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martedì 17 marzo 2015

Ambiente, M5S: "Il ministero verso la privatizzazione?”

Ambiente, M5S: "Il ministero verso la privatizzazione?”

Roma, 17 marzo 2015 - «Continua riduzione dei fondi, dimezzamento del personale, crescente ricorso a società in house come Sogesid: tutto questo sta portando a una deriva privatistica del ministero dell’Ambiente. Questa mattina abbiamo incontrato i dipendenti del Ministero condividendo i loro timori che abbiamo espresso in numerose interrogazioni parlamentari». È il commento dei deputati della Commissione Ambiente del M5S.

«L’utilizzo di Sogesid permette di aggirare norme e controlli vigenti per il settore pubblico per l’assunzione di consulenti. Non solo, essendo Sogesid una stazione appaltante si genera una situazione per cui centinaia di milioni di euro di soldi pubblici vengono gestiti da una società privata in maniera del tutto opaca, come dimostrato da numerose inchieste della magistratura e della Corte dei conti».

«Abbiamo incontrato i dipendenti del Ministero - ha detto il vicepresidente della Commissione Ambiente Massimo De Rosa, M5S - e offerto tutta la nostra collaborazione per costruire provvedimenti partecipati che possano restituire dignità alle tante eccellenze presenti in ISPRA e nel MATTM. Riportare le competenze sotto la gestione pubblica, anche stabilizzando il personale Sogesid attraverso concorsi pubblici, non solo produrrebbe maggiore trasparenza ed efficienza, ma anche un sostanzioso risparmio per le casse dello Stato che non dovrebbe più corrispondere remunerazioni fuori controllo a consulenti fantasma».

«Noi siamo per un ministero dell’Ambiente autorevole, che deve avere la capacità di alzare la voce di fronte alle devastazioni ambientali per troppo tempo perpetrate ai danni del nostro territorio. Un ministero dove le tante eccellenze vengono premiate e messe in condizioni di contribuire allo sviluppo intelligente del nostro Paese e non umiliate ed isolate perché scomode per il sistema di interessi speculativi. Lotteremo insieme ai lavoratori perché le istituzioni tornino ad avere come sommo scopo quello di curare l’interesse generale della collettività».

giovedì 25 settembre 2014

SBLOCCA ITALIA in pillole: gli ATO e l'affidamento a gestore unico dell'Acqua


#SfasciaItalia è il nome che abbiamo scelto per identificare questo decreto scellerato che ha l'unica urgenza di voler distruggere l'ambiente e portarci diretti in Grecia.

Oggi in commissione ambiente alla Camera abbiamo iniziato le audizioni dei soggetti interessati da questo decreto.
La prima audizione è stata con l'ANEA (gli ATO) su Acqua, affidamento a gestore unico, l'amore per il modello toscano di suddivisione ATO

#AcquaPubblica è il nostro obiettivo, è la nostra prima stella, e con questa nuova modalità di gestione degli ATO, ci sarà un enorme blocco sui processi di ripubblicizzazione ora in essere in varie parti del Paese, mentre noi promuoviamo la gestione del SII tramite aziende speciali di diritto pubblico con la partecipazione dei cittadini e dei lavoratori.



L'ANEA è l'Associazione Nazionale Autorità ed Enti di Ambito.
Guardiamo l'art. 7: si tratta di allontanare sempre di più le decisioni sulla gestione dell'Acqua e controllo degli investimenti nelle infrastrutture idriche dalla cittadinanza.
Il gestore unico dell'ATO sarà quello che già oggi fornisce il servizio idrico ad almeno il 25% della popolazione dell'ATO stesso. In questo modo, tutte le piccole società e consorzi legati ai vari Comuni saranno assorbite (o meglio mandate via) dalle grandi aziende. Se le grandi aziende hanno quale scopo societario l'utile, facilmente la maggior parte dei lavoratori delle piccole società saranno mandati a casa per ridurre i costi aziendali.

L'AIT (ATO unico toscano), una sovrastruttura ai 6 ATO già esistenti e funzionanti, ha una conferenza di Sindaci formata da 53 Sindaci su 287 Comuni esistenti in tutta la Toscana. L'ANEA vorrebbe vedere adottato da tutte le regioni questo modello di ATO.
L'affidamento a gestore unico per ATO ha quale scopo ultimo quello di promuovere la gestione dell'Acqua tramite le grandi multi utility e il territorio italiano risulta evidentemente già suddiviso tra i vari colossi ora in campo: Hera/Iren al nord, Acea al centro e per il sud...forse nuovamente Acea.

