#SfasciaItalia Ecco due info interessanti: pacchetto privatizzazioni Delrio, convegno Federutility su accorpamento partecipate.
Guardiamo come sono collegati.
Questa era una parte della prima stesura del decreto #SbloccaItalia dal titolo
PACCHETTO 12 – SERVIZI PUBBLICI LOCALI. QUOTAZIONE E ACCORPAMENTO SOCIETA’ (fonte: http://www.retenews24.it/rtn24/archivio/economia-archivio/decreto-sblocca-italia-banco-prova-i-punti-i-nodi-sciogliere/)
SPINTA ALLA PRIVATIZZAZIONE
Ma la novità forse più rilevante rispetto all’impostazione originaria del provvedimento è l’aggiunta di una sezione incentrata sull’apertura al mercato delle società pubbliche locali, in particolare quelle che si occupano di trasporto e di igiene ambientale. Dunque le società in questione, totalmente partecipate dalle Regioni o dagli enti locali potranno usufruire di un prolungamento di 22 anni e sei mesi della durata dell’affidamento del servizio se si quoteranno in Borsa entro il 31 dicembre del proprio anno. Dopo il collocamento avranno due possibilità: o mantenere il controllo del 50,01 per cento delle azioni, impegnandosi però a cedere la parte residua ad un soggetto industriale, oppure collocare comunque sul mercato almeno il 60 per cento delle azioni possedute. Di fatto si tratta di una spinta alla privatizzazione o quanto meno alla realizzazione di una partnership tra pubblico e privato.
Bene, questo pacchetto è stato escluso dal decreto, ma il numero due del Governo Delrio ci ha promesso di introdurlo direttamente nella Legge di Stabilità che arriverà a breve in Parlamento.
E così, domani mattina vedremo i soliti noti incontrarsi nella sala azzurra del Palazzo dei Gruppi della Camera dei Deputati a partire dalle ore 9:00 (fonte: http://www.agenparl.com/?p=104288 ) in un convegno dal titolo "il piccolo non è più principe?"
Ecco chi ci sarà:
(AGENPARL) – Roma, 13 ott – Al centro del convegno – che si svolgerà martedì 14 ottobre dalle ore 9.00 alle 13.00 presso la Nuova Aula dei Gruppi Parlamentari in via di Campo Marzio 78 a Roma
– i temi dell’energia, dell’acqua, dei rifiuti, delle infrastrutture e,
più in generale, dei servizi pubblici locali e delle sfide da
affrontare per la propria crescita, nelle ore in cui il Governo si
appresta a presentare la Legge di Stabilità. Due relazioni di scenario e tre diversi tavoli di discussione,rappresenteranno
un’importante occasione per riflettere, in concomitanza con la
definizione della prossima legge, sulla politica delle aggregazioni
delle utilities, sulla razionalizzazione delle aziende partecipate dagli
enti locali ed il ruolo del Mezzogiorno in questo contesto. Le
fondazioni Astrid e Mezzogiorno Europa presenteranno le relazioni “Una
nuova politica industriale per i servizi pubblici: aggregare e
semplificare” a cura del prof. Franco Bassanini e “Utilities e Mezzogiorno: origini e orizzonti di un ritardo colmabile” a cura dell’on. Umberto Ranieri. Si succederanno poi 3 tavole rotonde
nelle quali si confronteranno i vertici di istituzioni, operatori
finanziari, multiutilities, istituzioni regionali e grandi Comuni. Per
il tavolo che affronterà gli aspetti finanziari e di attrazione di
investimenti sulle aggregazioni interverranno Matteo Botto Poala di Goldman Sachs, Valerio Camerano di A2A, Claudia Fornaro per Mediobanca, Roberto Gumirato per Ascopiave, Alberto Irace di Acea, Francesco Profumo per Iren, Maurizio Tamagnini di FSI. A seguire, sul tema della “Legge di stabilità e del taglio delle partecipate” interverranno Claudio De Vincenti, Viceministro del MISE, Mariastella Gelmini di Forza Italia, Enrico Morando, Viceministro del MEF, e Roberto Speranzadel Partito Democratico. Per il tema “Enti locali e industria dei servizi pubblici: la sfida dell’efficienza” sarà la volta di Filippo Brandolini di Federambiente, Stefano Caldoro in rappresentanza della Conferenza Stato Regioni, Nicola Costantino di AQP, Catia Tomasetti di Acea, Giovanni Valotti di Federutility, Alessandro Ramazzotti di Abbanoa. Le conclusioni, precedute dal saluto del Sindaco di Roma Ignazio Marino, saranno affidate al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Graziano Delrio.
