato, di nuovo contro il dettato Costituzionale.

Ovviamente ogni demanio pubblico è obbligato ad accettare le proposte di attraversamento di chi fa gasdotti e oleodotti e in caso di ritardi scatta il solito silenzio assenso anche per chi massacra foreste.

Sono resi ancora più remunerativi gli stoccaggi e se ci sono dubbi sulla loro pericolosità poco importa: sono di interesse strategico anch’essi. Si introduce la libertà di prospezione e di ricerca di idrocarburi, con buona pace della subsidenza che, nel caso di estrazioni “sperimentali” in mezzo al mare, deve essere accertata a posteriori : se si verifica una subsidenza, ci si deve fermare ; se non emerge un fenomeno del genere, i programmi sperimentali della durata di 5 anni possono essere prolungati di altri 5.

venerdì 29 agosto 2014

RENZI PEGGIO DI BERLUSCONI: BENI COMUNI QUOTATI IN BORSA

RENZI PEGGIO DI BERLUSCONI:  BENI COMUNI QUOTATI IN BORSA
#BeniComuni #AcquaPubblica


di Marco Bersani (Attac Italia)
Renzi peggio di Berlusconi. Se quest’ultimo, non più tardi di due mesi dalla straordinaria vittoria referendaria sull’acqua del giugno 2011, aveva provato s rimettere in campo l’obbligatorietà della privatizzazione dei servizi pubblici locali (bocciata l’anno successivo dalla Corte Costituzionale), Renzi con il “pacchetto 12” contenuto nello “Sblocca Italia” fa molto di più.

Questa volta non si parla “solo” di privatizzazione, bensì di obbligo alla quotazione in Borsa: entro un anno dall’entrata in vigore della legge, gli enti locali che gestiscono il trasporto pubblico locale o il servizio rifiuti dovranno collocare in Borsa o direttamente il 60%, oppure una quota ridotta, a patto che privatizzino la parte eccedente fino alla cessione del 49,9%.

Se non accetteranno il diktat, entro un anno dovranno mettere a gara la gestione dei servizi; se soccomberanno otterranno un prolungamento della concessione di ben 22 anni e 6 mesi!

Come già Berlusconi, anche Renzi si mette la foglia di fico di non nominare l’acqua fra i servizi da consegnare ai capitali finanziari; ma, a parte il fatto che il referendum non riguardava solo l’acqua, bensì tutti i servizi pubblici locali, è evidente l’effetto domino del provvedimento, sia sulle società multiutility che già oggi gestiscono più servizi (acqua compresa), sia su tutti gli enti locali che verrebbero inevitabilmente spinti a privatizzare tutto, anche per poter usufruire delle somme derivanti dalla cessione di quote, che il Governo pensa bene di sottrarre alle tenaglie del patto di stabilità.

Nel pieno della crisi sistemica, ecco dunque il cambio di verso dello scattante premier: non più l’obsoleta privatizzazione dei servizi pubblici locali, bensì la loro diretta consegna agli interessi dei grandi capitali finanziari, che da tempo attendono di poter avviare un nuovo ciclo di accumulazione, attraverso “mercati” redditizi e sicuri (si può vivere senza beni essenziali?) e gestiti in condizione di monopolio assoluto (per un solo territorio vi è un solo acquedotto, un solo servizio rifiuti).

Da queste norme, traspare in tutta evidenza l’idea non tanto dell’eliminazione del “pubblico” –quello è bene che rimanga, altrimenti chi potrebbe organizzare il controllo sociale autoritario delle comunità?- bensì della sua trasformazione da erogatore di servizi e garante di diritti, con un’eminente funzione pubblica e sociale, in veicolo per l’espansione della sfera d’influenza degli interessi finanziari sulla società.

Naturalmente, è ancora una volta la Cassa Depositi e Prestiti ad essere utilizzata per questo enorme disegno di espropriazione dei beni comuni: come già per la dismissione del patrimonio pubblico degli enti locali, è già allo studio un apposito fondo per finanziare anche la privatizzazione dei servizi pubblici locali.

Emerge, oggi più che mai, la necessità di una nuova, ampia e inclusiva mobilitazione sociale, che deve assumere la riappropriazione della funzione pubblica e sociale dell’ente locale come obiettivo di tutti i movimenti in lotta per l’acqua e i beni comuni, e di una nuova finanza pubblica e sociale, a partire dalla socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti.

