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mercoledì 11 marzo 2015

Ddl Madia: una riforma che cancella il referendum sull'acqua e i servizi pubblici



Comunicato stampa

 
Ddl Madia: una riforma che cancella il referendum sull'acqua e i servizi pubblici


Questa mattina presso il Senato si è svolta la conferenza stampa promossa dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua e che ha visto la partecipazione anche di diversi Senatrici e Senatori del Movimento 5 Stelle e di SEL. In particolare sono intervenuti la Sen. Loredana De Petris e il Sen. Nicola Morra.

Argomento di discussione il cosiddetto “DDL Madia” che dietro all'apparente neutralità di una “Riforma della Pubblica Amministrazione”, cela invece un preoccupante disegno per l'aggiramento della volontà popolare espressa a giugno 2011 attraverso i referendum contro la privatizzazione dell'acqua e dei servizi pubblici locali.

Le norme inserite negli articoli 14 e 15 del disegno di legge, se approvato nell'attuale versione, rappresentano infatti una delega al Governo con indicazioni precise volte al rilancio dei processi di privatizzazione, limitando drasticamente gli affidamenti diretti e incentivando i processi di aggregazione.

Non solo quindi si scavalca la volontà popolare, ma anche la funzione dello stesso Parlamento e degli Enti locali, anche attraverso interventi diretti come l'impugnativa della Legge Regionale del Lazio per la gestione pubblica del servizio idrico, così come ricordato dalla Sen. De Petris.

Anche per questo stupisce, come sottolineato dal Sen. Morra, l'assenza di rappresentanti del PD all'odierno dibattito, trattandosi di un partito che non solo ha sostenuto i referendum del 2011, ma che ha anche partecipato alla creazione dell'intergruppo parlamentare per l'acqua, depositando, insieme a SEL e M5S, la proposta di legge per l'acqua pubblica elaborato dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua.

E' quindi evidente che l'attuale governo ha l'obiettivo di completare quei processi di privatizzazione che Confindustria chiede da anni e lo sta facendo varando una serie di norme che marciano in questa direzione. Con lo “Sblocca Italia” e con la legge di stabilità si incentivano infatti processi di aggregazione, fusione e dismissione delle partecipate dagli Enti Locali, a vantaggio dei quattro colossi multiutilities attuali - A2A, Iren, Hera e Acea - già collocati in Borsa, che potranno inglobare tutte le società di gestione dei servizi idrici, ambientali ed energetici, relegando i Comuni ad un ruolo sempre più marginale. Il DDL Madia, in modo piuttosto esplicito, si inserisce nella stessa scia.

Un enorme regalo alle multinazionali dell'acqua e dei servizi, fatto anche con la complicità dell'AEEGSI, che ha consentito ai gestori d'incassare milioni di euro, oltre che con i consueti aumenti tariffari, anche con la possibilità d'inserire nella bolletta idrica conguagli retroattivi fino al 2006. Tutto ciò nonostante che annualmente si registrino utili ingenti che non vengono reinvestiti nel servizio ma in larga parte prelevati dagli azionisti come dividendi.

Tutto questo mentre ci si appresta a “celebrare” la Giornata Mondiale dell'acqua, in un clima che vede un dibattito troppo simile a quello prereferendario, come se 27 milioni di cittadini non avessero mai votato per l'acqua pubblica.

Evidentemente il Governo è pronto a sacrificare sull'altare delle privatizzazioni anche la stessa Costituzione, aggirando la volontà popolare e relegando le Camere ad un ruolo marginale.

Un'altra strada però è praticabile, come dimostra l'esperienza di Napoli, che due giorni fa ha terminato l'affidamento del servizio idrico all'azienda speciale ABC Napoli, e come dimostrano le decine di vertenze aperte in tutta Italia per la ripubblicizzazione e contro le nuove privatizzazioni.
 
 
Roma, 11 Marzo 2015.
Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua
www.acquabenecomune.org
 
 

venerdì 29 agosto 2014

RENZI PEGGIO DI BERLUSCONI: BENI COMUNI QUOTATI IN BORSA

RENZI PEGGIO DI BERLUSCONI:  BENI COMUNI QUOTATI IN BORSA
#BeniComuni #AcquaPubblica


di Marco Bersani (Attac Italia)
Renzi peggio di Berlusconi. Se quest’ultimo, non più tardi di due mesi dalla straordinaria vittoria referendaria sull’acqua del giugno 2011, aveva provato s rimettere in campo l’obbligatorietà della privatizzazione dei servizi pubblici locali (bocciata l’anno successivo dalla Corte Costituzionale), Renzi con il “pacchetto 12” contenuto nello “Sblocca Italia” fa molto di più.

Questa volta non si parla “solo” di privatizzazione, bensì di obbligo alla quotazione in Borsa: entro un anno dall’entrata in vigore della legge, gli enti locali che gestiscono il trasporto pubblico locale o il servizio rifiuti dovranno collocare in Borsa o direttamente il 60%, oppure una quota ridotta, a patto che privatizzino la parte eccedente fino alla cessione del 49,9%.

Se non accetteranno il diktat, entro un anno dovranno mettere a gara la gestione dei servizi; se soccomberanno otterranno un prolungamento della concessione di ben 22 anni e 6 mesi!

Come già Berlusconi, anche Renzi si mette la foglia di fico di non nominare l’acqua fra i servizi da consegnare ai capitali finanziari; ma, a parte il fatto che il referendum non riguardava solo l’acqua, bensì tutti i servizi pubblici locali, è evidente l’effetto domino del provvedimento, sia sulle società multiutility che già oggi gestiscono più servizi (acqua compresa), sia su tutti gli enti locali che verrebbero inevitabilmente spinti a privatizzare tutto, anche per poter usufruire delle somme derivanti dalla cessione di quote, che il Governo pensa bene di sottrarre alle tenaglie del patto di stabilità.