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lunedì 13 ottobre 2014
lunedì 7 aprile 2014
Cassa Depositi e Prestiti in streaming
Seguiteci in streaming su
http://webtv.camera.it/eventi
Si parla di Cassa Depositi e Prestiti e di come viene utilizzato il risparmio postale dei cittadini.
Intervengono:
Marco Bersani - Attac Italia e forum per una nuova finanza pubblica e sociale
Antonio Tricarico - Re:Common
Mario Nuzzo - componente Cda della Cassa Depositi e Prestiti
Francesco Boccia - Presidente Commissione Bilancio della Camera
Giulio Marcon - Commissione Bilancio della Camera
Ferdinando Aiello - Commissione bicamerale di Vigilanza della Cassa Depositi e Prestiti
venerdì 24 gennaio 2014
Salva-Roma: la Lanzillotta ci prova di nuovo!!!
E' notizia di oggi che la Sig.ra Lanzillotta ha ripresentato al Senato il suo emendamento per la privatizzazione dei servizi pubblici locali e degli altri servizi di Roma Capitale, come già aveva fatto nel decreto cosiddetto Salva-Roma del dicembre scorso.
Quel decreto che, alla fine, era stato ritirato da Napolitano a fine 2013 grazie alla mobilitazione di un'intera città contro privatizzazioni selvagge, licenziamenti di massa, vendite inutili di patrimonio pubblico e grazie al nostro intervento nelle sedi istituzionali.
E riecco tutto nel decreto Mille-Proroghe.
C'è stato un referendum nel 2011 dove 27 milioni di italiani hanno dato una chiara indicazione ai governi futuri: FUORI L'ACQUA DAL MERCATO, FUORI I PROFITTI DALL'ACQUA.
Il referendum riguardava tutti i servizi pubblici locali. Quella vittoria ne ha impedito l'imminente privatizzazione forzata alla quale aspirano tutti i promotori di un Paese Liberista (un deputato ha definito così l'Italia in Aula, peccato che non l'ho trovato scritto da nessuna parte nella Costituzione!)
E il Sindaco Marino dichiara: "l'Acqua deve rimanere pubblica":
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2014/01/23/Salva-Roma-Marino-acqua-resti-pubblica_9950984.html
Forse non è chiaro al Sindaco di Roma che i cittadini non hanno più voglia di essere presi in giro.
Il servizio idrico ATTUALMENTE e per legge è soggetto a logiche di mercato e nelle bollette è ancora presente il PROFITTO cancellato dal referendum n.2.
Perché dico questo?
1. grazie al decreto Salva Italia di Berlusconi, nel 2011 viene affidato all'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas il compito di definire un nuovo metodo tariffario (transitorio e retroattivo!)
2. grazie al decreto Destinazione Italia, ora in esame alla Camera, si modifica la legge sulle autorità garanti del mercato aggiungendo le parole "e servizio idrico" dopo energia elettrica e gas, assegnando così definitivamente la regolazione e il controllo dell'Acqua all'AEEG
3. l'AEEG ha trasformato la quota di remunerazione del capitale investito in oneri finanziari, lasciando così il profitto in bolletta!
Le authority regolano il mercato di un bene o di un servizio! Il profitto ha cambiato nome!
VI SEMBRA RISPETTOSO DELLA VOLONTA' POPOLARE???
Simpatico l'appello dei suoi colleghi del PD (che nel 2012 il movimento per l'acqua ha dovuto convincere ad agire per evitare di vendere un ulteriore 21% delle quote azionarie di Acea Spa in mano al Comune di Roma):
http://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/radiocor/economia/dettaglio/nRC_23012014_1458_364980286.html
Non mi basta che Acea Spa resti per il 51% di Roma Capitale, questa è già la situazione attuale!
Ho la strana sensazione che, per il PD, difendere il risultato referendario significhi:
- mantenere la situazione attuale, quindi tenersi Società per Azioni che gestiscono l'Acqua il cui scopo sociale è di creare utili per gli azionisti e non dare un servizio alla cittadinanza,
- insistere a sostenere che Acea Spa sia un'azienda pubblica quando il Comune di Roma conta come il due di picche nel Consiglio di Amministrazione,
- non fare nulla per ripubblicizzare il servizio idrico per oltre due anni dal referendum e per oltre 5 anni dal deposito della proposta di legge popolare depositata nel 2007 e lasciata nei cassetti a prendere polvere!