E, poiché il disegno di espropriazione dei servizi pubblici locali viene portato avanti con il pieno consenso dell'Anci, espresso a più riprese dal suo Presidente Piero Fassino, una domanda sorge spontanea: non è il momento per i molti Sindaci che ancora non hanno abdicato al proprio ruolo di primi garanti della democrazia di prossimità per le comunità locali, di iniziare a ragionare su un'aggregazione alternativa degli enti locali, fuori e contro un Anci al servizio dei poteri forti?

Marco Bersani (Attac Italia)

domenica 24 agosto 2014

Acqua pubblica nelle città metropolitane

Felicissima di vedere #AcquaPubblica gestita con società di diritto pubblico al primo punto amministrativo per le città metropolitane! :D
Resto a disposizione di tutte e tutti per parlare di ripubblicizzazione :)
Lavoriamoci insieme :)
Federica, quella Daga.

Il Partito Unico ha dimostrato di voler ridurre sempre di più la sovranità popolare e l’uso degli strumenti di partecipazione popolare alla vita democratica (referendum e leggi di iniziativa popolare). La riforma costituzionale in discussione prevede un Senato nominato dai consiglieri regionali. La riforma delle province e delle città metropolitane ha previsto che i relativi consigli siano nominati dagli stessi consiglieri comunali già eletti nelle province. Eletti che nominano eletti, contravvenendo ai principi della “Carta europea dell’autonomia locale”, sottoscritta dall’Italia nel 1985 e ratificata con la legge 439/1989, che all’art. 3 testualmente recita che i consigli e assemblee delle autonomie locali siano "...costituiti da membri eletti a suffragio libero, segreto, paritario, diretto ed universale..."
Con questo sistema, nei futuri Consigli (e al Senato) troveremo solo i grandi partiti grazie al fatto che si eleggeranno da soli senza dover passare dalla consultazione popolare, decideranno ancora su scuole, trasporti, ambiente e territorio, tutti rigorosamente non eletti.
Il Movimento 5 Stelle si è sempre opposto e continuerà a farlo agli organi istituzionali intermedi tra comuni e regioni, che siano essi eletti a suffragio universale o in modo indiretto, e ritiene che siano sempre i cittadini a dover eleggere i propri organi legislativi e amministrativi.
Con un voto in rete si è deciso comunque di prendere parte esclusivamente alle elezioni costituenti per le città metropolitane, pertanto i consiglieri comunali eletti nelle liste del M5S nei comuni facenti parte delle città metropolitane organizzeranno delle liste.
Il M5S si è sempre caratterizzato per essere “altro” rispetto ai partiti tradizionali e ha rifiutato accordi e compromessi, candidature in cambio di voti, portando avanti con coerenza il programma elettorale per il quale gli elettori lo hanno votato.
Pertanto il M5S presenterà delle liste di candidati interamente composte da consiglieri del M5S e se qualcuno dei consiglieri eletti con altre forze politiche o liste civiche crede davvero nella democrazia e nella rappresentanza del popolo, potrà sottoscrivere le nostre liste al fine di permetterne la presentazione, senza che ciò porti nulla in cambio.
Il M5S si prefiggerà nelle città metropolitane i seguenti scopi:
Aprire l'istituzione ai cittadini: poter conoscere tempestivamente le discussioni in atto, avere accesso agli atti e metterli a disposizione dei cittadini e delle forze civiche non collegate ai partiti.
Garantire la democrazia ai cittadini e ai Comuni: nella fase di elaborazione dello statuto, attivarsi affinché il consiglio e il sindaco metropolitani vengano eletti direttamente dai cittadini, garantendo una rappresentanza di tutte le aree territoriali e di tutte le forze politiche, e introdurre meccanismi di democrazia diretta e partecipativa, sia per i cittadini che per i Comuni interessati, evitando che la città metropolitana diventi il modo per imporre dall'alto le decisioni ai territori interessati.
Difendere il territorio e il bene comune: negli argomenti di competenza della città metropolitana (rifiuti, acqua, trasporti, pianificazione territoriale), portare avanti il programma del Movimento per opporsi alla privatizzazione dei beni comuni e alla devastazione del territorio.