Nel pieno della crisi sistemica, ecco dunque il cambio di verso dello scattante premier: non più l’obsoleta privatizzazione dei servizi pubblici locali, bensì la loro diretta consegna agli interessi dei grandi capitali finanziari, che da tempo attendono di poter avviare un nuovo ciclo di accumulazione, attraverso “mercati” redditizi e sicuri (si può vivere senza beni essenziali?) e gestiti in condizione di monopolio assoluto (per un solo territorio vi è un solo acquedotto, un solo servizio rifiuti).

Da queste norme, traspare in tutta evidenza l’idea non tanto dell’eliminazione del “pubblico” –quello è bene che rimanga, altrimenti chi potrebbe organizzare il controllo sociale autoritario delle comunità?- bensì della sua trasformazione da erogatore di servizi e garante di diritti, con un’eminente funzione pubblica e sociale, in veicolo per l’espansione della sfera d’influenza degli interessi finanziari sulla società.

Naturalmente, è ancora una volta la Cassa Depositi e Prestiti ad essere utilizzata per questo enorme disegno di espropriazione dei beni comuni: come già per la dismissione del patrimonio pubblico degli enti locali, è già allo studio un apposito fondo per finanziare anche la privatizzazione dei servizi pubblici locali.

Emerge, oggi più che mai, la necessità di una nuova, ampia e inclusiva mobilitazione sociale, che deve assumere la riappropriazione della funzione pubblica e sociale dell’ente locale come obiettivo di tutti i movimenti in lotta per l’acqua e i beni comuni, e di una nuova finanza pubblica e sociale, a partire dalla socializzazione di Cassa Depositi e Prestiti.

E, poiché il disegno di espropriazione dei servizi pubblici locali viene portato avanti con il pieno consenso dell'Anci, espresso a più riprese dal suo Presidente Piero Fassino, una domanda sorge spontanea: non è il momento per i molti Sindaci che ancora non hanno abdicato al proprio ruolo di primi garanti della democrazia di prossimità per le comunità locali, di iniziare a ragionare su un'aggregazione alternativa degli enti locali, fuori e contro un Anci al servizio dei poteri forti?

Marco Bersani (Attac Italia)

giovedì 14 novembre 2013

La stabilità al Paese si garantisce con i servizi essenziali.

La stabilità al Paese si garantisce con i servizi essenziali.
 
Per contribuire al cambiamento di rotta ormai indispensabile nella gestione dei servizi essenziali,
è nostro dovere rimettere al centro dell'attenzione del Parlamento i bisogni dei cittadini.
Non possiamo quindi fare a meno di contribuire al ritorno delle istituzioni
di prossimità (i Comuni) ad una condizione e capacità di fornire ai cittadini i servizi essenziali
senza mettere a repentaglio la solidità economica delle amministrazioni.
 
E' con tale obiettivo che ho presentato questi emendamenti, frutto di un processo partecipato:
 
Emendamenti art. 15 della Legge di stabilità (A.S. 1120)
 
1) Aggiungere al comma 1, art. 5 della legge 8 agosto 1991, n. 274 il seguente testo:
“c) i dipendenti delle società pubbliche, private e miste che transitano a enti pubblici, aziende speciali o consortili per effetto di norme di leggi, di regolamento o convenzione, che attribuiscono agli stessi enti pubblici, aziende speciali o consortili le funzioni esercitate dalle citate società.”
Nota: l'emendamento è finalizzato a rendere possibile il diritto d'opzione per i lavoratori del regime previdenziale INPS o INPDAP nel passaggio da SpA a Azienda speciale, allo stesso modo di quanto si fece, a partire dagli anni '90, per il passaggio inverso da Azienda speciale a SpA.
2) Al comma 19 del DdL S1120 è eliminato il periodo:
“Alle aziende speciali ed alle istituzioni si applicano le disposizioni del codice di cui al decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163, nonché le disposizioni che stabiliscono, a carico degli enti locali: divieto o limitazioni alle assunzioni di personale; contenimento degli oneri contrattuali e delle altre voci di natura retributiva o indennitaria e per consulenza anche degli amministratori; obblighi e limiti alla partecipazione societaria degli enti locali. Gli enti locali vigilano sull'osservanza del presente comma da parte dei soggetti indicati ai periodi precedenti.””
Nota: gli emendamenti cancellano le norme, già introdotte con il decreto Monti sulle liberalizzazioni e confermate con la legge di stabilità, che equiparano, dal punto di vista del trattamento contrattuale e del parziale blocco del turn-over, i lavoratori delle Aziende speciali a quello delle Pubbliche Amministrazioni di riferimento, con l'evidente penalizzazione che ne deriva.
3) Inserire:
“Il comma 6 dell’'articolo 3-bis del decreto legge 13 agosto 2011, n. 138 è soppresso”.
Nota: l'emendamento è sostanzialmente simile a quelli del punto 2), con la differenza che qui ci si riferisce al trattamento contrattuale e occupazionale dei lavoratori delle SpA in house, mentre prima era relativo a quello delle Aziende speciali. La finalità è la medesima, e cioè di eliminare le disparità negative per i lavoratori rispetto a quelli delle SpA miste o quotate o private.
Il Post:
di seguito il post di Marco Piazza, consigliere comunale di Bologna del m5s