Ripubblicizzare significa: usare la forma dell'azienda speciale di diritto pubblico e far partecipare i cittadini e i lavoratori alle decisioni dell'azienda. Creare un sistema diverso da quello attuale fallimentare.
Questi signori stanno VENDENDO le nostre vite!
Quale obiettivo migliore se non mettere le grinfie sul bene comune Acqua per avere un profitto assicurato?
Finanziarizzano tutto pur di ricavare profitto!
Strozzano gli Enti Locali deliberatamente con il patto di stabilità interno, così da impedire loro di effettuare i giusti investimenti sui servizi al cittadino! Lo potremmo chiamare "patto di destabilizzazione sociale"! (cit.)
Privatizzano Cassa Depositi e Prestiti nel 2003 per far entrare le Banche private nel credito degli Enti Locali! Che vuol dire? Che le Banche non avevano mai prestato soldi agli Enti Locali perché non potevano, che gli Enti Locali hanno utilizzato unicamente il risparmio postale dei cittadini per promuovere investimenti territoriali a favore degli stessi cittadini dal 1860 al 2003 a un tasso di interesse veramente basso!
Le politiche di AUSTERITY hanno fallito e non sono piaciute agli elettori che hanno premiato Monti con il 9% dei voti alle scorse politiche.
Chissà se è chiaro che non ci interessa più l'attuale sistema economico e che intendiamo crearne uno completamente diverso incentrato sui diritti dei cittadini ai beni comuni?
Quel decreto che, alla fine, era stato ritirato da Napolitano a fine 2013 grazie alla mobilitazione di un'intera città contro privatizzazioni selvagge, licenziamenti di massa, vendite inutili di patrimonio pubblico e grazie al nostro intervento nelle sedi istituzionali.
E riecco tutto nel decreto Mille-Proroghe.
C'è stato un referendum nel 2011 dove 27 milioni di italiani hanno dato una chiara indicazione ai governi futuri: FUORI L'ACQUA DAL MERCATO, FUORI I PROFITTI DALL'ACQUA.
Il referendum riguardava tutti i servizi pubblici locali. Quella vittoria ne ha impedito l'imminente privatizzazione forzata alla quale aspirano tutti i promotori di un Paese Liberista (un deputato ha definito così l'Italia in Aula, peccato che non l'ho trovato scritto da nessuna parte nella Costituzione!)
E il Sindaco Marino dichiara: "l'Acqua deve rimanere pubblica":
http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/topnews/2014/01/23/Salva-Roma-Marino-acqua-resti-pubblica_9950984.html
Forse non è chiaro al Sindaco di Roma che i cittadini non hanno più voglia di essere presi in giro.
Il servizio idrico ATTUALMENTE e per legge è soggetto a logiche di mercato e nelle bollette è ancora presente il PROFITTO cancellato dal referendum n.2.
Perché dico questo?
1. grazie al decreto Salva Italia di Berlusconi, nel 2011 viene affidato all'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas il compito di definire un nuovo metodo tariffario (transitorio e retroattivo!)
2. grazie al decreto Destinazione Italia, ora in esame alla Camera, si modifica la legge sulle autorità garanti del mercato aggiungendo le parole "e servizio idrico" dopo energia elettrica e gas, assegnando così definitivamente la regolazione e il controllo dell'Acqua all'AEEG
3. l'AEEG ha trasformato la quota di remunerazione del capitale investito in oneri finanziari, lasciando così il profitto in bolletta!
Le authority regolano il mercato di un bene o di un servizio! Il profitto ha cambiato nome!
VI SEMBRA RISPETTOSO DELLA VOLONTA' POPOLARE???
Simpatico l'appello dei suoi colleghi del PD (che nel 2012 il movimento per l'acqua ha dovuto convincere ad agire per evitare di vendere un ulteriore 21% delle quote azionarie di Acea Spa in mano al Comune di Roma):
http://www.borsaitaliana.it/borsa/notizie/radiocor/economia/dettaglio/nRC_23012014_1458_364980286.html
Non mi basta che Acea Spa resti per il 51% di Roma Capitale, questa è già la situazione attuale!