PROGRAMMA NELLA FASE COSTITUENTE
Nella fase costituente del consiglio metropolitano (settembre – dicembre 2014), i consiglieri metropolitani eletti nelle liste del Movimento 5 Stelle si impegneranno a portare avanti le seguenti proposte:
1. Elezione diretta e rappresentativa del consiglio e del sindaco metropolitano. Il consiglio dovrà essere eletto in parte con un sistema che garantisca una rappresentanza di tutte le aree della città metropolitana (es. collegi uninominali maggioritari) e in parte con un sistema di riequilibrio che garantisca la presenza anche delle forze politiche minori (es. proporzionale). Questo dovrà avvenire indipendentemente dalla frammentazione del comune capoluogo; a tale scopo il M5S si rende disponibile a portare avanti le relative proposte in Parlamento se necessario.
2. Introduzione nello statuto metropolitano di strumenti di democrazia diretta e partecipativa. Si proporrà di inserire nello statuto sia il referendum deliberativo senza quorum, attivabile sia su proposta dei cittadini che su proposta di un certo numero di Comuni indipendentemente dalla loro dimensione, che la proposta di delibera di iniziativa popolare o comunale.
3. Garanzia dell'autonomia dei Comuni rispetto alle decisioni metropolitane. Si proporrà di inserire nello statuto un meccanismo di convalida delle delibere metropolitane che riguardino una specifica area della città metropolitana, prevedendo per una maggioranza qualificata dei Comuni interessati la possibilità di bloccarle.

PROGRAMMA AMMINISTRATIVO
Durante la gestione amministrativa vera e propria, i consiglieri eletti porteranno avanti il programma nazionale del Movimento 5 Stelle. In particolare, si ricordano le linee guida su alcune delle competenze fondamentali della città metropolitana:
1. Acqua. Garanzia della proprietà pubblica della gestione del sistema idrico integrato e sua trasformazione in società di diritto pubblico, in applicazione dei referendum del 2011.
2. Rifiuti. Opposizione agli inceneritori e promozione invece della raccolta differenziata porta a porta in modo spinto, del compostaggio e di tecnologie avanzate di raccolta, differenziazione e trattamento a freddo dei rifiuti.
3. Trasporti e infrastrutture. Opposizione alle grandi opere inutili e investimento sui servizi per i pendolari, garantendo anche quelli non direttamente remunerativi. Integrazione operativa e tariffaria dei servizi su tutta l'area metropolitana. Promozione del trasporto pubblico rispetto a quello privato, riducendo gli investimenti stradali per il trasporto privato al minimo necessario.
4. Pianificazione territoriale. Stop al consumo di territorio, privilegiando invece la riconversione di aree ex industriali e la ristrutturazione del patrimonio edilizio esistente. Individuazione e difesa urbanistica delle aree agricole, dei boschi e dei parchi.

http://www.beppegrillo.it/m/2014/08/il_movimento_e_1.html

venerdì 13 giugno 2014

L'Acqua Pubblica compie 3 anni!

Buon Compleanno ai referendum per l'Acqua Pubblica.

Sono passati tre anni dal 13 giugno 2011.
Quel giorno 27 milioni di persone hanno scelto di gestire l'Acqua fuori da logiche di mercato e senza possibilità di far profitto su di essa.

Due anni di impegno civile radicato sui territori, con la prima fase di raccolta di 1milione e 400mila firme per il deposito dei quesiti referendari, e la seconda fase di campagna referendaria passata nel quasi totale silenzio dei media e della politica, .
Ma si sparse la voce e almeno 4 milioni di italiani avevano fatto anche il semplice gesto di mettere un volantino nella buca del proprio condominio.

Tre anni fa, a quest'ora, si erano appena chiusi i seggi e iniziava lo spoglio.
Vinse il Sì, erano 27 milioni di Sì.

Tutto questo avvenne nonostante un Presidente del Consiglio avesse invitato gli italiani ad andare al mare in quel fine settimana e un Ministro dell'Interno invitasse a mezzogiorno del 13 giugno a non andare più a votare perché il quorum era stato raggiunto (sperando nell'abbassamento di quel quorum per la notoria bassa affluenza del voto all'estero) 

Ad oggi è ancora evidente il silenzio dei media e della politica perché di Acqua Pubblica non si deve mai parlare tantomeno del rispetto dei referendum, cioè del rispetto della volontà dei cittadini.
Si nascondono così anche gli ulteriori tentativi di privatizzazione di un servizio essenziale alla vita come l'Acqua, come evidente nell'art. 23 dell'ultimo decreto legge IRPEF (sotto riportato).

Il Governo insiste con la ricetta delle politiche di austerità per ridurre il debito pubblico, favola da raccontare obbligatoriamente tutte le sere agli italiani prima di mandarli a dormire.
A marzo avevamo raggiunto 2.120 miliardi di euro, ad aprile siamo a quota 2.146,4 miliardi.
La ricetta comprende dismissione di patrimonio pubblico, privatizzazioni dei servizi pubblici locali, jobs act, grandi opere inutili, colate di cemento, precarizzazione delle vite.
Il filo continuo degli ultimi tre governi non si smentisce, la macchina asfaltatrice non si ferma, è andata in loop.
Con la scusa che "tutti devono fare sacrifici", vengono ad essere sacrificati tutti i beni comuni in nome del Dio Denaro perché il mercato ha fame, molta fame e anche tanta sete.

La domanda sorge spontanea: jobs act, dismissioni e privatizzazioni sono necessarie per ridurre il debito pubblico oppure il costante aumento del debito pubblico è necessario per far passare jobs act, dismissioni e privatizzazioni?

Intanto la legge per l'Acqua Pubblica votata all'unanimità in Regione Lazio lo scorso marzo è oggetto di impugnativa da parte del Governo con motivazioni lontane dalla realtà.
E in Parlamento è stata depositata la legge per l'Acqua Pubblica grazie al lavoro congiunto tra il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua e l'intergruppo parlamentare per l'Acqua Bene Comune della Camera dei Deputati, un testo che riprende la legge di iniziativa popolare depositata nel 2007 sottoscritta da oltre 400mila cittadini.

E' ora di discutere questa legge in Commissione Ambiente.
L'Acqua tornerà ad essere Pubblica se ci sarà, oltre all'azione parlamentare, anche e soprattutto una forte mobilitazione sociale che spinga la politica nella giusta direzione, verso il rispetto della volontà popolare, il rispetto di 27 milioni di Sì.

Prima ti ignorano, poi ti deridono, poi ti combattono, poi Vinci!!!

allegato testo art. 23 decreto legge "Irpef"

AZIENDE MUNICIPALIZZATE
ARTICOLO 23.
(Riordino e riduzione della spesa di aziende, istituzioni e società controllate dalle amministrazioni locali).
1. Fermo restando quanto previsto dall’articolo 3, comma 29, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, e dall’articolo 1, comma 569, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, il Commissario straordinario di cui
all’articolo 49-bis del decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2013, n. 98, entro il 31 luglio 2014 predispone, anche ai fini di una loro valorizzazione industriale, un programma di razionalizzazione delle aziende speciali, delle istituzioni e delle società direttamente o indirettamente controllate dalle amministrazioni locali incluse nell’elenco di cui all’articolo 1, comma 3, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, individuando in particolare specifiche misure:
a) per la liquidazione o trasformazione per fusione o incorporazione degli organismi sopra indicati, in funzione delle dimensioni e degli ambiti ottimali per lo svolgimento delle rispettive attività;
b) per l’efficientamento della loro gestione, anche attraverso la comparazione con altri operatori che operano a livello nazionale e internazionale;
c) per la cessione di rami d’azienda o anche di personale ad altre società anche a capitale privato con il trasferimento di funzioni e attività di servizi.
1-bis. Il programma di cui al comma 1 è reso operativo e vincolante per gli enti locali, anche ai fini di una sua traduzione nel patto di stabilità e crescita interno, nel disegno di legge di stabilità per il 2015.

ps: ringrazio Marco Bersani di Attac Italia 100% per i dati e gli spunti di riflessione forniti.

venerdì 7 marzo 2014

Decreto Salva Roma: arriva la troika anche nella capitale

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Comunicato stampa

Decreto Salva Roma: arriva la troika anche nella capitale


Solo ieri è stato pubblicato il testo del cosiddetto decreto "Salva Roma". Ci sono voluti diversi giorni prima che venisse alla luce visto che era stato licenziato nel Consiglio dei Ministri del 28 febbraio scorso. Un lungo travaglio che, però, non è servito per migliorarne il contenuto.

Anzi, rispetto alle indiscrezioni dei giorni scorsi si tratta di un provvedimento che segnala un deciso cambio di fase nelle politiche governative.
Oltre alle pericolose indicazioni volte a favorire le privatizzazioni, i licenziamenti e la dismissione del patrimonio, si definisce un meccanismo del tutto nuovo nel rapporto tra Governo e Enti Locali, che rischia di creare un allarmante precedente a livello nazionale.