Ho la strana sensazione che, per il PD, difendere il risultato referendario significhi:
- mantenere la situazione attuale, quindi tenersi Società per Azioni che gestiscono l'Acqua il cui scopo sociale è di creare utili per gli azionisti e non dare un servizio alla cittadinanza,
- insistere a sostenere che Acea Spa sia un'azienda pubblica quando il Comune di Roma conta come il due di picche nel Consiglio di Amministrazione,
- non fare nulla per ripubblicizzare il servizio idrico per oltre due anni dal referendum e per oltre 5 anni dal deposito della proposta di legge popolare depositata nel 2007 e lasciata nei cassetti a prendere polvere!
Ripubblicizzare significa: usare la forma dell'azienda speciale di diritto pubblico e far partecipare i cittadini e i lavoratori alle decisioni dell'azienda. Creare un sistema diverso da quello attuale fallimentare.
Questi signori stanno VENDENDO le nostre vite!
Quale obiettivo migliore se non mettere le grinfie sul bene comune Acqua per avere un profitto assicurato?
Finanziarizzano tutto pur di ricavare profitto!
Strozzano gli Enti Locali deliberatamente con il patto di stabilità interno, così da impedire loro di effettuare i giusti investimenti sui servizi al cittadino! Lo potremmo chiamare "patto di destabilizzazione sociale"! (cit.)
Privatizzano Cassa Depositi e Prestiti nel 2003 per far entrare le Banche private nel credito degli Enti Locali! Che vuol dire? Che le Banche non avevano mai prestato soldi agli Enti Locali perché non potevano, che gli Enti Locali hanno utilizzato unicamente il risparmio postale dei cittadini per promuovere investimenti territoriali a favore degli stessi cittadini dal 1860 al 2003 a un tasso di interesse veramente basso!
Le politiche di AUSTERITY hanno fallito e non sono piaciute agli elettori che hanno premiato Monti con il 9% dei voti alle scorse politiche.
Chissà se è chiaro che non ci interessa più l'attuale sistema economico e che intendiamo crearne uno completamente diverso incentrato sui diritti dei cittadini ai beni comuni?
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mercoledì 18 settembre 2013
Il tema dell'acqua torni al centro del dibattito politico-istituzionale
COMUNICATO STAMPA
Intergruppo parlamentare per l'Acqua Bene Comune: il tema dell'acqua torni al centro del dibattito politico-istituzionale
Oggi mercoledì 18 settembre presso la Sala Conferenze Stampa della Camera dei Deputati alcuni componenti dell'intergruppo parlamentare per l'Acqua Bene Comune insieme al Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua hanno incontrato la stampa per illustrare le tempistiche di lavoro e gli obiettivi, tra cui sono stati individuati come prioritari:
- il deposito della legge d’iniziativa popolare “Principi per la tutela, il governo e la gestione pubblica delle acque e disposizioni per la ripubblicizzazione del servizio idrico” promossa dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua con i dovuti aggiornamenti;
- lavorare in sinergia con gli Enti Locali affinchè anche a livello territoriale le politiche sulla gestione del servizio idrico integrato siano coerenti con i contenuti e i principi della suddetta legge d'iniziativa popolare e di piena attuazione degli esiti referendari;
- lavorare affinchè si giunga ad un testo condiviso in merito alla risoluzione con cui si impegna il Governo ad attuare gli esiti referendari attualmente in discussione presso la Commissione Ambiente della Camera;
- in attuazione dell'esito referendario, lavorare affinchè nei prossimi provvedimenti governativi, compresa la legge di stabilità, venga esclusa la possibilità di riformulare l'attuale situazione normativa relativa alle modalità di affidamento dei servizi pubblici locali limitando, in qualunque modo, la possibilità di gestione pubblica;
- presentazione e sostegno di provvedimenti che riportino tutte le competenze in materia di regolamentazione del ciclo delle acque e del servizio idrico e conseguentemente della determinazione del metodo tariffario sotto la competenza del Ministero dell’Ambiente, della tutela del Territorio e del Mare e che si pongano l'obiettivo dell’immediato ritiro del Metodo Tariffario Transitorio predisposto dall'Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas per il servizio idrico integrato.