Il comma 4 dell'art. 16, infatti, prevede un vero e proprio commissariamento dell'Amministrazione Capitolina le cui scelte dovranno essere sottoposte ad una versione tutta italiana della "troika": Presidenza del Consiglio, Ministero dell'Interno, Ministero dell'Economia. Il piano triennale di rientro dal debito del Comune di Roma sarà, di fatto, approvato da queste tre istituzioni e Roma sarà solo "sentita" senza avere sostanzialmente voce in capitolo.
Si tratta di gravissima lesione e compressione dell'autonomia degli Enti Locali, si tratta di un attacco frontale ai diritti delle cittadine e dei cittadini, si tratta di un attacco frontale ai beni comuni. Inoltre questo decreto rende sistemico l'attacco agli enti locali e si pone come ultimo obiettivo la scomparsa della funzione pubblica e sociale dell’ente locale, come sin qui lo abbiamo conosciuto, trasformandone il ruolo da erogatore di servizi per la collettività a facilitatore dell’espansione della sfera di influenza dei capitali finanziari e da garante dell’interesse collettivo a sentinella del controllo sociale delle comunità.

Come Coordinamento Romano Acqua Pubblica e insieme a tutto il moviemnto per l'acqua non intendiamo lasciare in mano alle solite lobbies economico-finanziarie ciò che appartiene a tutt* e ci mobiliteremo per scongiurare tutto ciò rilanciando un nuovo modello di città che guardi alla riappropriazione dei beni comuni, alla realizzazione del welfare locale, contro le privatizzazioni e per una gestione partecipativa dei servizi pubblici locali.

Per tutte queste ragioni invitiamo le cittadine e i cittadini che si battono per la tutela dei beni comuni e per un nuovo modello di città contro le politiche di austerity, a partecipare alla mobiltazione al Campidoglio che, insieme a tante altre realtà sociali, si sta organizzando in occasione del consiglio comunale straordinario sul decreto "Salva Roma" previsto per il 13 marzo, per esigere un confronto aperto sulle decisioni che interessano il destino di Roma.


Roma, 07 Marzo 2014. 
 
Coordinamento Romano Acqua Pubblica
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

martedì 31 dicembre 2013

Votiamo il Personaggio Ambiente 2013

E' aperta la votazione per scegliere il Personaggio Ambiente 2013 http://www.personaggioambiente.it/index.php

Nel 2011 il primo premio lo vinse il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua per aver saputo portare 27 milioni di persone al voto e vincere un referendum!

Io ho fatto la mia scelta per il 2013.
Registratevi e votate anche voi :)

domenica 22 dicembre 2013

Roma non si vende: il Governo da che parte sta?

Roma non si vende!
Che si rispetti la volontà popolare dei referendum 2011!

Oggi è iniziata la discussione del decreto cosiddetto Salva Roma alla Camera.

http://t.co/8IrNrtQXU0

giovedì 19 dicembre 2013

ROMA NON SI VENDE!!!

ROMA NON SI VENDE!!!
1milione e 200mila romani hanno affermato votando SI al Referendum del 2011: FUORI I PROFITTI DALL'ACQUA, FUORI L'ACQUA DAL MERCATO.

Oggi invece, 19 dicembre 2013 passa al Senato, il cosiddetto Decreto Salva - Roma e con esso anche l'emendamento 1.30 a prima firma Lanzillotta riformulato dal Governo.

Ogni comma di quell'emendamento è un colpo mortale ad ognuna delle aziende partecipate del Comune di Roma ed è un deliberato colpo a tutti i lavoratori di quelle aziende.

Il Referendum del 2011 era contro la privatizzazione di TUTTI i servizi pubblici locali, quindi: Acqua, Rifiuti, Trasporti in primis.Non mi basta quindi sapere che Acea resterà per il 51% del Comune di Roma, questa è già la situazione attuale!

Ciò che il movimento per l'Acqua Pubblica di Roma chiede è di ripubblicizzare il servizio idrico integrato così come sancito dai referendum.
E' da delinquenti insistere a dichiarare che Acea è rimasta pubblica, la Spa è un'azienda di diritto privato e il suo scopo sociale è quello di realizzare utili da distribuire agli azionisti. Se fossimo di fronte ad un'azienda speciale (di diritto pubblico), e magari anche controllata/partecipata dai lavoratori e dai cittadini romani, tutti gli introiti resterebbero in mano al Comune che potrebbe aumentare gli investimenti nei servizi che eroga.

La Lanzillotta, grandissima privatizzatrice che fa il duo con Bassanini (Presidente della Cassa Depositi e Prestiti), vende ai tempi di Rutelli Sindaco di Roma la Centrale del Latte di Roma e da quel momento dà il via alle privatizzazioni nella Capitale.

Oltre alla questione referendum, qui c'è un deliberato tentativo di vendere tutta Roma, anche il patrimonio pubblico, con il conseguente messaggio che se si può fare nella Capitale allora lo si può fare ovunque nel Paese. 

Il Parlamento non può decidere come debba essere gestita una Città e le vite di quei cittadini! 
E qui scatta il ricatto: il decreto Salva-Roma serve a coprire il buco di bilancio a condizione che si vendano tutte le partecipate del Comune.

E' sicuramente necessario capire da cosa è stato causato l'aumento del debito spropositato negli ultimi anni, bisogna essere trasparenti nella gestione della cosa pubblica.
E qui lancio l'idea, nata già da comitati cittadini di tutta Italia, di istituire delle auditorie sul debito del proprio Comune e attivare strumenti di partecipazione della cittadinanza.
Non mi accontento più di quanto previsto dalla Costituzione e dal Testo Unico degli Enti Locali sulla partecipazione cittadina, per intenderci le raccolte firme.
C'è bisogno di maggiore controllo da parte della cittadinanza che subisce le decisioni politiche giuste o sbagliate che siano!

Roma non si vende! 
E la Lanzillotta ha sbagliato di grosso se pensa che i cittadini di Roma staranno buoni dopo questo SUO ennesimo tentativo di privatizzare la città in barba ai referendum del 2011!

I cittadini chiedono di bloccare l'emendamento Lanzillotta

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COMUNICATO STAMPA
Roma non si vende - Bloccare l'emendamento Lanzillotta
In Senato va in scena la vendita dei servizi pubblici e l’azzeramento degli investimenti

Oggi al Senato sono passati due emendamenti al decreto Salva Roma ispirati dalla Sen. Lanzillotta: di fatto si mettono sul mercato i servizi pubblici di Roma, il suo patrimonio immobiliare e si strangola l'amministrazione impedendo l'aumento delle addizionali IRPEF.

Nonostante la marcia indietro sulla vendita di ulteriori quote di Acea infatti si prevede: la messa sul mercato di Atac e Ama; la possibilità di liquidare le società partecipate e di applicare loro i vincoli del patto di stabilità; la vendita del patrimonio immobiliare capitolino. In altre parole si stanno consegnando i beni comuni di Roma alle lobbies della speculazione immobiliare e finanziaria. Si procede ad un sostanziale commissariamento del Comune di Roma, con l'intento esplicito di attuare la spoliazione dei diritti dei lavoratori e l'espropriazione di beni comuni, servizi pubblici e patrimonio pubblico dei cittadini.

Auspichiamo che i componenti della Giunta Capitolina non si allineino con quanto votato dai senatori compagni di partito ma che diano battaglia in tutte le sedi possibili per mantenere il proprio patrimonio pubblico senza svendere i diritti dei cittadini.
Il Forum Italiano dei Movimenti per l'acqua ritiene che tutti i Parlamentari che conoscono il significato della parola “democrazia” siano tenuti a bloccare il provvedimento che andrà in discussione alla Camera tra domani e lunedì. Occorre quindi che tutti coloro che hanno a cuore le sorti dei beni comuni si mobilitino fin da subito per impedire questo scempio. Il Forum Italiano dei Movimenti dell’Acqua sarà come sempre in prima fila.
Roma, 19 dicembre 2013

 
--
Ufficio Stampa Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
ufficiostampa@acquabenecomune.org
www.acquabenecomune.org

venerdì 6 dicembre 2013

Mozione sulla casa: la verità

In queste settimane stiamo cercando di far approvare una mozione alla Camera sull'annosa questione degli enti previdenziali privatizzati per la quale gli inquilini si vedono ledere il diritto all'abitare.

Di seguito riporto il testo dal blog di Roberta Lombardi dove sono specificate le richieste della mozione del Movimento 5 Stelle comparandola con quella presentata (successivamente alla nostra) dal Partito Democratico che il Governo ha fatto quasi completamente sua.