Roma, 18 Settembre
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
Sito web: www.acquabenecomune.org - www.obbedienzacivile.it
http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/index.php?option=com_content&view=article&id=2308:al-via-i-lavori-dellintergruppo-parlamentare-per-lacqua&catid=53&Itemid=67
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domenica 11 agosto 2013
La Cassa Depositi e Prestiti sia pubblica e sociale
La Cassa Depositi e Prestiti sia pubblica e sociale
- Domenico Musella – First Line Press -
Intervista a Marco Bersani di Attac Italia

Mai sentito parlare della Cassa Depositi e Prestiti? Sfogliando le pagine virtuali di First Line Press vi sarete imbattuti in questo nome nelle varie puntate dell’inchiesta sul servizio idrico portata avanti da Lorenzo Giroffi in giro per l’Italia. In ogni caso segnatevelo, perché ne sentirete parlare molto e riguarda uno dei tanti scandali del nostro Paese.
La Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) è un istituto che, come in altri Paesi, attinge ai risparmi dei cittadini depositati alle Poste (in Italia, oggi, circa 230 miliardi di euro) per concedere agli enti locali prestiti a tassi agevolati che consentano investimenti di pubblica utilità (per “far crescere l’Italia”, come recita il suo slogan). O meglio, nel nostro Paese è andata così fino a una decina di anni fa, quando tale ente è stato di fatto privatizzato dal Governo diventando una Società per Azioni e, come prevedibile, ha cambiato fini e mezzi.
Portandoci in una situazione in cui dei privati investono i soldi della collettività senza che quest’ultima possa decidere o controllare dove tale denaro va a finire. Ed infatti molto spesso esso va a finire in speculazioni private che non solo non apportano alcun beneficio ai cittadini “prestatori”, ma anzi spesso arrecano loro danni in termini di privazione di servizi che dovrebbero essere pubblici e beni che dovrebbero essere comuni.
Non è un caso che da diverse settimane vari comitati su tutto il territorio nazionale sono impegnati in contestazioni della Cassa Depositi e Prestiti (come nella foto a fianco) e nella proposta di un nuovo modo di concepire la finanza pubblica durante le varie tappe del tour che la società sta attuando tra gli enti locali.
Per capirne qualcosa di più intervistiamo uno di quelli che in Italia conosce meglio la Cassa. Si tratta di Marco Bersani, storico attivista e coordinatore nazionale di Attac Italia, tra i promotori del neonato Forum per una nuova finanza pubblica e sociale (di cui vi abbiamo accennato qui). Recentemente per i tipi delle Edizioni Alegre è uscito il suo ultimo libro CatasTroika. Le privatizzazioni che hanno ucciso la società.
Una società privata che investe senza controlli denaro pubblico, per perseguire interessi privati. Ci spiega, a grandi linee, come funziona questo meccanismo infernale della Cdp?
Cassa Depositi e Prestiti è stato ente dello Stato dalla sua nascita nel 1850 e sino al 2003. In quell’anno è stata trasformata in società per azioni e al suo interno sono entrate col 30% di capitale le fondazioni bancarie, ovvero i principali azionisti delle banche di riferimento. Da quel momento, qualsiasi investimento di Cdp deve avere come scopo principale quello di produrre utili per gli azionisti (in dieci anni, le fondazioni bancarie hanno portato a casa dividendi pari a oltre il 10% annuo). Questo ha comportato che, per quanto riguarda il finanziamento degli investimenti degli enti locali, è scomparso il tasso agevolato, fino ad allora applicato, sostituito dal tasso di mercato; mentre per quanto riguarda gli altri investimenti, le scelte hanno unicamente scopi finanziari, senza nessuna considerazione dei bisogni del paese e delle necessità delle comunità locali.
In che modo la gestione di questo ente influisce su diritti fondamentali che lo Stato dovrebbe garantire ogni giorno alle persone, come quello alla casa, all’acqua e ai beni comuni (sui quali nel 2011 si è chiaramente espressa la popolazione con un referendum di cui è stato tra i promotori), ai servizi pubblici?
Cassa Depositi e Prestiti opera attraverso diversi fondi. Uno di questi è il Fondo italiano per le infrastrutture (F2i), nato da un connubio tra Cdp (15,99%), Intesa Sanpaolo, Merrill Lynch, Unicredit, le fondazioni bancarie e due Casse di previdenza professionali. Questo fondo opera nel settore dei servizi infrastrutturali e in pochi anni è entrato nei settori del gas, dei rifiuti, dei servizi idrici, delle telecomunicazioni e delle infrastrutture autostradali e aeroportuali. Un vero e proprio assalto ai beni comuni degli enti locali, verso i quali F2i si propone come partner ideale per accompagnarli nella privatizzazione dei servizi pubblici. Un secondo fondo è il Fondo Strategico Italiano (FSI), controllato da Cdp, che interviene nel capitale azionario di aziende per migliorarne la competitività; in base a questi criteri, FSI è entrato nell’inverno scorso nel capitale sociale di Hera SpA (multiutility dei servizi idrici, energetici e ambientali dell’Emilia Romagna) per favorirne la fusione con la omologa Aps-Acegas di Padova e Trieste.