http://robertalombardi.wordpress.com/2013/12/05/mozione-sulla-casa-la-verita/

Mozione sulla casa: la verità

Ieri si sono discusse le mozioni presentate da diversi gruppi parlamentari tra cui Movimento 5 Stelle, Sel, Lega, Scelta Civica e Pd in relazione alla dismissione del patrimionio immobiliare degli enti previdenziali ed in riferimento al problema casa.
Cari cittadini dovete sapere qual è la verità…..perché i signori ontologicamente bugiardi del Pd, tra cui Ettore Rosato in aula ed Ileana Argentin sul suo blog hanno espresso dei commenti del tipo: “M5S ostruzionismo sul diritto alla casa” che meritano una risposta.  
Ebbene, signori, mettete a confronto voi stessi le due mozioni, quella del M5S e quella del PD e potete vedere che le differenze sono “sottili” nella forma ma sostanziali per gli inquilini, e tante sono le bugie del PD.
Differenti_Mozioni_M5S_e_PD_2-1_800 Differenti_Mozioni_M5S_e_PD_2-2_800
Chi conosce la vicenda degli enti previdenziali privatizzati è cosciente che la mozione del PD a prima firma Morassut, ex Assessore all’Urbanistica a Roma in giunta Veltroni, è l’ennesima burla per gli inquilini e regalo natalizio per i suoi amici sindacalisti.
Il partito di Morassut, azionista di maggioranza del Governo, oggi presenta una mozione a favore degli enti pubblici quali INPS e si dimentica degli enti privatizzati occultando la verità.
Cari inquilini degli enti privatizzati, osservate bene le due mozioni, mettetele a confronto e valutate cosa ha fatto il PD per tutelare il problema casa e ricordatevi bene per il futuro l’onestà intellettuale e politica di questi signori.
1) il M5S chiede di abrogare l’art. 1 co. 38 della legge 243/04 quale norma anticostituzionale chiedendo altresì di applicare per tutti gli enti previdenziali la stessa procedura;
2) il PD di Morassout chiede di applicare agli enti pubblici e non a quelli previdenziali ( Enasarco, Enpaia, Cassa Ragionieri ecc. ) la legge 410/01 contemperando le esigenze di “redditività”…coerenti con quelle che ispirano la missione istituzionale di tali enti quali protagonisti del sistema Welfare.
3) il M5S chiede di applicare alle dismissioni degli enti previdenziali privatizzati il D.Lgs. 104/96, cioè la stessa legge applicata alle dismissioni degli enti pubblici, visto che il patrimonio immobiliare è sempre stato acquistato con danaro pubblico, legge applicata per far acquistare la casa a moltissimi politici;
4) il PD di Morassout chiede di applicare la legge 410/01 solo per gli enti pubblici sia per gli affitti che per le vendite sempre sulla base degli accordi sindacali ( sono gli stessi signori  degli arretrati e degli accordi Enasarco);
5) il M5S chiede di applicare il D.Lgs 104/96 anche nei confronti delle dismissioni attuate da Fondi immobiliari Sgr che hanno avuto il conferimento del patrimonio immobiliare di enti previdenziali privatizzati ( Cassa Ragioni, Cassa Notariato, Cassa Geometri ecc.) visto che i proprietari sono sempre gli stessi enti;
6) il PD di Morassout chiede di aprire un confronto tecnico con le organizzazioni sindacali limitatamente agli enti pubblici per individuare le soluzioni più rapide all’emergenza abitativa, regolarizzare i sine titulo, sempre e solo degli enti pubblici;
7) il M5S chiede  di sospendere gli sfratti per finita locazione e morosità degli inquilini degli enti previdenziali ( quindi pubblici e privati ) anche se attuati con fondi immobiliari Sgr per un tempo non inferiore ad 1 anno;
8) il PD di Morassout chiede di “impartire”… disposizione “affinché”… “venga valutata…la possibilità”… di differire l’esecuzione degli sfratti. Il solito politichese…dopo tutte queste valutazioni hanno già sfrattato la gente;
9) il M5S chiede  di disporre per tutti gli enti previdenziali privatizzati un tavolo tecnico finalizzato a stabilire norme trasparenti per i canoni di locazione visto che la gente ha avuto rinnovi di contratti  con aumenti fino al 300%;
10) il PD di Morassout chiede di intervenire  a risolvere l’annosa vicenda degli immobili di pregio (soluzione sullo stile di quella adottata per il condominio della casa fronte Colosseo del sottosegretario Patroni Griffi dichiarato, unico e solo, zona sismica?);
11) il M5S chiede  di verificare la legittimità della nomina di Brunetto Boco quale Presidente di Enasarco visto che è avvenuta in violazione di legge;
12) il PD di Morassut chiede di farsi promotore per gli enti privatizzati di “richiamarli alla responsabilità” ( stavano aspettando Morassut) volti a favorire “nell’ambito della loro autonomia gestionale, organizzative e contabili”  avvalendosi delle organizzazioni sindacali…ispirandosi a criteri di tutela e salvaguardia delle famiglie disagiate. Ok, ma qual è l’impegno ? Il solito politichese…;
13) il M5S chiede  di accertare le responsabilità del Presidente e del CdA di Enasarco circa gli investimenti finanziari ( v. ultimi articoli di giornale);
14) il PD di Morassout dice  ….nulla;
15) il M5S chiede  di verificare le azioni poste in essere da Enasarco nei confronti dei soggetti responsabili delle perdite finanziarie, circa 1 miliardo e 800 milioni di euro;
16) il PD di Morassout dice ….nulla;
17) il M5S chiede  di accertare le responsabilità attraverso la magistratura dei soggetti che assegnavano con collusioni mafiose ad Ostia le case di Enasarco;
18) il PD di Morassout dice ….nulla;
19) il M5S chiede  di verificare tramite le agenzie del territorio la corrispondenza delle categorie catastali (A2, A3, A4) con quella denunciata da Enasarco;
20) il PD di Morassout dice ….nulla;
21) il M5S chiede  di valutare il conflitto di interesse tra i sindacati che firmano accordi con i CdA di enti privatizzati che sono composti dagli stessi sndacati;
22) il PD di Morassout non può dire  ….nulla;
23) il M5S chiede  in virtù dei costi che rappresentano i CdA di tali enti privatizzati alla luce della spending review di farli confluire nell’INPS proprio per meglio tutelare gli iscritti e le loro pensioni;
24) il PD di Morassout non dice più nulla da tempo…
ORA VALUTATE DOVE STA LA VERITA’…..