Sono solo alcuni esempi di come Cassa Depositi e Prestiti utilizza il risparmio postale di 12 milioni di famiglie per favorire l’espropriazione delle stesse in termini di beni e servizi pubblici.
Che legame c’é tra l’attuale attività della CDP, le politiche europee (e mondiali) di austerity e tutta la retorica della crisi e del debito? Si tratta di scelte solo nazionali o ci sono decisioni e interessi più ampi?
Le scelte sono nazionali, ma è ovvio che il telaio in cui si affermano è quello delle politiche monetariste dell’Unione Europea. L’ossessione sulla riduzione del debito pubblico, il Fiscal Compact, il Patto di Stabilità e Crescita sono tutte norme europee che hanno lo scopo di far arretrare il “pubblico” da qualsiasi funzione economica e sociale per consegnare beni e servizi ai mercati finanziari. Cassa Depositi e Prestiti, coi suoi oltre 230 miliardi di euro di risparmio postale, invece di divenire il veicolo di un altro modello economico e sociale, è di fatto il soggetto attuatore in Italia delle volontà delle grandi lobby finanziarie europee.
Cos’è questo tour che la Cassa Depositi e Prestiti sta facendo con gli enti locali e che voi contestate?
Recentemente, Cassa dp ha istituito il FIV (Fondo per la valorizzazione degli immobili) attraverso il quale si propone come partner degli enti locali per la messa sul mercato di tutto il patrimonio pubblico in mano ai Comuni.
In pratica, Cdp si propone per valutare gli immobili comunali stabilendone un prezzo. Se il Comune riesce a vendere sul mercato l’immobile in oggetto ad un prezzo superiore l’affare è fatto; se non riesce, Cdp lo compra al prezzo pattuito e poi lo mette sul mercato. Senza nessuna considerazione per il possibile riuso sociale degli immobili di proprietà comunale, Cdp favorisce il bisogno di cassa “qui ed ora” dei Comuni strangolati dal patto di stabilità e dalla spending review, portandone avanti in prima persona la svendita alla speculazione immobiliare.
Poiché Cdp sta girando l’Italia per spiegare agli enti locali questo nuovo “prodotto”, noi la contestiamo dovunque nel metodo e nel merito.
Veniamo ai movimenti che invece propongono la ripubblicizzazione della CDP, all’interno di una proposta più ampia per un nuovo tipo di finanza pubblica. Chi sono, che tipi di azioni stanno portando avanti?
Dopo le due assemblee di Roma (2 febbraio) e di Milano (16 marzo), sabato 13 aprile a Firenze è nato il Forum per una nuova finanza pubblica e sociale. Lo compone un variegato mondo di comitati territoriali, associazioni e reti di movimento, organizzazioni sindacali, associazioni religiose.
Con due obiettivi concreti di lavoro: il primo è il rifiuto della trappola del debito, così come viene costruito dai diktat delle lobby monetariste italiane ed europee, e la proposta di avviare a livello nazionale e locale un’inchiesta popolare sulle cause dello stesso (audit), per deciderne assieme quale parte va rifiutata perché giuridicamente “illegittima” e “odiosa”, e quale parte va ristrutturata secondo tempi e modalità che non pregiudichino i diritti e il reddito delle popolazioni. Il secondo obiettivo è la socializzazione del credito, ribaltando la prospettiva di un paese come l’Italia che è passato da un controllo pubblico sul sistema bancario pari al 74% nel 1992 all’attuale zero per cento. Per questo diventa centrale la socializzazione della Cassa Depositi e Prestiti, azienda strategica del Paese con oltre 300 miliardi di attività, 235 dei quali frutto del risparmio postale di cittadini e lavoratori. Tre giorni di iniziativa in tutti i territori sono stati già fissati per il 16-17 e 18 maggio, mentre sono allo studio due leggi nazionali d’iniziativa popolare per aprire una nuova fase di alfabetizzazione popolare nel Paese sui temi del debito, della finanza e della democrazia.
Fonte: http://www.informarexresistere.fr/2013/05/12/la-cassa-depositi-e-prestiti-sia-pubblica-e-sociale/
- Domenico Musella – First Line Press -
Intervista a Marco Bersani di Attac Italia

Mai sentito parlare della Cassa Depositi e Prestiti? Sfogliando le pagine virtuali di First Line Press vi sarete imbattuti in questo nome nelle varie puntate dell’inchiesta sul servizio idrico portata avanti da Lorenzo Giroffi in giro per l’Italia. In ogni caso segnatevelo, perché ne sentirete parlare molto e riguarda uno dei tanti scandali del nostro Paese.
La Cassa Depositi e Prestiti (Cdp) è un istituto che, come in altri Paesi, attinge ai risparmi dei cittadini depositati alle Poste (in Italia, oggi, circa 230 miliardi di euro) per concedere agli enti locali prestiti a tassi agevolati che consentano investimenti di pubblica utilità (per “far crescere l’Italia”, come recita il suo slogan). O meglio, nel nostro Paese è andata così fino a una decina di anni fa, quando tale ente è stato di fatto privatizzato dal Governo diventando una Società per Azioni e, come prevedibile, ha cambiato fini e mezzi.
Portandoci in una situazione in cui dei privati investono i soldi della collettività senza che quest’ultima possa decidere o controllare dove tale denaro va a finire. Ed infatti molto spesso esso va a finire in speculazioni private che non solo non apportano alcun beneficio ai cittadini “prestatori”, ma anzi spesso arrecano loro danni in termini di privazione di servizi che dovrebbero essere pubblici e beni che dovrebbero essere comuni.
Non è un caso che da diverse settimane vari comitati su tutto il territorio nazionale sono impegnati in contestazioni della Cassa Depositi e Prestiti (come nella foto a fianco) e nella proposta di un nuovo modo di concepire la finanza pubblica durante le varie tappe del tour che la società sta attuando tra gli enti locali.
Per capirne qualcosa di più intervistiamo uno di quelli che in Italia conosce meglio la Cassa. Si tratta di Marco Bersani, storico attivista e coordinatore nazionale di Attac Italia, tra i promotori del neonato Forum per una nuova finanza pubblica e sociale (di cui vi abbiamo accennato qui). Recentemente per i tipi delle Edizioni Alegre è uscito il suo ultimo libro CatasTroika. Le privatizzazioni che hanno ucciso la società.
Una società privata che investe senza controlli denaro pubblico, per perseguire interessi privati. Ci spiega, a grandi linee, come funziona questo meccanismo infernale della Cdp?
Cassa Depositi e Prestiti è stato ente dello Stato dalla sua nascita nel 1850 e sino al 2003. In quell’anno è stata trasformata in società per azioni e al suo interno sono entrate col 30% di capitale le fondazioni bancarie, ovvero i principali azionisti delle banche di riferimento. Da quel momento, qualsiasi investimento di Cdp deve avere come scopo principale quello di produrre utili per gli azionisti (in dieci anni, le fondazioni bancarie hanno portato a casa dividendi pari a oltre il 10% annuo). Questo ha comportato che, per quanto riguarda il finanziamento degli investimenti degli enti locali, è scomparso il tasso agevolato, fino ad allora applicato, sostituito dal tasso di mercato; mentre per quanto riguarda gli altri investimenti, le scelte hanno unicamente scopi finanziari, senza nessuna considerazione dei bisogni del paese e delle necessità delle comunità locali.
In che modo la gestione di questo ente influisce su diritti fondamentali che lo Stato dovrebbe garantire ogni giorno alle persone, come quello alla casa, all’acqua e ai beni comuni (sui quali nel 2011 si è chiaramente espressa la popolazione con un referendum di cui è stato tra i promotori), ai servizi pubblici?
Cassa Depositi e Prestiti opera attraverso diversi fondi. Uno di questi è il Fondo italiano per le infrastrutture (F2i), nato da un connubio tra Cdp (15,99%), Intesa Sanpaolo, Merrill Lynch, Unicredit, le fondazioni bancarie e due Casse di previdenza professionali. Questo fondo opera nel settore dei servizi infrastrutturali e in pochi anni è entrato nei settori del gas, dei rifiuti, dei servizi idrici, delle telecomunicazioni e delle infrastrutture autostradali e aeroportuali. Un vero e proprio assalto ai beni comuni degli enti locali, verso i quali F2i si propone come partner ideale per accompagnarli nella privatizzazione dei servizi pubblici. Un secondo fondo è il Fondo Strategico Italiano (FSI), controllato da Cdp, che interviene nel capitale azionario di aziende per migliorarne la competitività; in base a questi criteri, FSI è entrato nell’inverno scorso nel capitale sociale di Hera SpA (multiutility dei servizi idrici, energetici e ambientali dell’Emilia Romagna) per favorirne la fusione con la omologa Aps-Acegas di Padova e Trieste.