giovedì 14 novembre 2013

La stabilità al Paese si garantisce con i servizi essenziali.

La stabilità al Paese si garantisce con i servizi essenziali.
 
Per contribuire al cambiamento di rotta ormai indispensabile nella gestione dei servizi essenziali,
è nostro dovere rimettere al centro dell'attenzione del Parlamento i bisogni dei cittadini.
Non possiamo quindi fare a meno di contribuire al ritorno delle istituzioni
di prossimità (i Comuni) ad una condizione e capacità di fornire ai cittadini i servizi essenziali
senza mettere a repentaglio la solidità economica delle amministrazioni.
 
E' con tale obiettivo che ho presentato questi emendamenti, frutto di un processo partecipato:
 
Emendamenti art. 15 della Legge di stabilità (A.S. 1120)
 
1) Aggiungere al comma 1, art. 5 della legge 8 agosto 1991, n. 274 il seguente testo:
“c) i dipendenti delle società pubbliche, private e miste che transitano a enti pubblici, aziende speciali o consortili per effetto di norme di leggi, di regolamento o convenzione, che attribuiscono agli stessi enti pubblici, aziende speciali o consortili le funzioni esercitate dalle citate società.”
Nota: l'emendamento è finalizzato a rendere possibile il diritto d'opzione per i lavoratori del regime previdenziale INPS o INPDAP nel passaggio da SpA a Azienda speciale, allo stesso modo di quanto si fece, a partire dagli anni '90, per il passaggio inverso da Azienda speciale a SpA.
2) Al comma 19 del DdL S1120 è eliminato il periodo:
“Alle aziende speciali ed alle istituzioni si applicano le disposizioni del codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, nonché le disposizioni che stabiliscono, a carico degli enti locali: divieto o limitazioni alle assunzioni di personale; contenimento degli oneri contrattuali e delle altre voci di natura retributiva o indennitaria e per consulenza anche degli amministratori; obblighi e limiti alla partecipazione societaria degli enti locali. Gli enti locali vigilano sull'osservanza del presente comma da parte dei soggetti indicati ai periodi precedenti.””
Nota: gli emendamenti cancellano le norme, già introdotte con il decreto Monti sulle liberalizzazioni e confermate con la legge di stabilità, che equiparano, dal punto di vista del trattamento contrattuale e del parziale blocco del turn-over, i lavoratori delle Aziende speciali a quello delle Pubbliche Amministrazioni di riferimento, con l'evidente penalizzazione che ne deriva.
3) Inserire:
“Il comma 6 dell’'articolo 3-bis del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138 è soppresso”.
Nota: l'emendamento è sostanzialmente simile a quelli del punto 2), con la differenza che qui ci si riferisce al trattamento contrattuale e occupazionale dei lavoratori delle SpA in house, mentre prima era relativo a quello delle Aziende speciali. La finalità è la medesima, e cioè di eliminare le disparità negative per i lavoratori rispetto a quelli delle SpA miste o quotate o private.
Il Post:
di seguito il post di Marco Piazza, consigliere comunale di Bologna del m5s