Sono solo alcuni esempi di come Cassa Depositi e Prestiti utilizza il risparmio postale di 12 milioni di famiglie per favorire l’espropriazione delle stesse in termini di beni e servizi pubblici.
Che legame c’é tra l’attuale attività della CDP, le politiche europee (e mondiali) di austerity e tutta la retorica della crisi e del debito? Si tratta di scelte solo nazionali o ci sono decisioni e interessi più ampi?
Le scelte sono nazionali, ma è ovvio che il telaio in cui si affermano è quello delle politiche monetariste dell’Unione Europea. L’ossessione sulla riduzione del debito pubblico, il Fiscal Compact, il Patto di Stabilità e Crescita sono tutte norme europee che hanno lo scopo di far arretrare il “pubblico” da qualsiasi funzione economica e sociale per consegnare beni e servizi ai mercati finanziari. Cassa Depositi e Prestiti, coi suoi oltre 230 miliardi di euro di risparmio postale, invece di divenire il veicolo di un altro modello economico e sociale, è di fatto il soggetto attuatore in Italia delle volontà delle grandi lobby finanziarie europee.
Cos’è questo tour che la Cassa Depositi e Prestiti sta facendo con gli enti locali e che voi contestate?
Recentemente, Cassa dp ha istituito il FIV (Fondo per la valorizzazione degli immobili) attraverso il quale si propone come partner degli enti locali per la messa sul mercato di tutto il patrimonio pubblico in mano ai Comuni.
In pratica, Cdp si propone per valutare gli immobili comunali stabilendone un prezzo. Se il Comune riesce a vendere sul mercato l’immobile in oggetto ad un prezzo superiore l’affare è fatto; se non riesce, Cdp lo compra al prezzo pattuito e poi lo mette sul mercato. Senza nessuna considerazione per il possibile riuso sociale degli immobili di proprietà comunale, Cdp favorisce il bisogno di cassa “qui ed ora” dei Comuni strangolati dal patto di stabilità e dalla spending review, portandone avanti in prima persona la svendita alla speculazione immobiliare.
Poiché Cdp sta girando l’Italia per spiegare agli enti locali questo nuovo “prodotto”, noi la contestiamo dovunque nel metodo e nel merito.
Veniamo ai movimenti che invece propongono la ripubblicizzazione della CDP, all’interno di una proposta più ampia per un nuovo tipo di finanza pubblica. Chi sono, che tipi di azioni stanno portando avanti?
Dopo le due assemblee di Roma (2 febbraio) e di Milano (16 marzo), sabato 13 aprile a Firenze è nato il Forum per una nuova finanza pubblica e sociale. Lo compone un variegato mondo di comitati territoriali, associazioni e reti di movimento, organizzazioni sindacali, associazioni religiose.
Con due obiettivi concreti di lavoro: il primo è il rifiuto della trappola del debito, così come viene costruito dai diktat delle lobby monetariste italiane ed europee, e la proposta di avviare a livello nazionale e locale un’inchiesta popolare sulle cause dello stesso (audit), per deciderne assieme quale parte va rifiutata perché giuridicamente “illegittima” e “odiosa”, e quale parte va ristrutturata secondo tempi e modalità che non pregiudichino i diritti e il reddito delle popolazioni. Il secondo obiettivo è la socializzazione del credito, ribaltando la prospettiva di un paese come l’Italia che è passato da un controllo pubblico sul sistema bancario pari al 74% nel 1992 all’attuale zero per cento. Per questo diventa centrale la socializzazione della Cassa Depositi e Prestiti, azienda strategica del Paese con oltre 300 miliardi di attività, 235 dei quali frutto del risparmio postale di cittadini e lavoratori. Tre giorni di iniziativa in tutti i territori sono stati già fissati per il 16-17 e 18 maggio, mentre sono allo studio due leggi nazionali d’iniziativa popolare per aprire una nuova fase di alfabetizzazione popolare nel Paese sui temi del debito, della finanza e della democrazia.
Fonte: http://www.informarexresistere.fr/2013/05/12/la-cassa-depositi-e-prestiti-sia-pubblica-e-sociale/
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