Ricordo che se in un ATO non vengono fatti i lavori per la depurazione per i quali siamo sotto infrazione europea, chi dovrà pagare sarà direttamente il Comune.

Quanto potere avranno i Presidenti delle prossime mega-multi-utility? E che tipo di potere avranno a livello finanziario?
Iniziamo a farci delle domande per capire meglio il processo di privatizzazione in atto nel Paese ormai da 20 anni e quali conseguenze sta portando.

Secondo voi, chi deve decidere sulla gestione dell'Acqua nei nostri territori?

giovedì 7 agosto 2014

Ce lo chiede Draghi: cedere sovranità all'Europa

Ce lo chiede Draghi: cedere #sovranità all'Europa.
Ce lo chiede l'Europa: precarizzare le nostre vite!
Ce lo chiede l'Europa: mercificare i beni comuni!
Ce lo diceva l'Europa: privato è bello!
Quando i cittadini hanno capito che la gestione privata non funziona, a partire dai beni comuni, l'Europa inizia col mantra: "privato è obbligatorio"!
Liberiamoci dai mercati, Liberiamoci dalle banche, Liberiamoci dalla finanza speculativa!
Buona Rivoluzione!!!

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08/07/riforme-draghi-per-paesi-eurozona-e-momento-di-cedere-sovranita-alleuropa/1084871/

martedì 11 febbraio 2014

Liberalizzazioni: dalla A al TTIP

Cos'è il Trattato Transatlantico e quali conseguenze avrà per le nostre vite?
Leggiamo insieme l'articolo tratto da
http://comune-info.net/2014/02/europausa-liberalizzazioni-corso-dalla-al-ttip/

Di Monica Di Sisto, 3 febbraio 2014.

Venerdì 14 febbraio a Roma presso Scup (via Nola 5 a Roma), si terrà l’Assemblea Costitutiva della campagna contro il Trattato di liberalizzazione degli scambi e degli investimenti tra Europa e Stati uniti (TTIP). E dal 10 al 14 marzo i negoziatori delle sue sponde dell’Oceano Atlantico si incontreranno per spingere sulla svendita nei nostri diritti. Capiamo insieme perché dobbiamo fermarli.

Bruxelles, una sala molto affollata, 123 lobbisti delle imprese e solo 40 rappresentanti di Ong tra cui 8 sindacati e chi vi scrive. Di fronte a noi, la Commissione europea schierata in forze, con rappresentanti di quasi tutte le direzioni generali, coordinati dal capo negoziatore europeo Damien Levie. Il loro obiettivo? Convincere tutti i presenti che il Trattato di liberalizzazione degli scambi e degli investimenti tra Europa e Stati Uniti (TTIP), è la più grande occasione per riattivare l’economia accelerando gli scambi tra Stati Uniti ed Europa. Hanno fornito informazioni molto rapide, e molto molto superficiali: nessun dettaglio sul testo, nessun documento scritto: tutto detto di gran corsa e quindi difficile da seguire anche per i veri secchioni della materia. Alla faccia della trasparenza.

Ad un lobbista del settore dei farmaci generici, che esprimeva le preoccupazioni del suo settore rispetto all’impatto che potrebbe avere una modifica delle regole vigenti in Europa sul loro business, la negoziatrice competente ha risposto che “La Commissione tiene nella massima considerazione gli interessi del settore business europeo e siamo aperti a ricevere nel dettaglio le vostre richieste”. In sala alcuni hanno vociato e Levie ha precisato che “la Commissione tiene nella massima considerazione le osservazioni di tutti i portatori di interesse”. Di seguito un piccolo abbecedario su quello che ci hanno raccontato rispetto ai principali capitoli del negoziato.

A come agricoltura: il trattato vuole abbattere non tanto dazi e dogane negli scambi tra prodotti agricoli europei e statunitensi. Per gli Stati Uniti è prioritario far dare all’Europa il via libera a Ogm e alzare la tolleranza sui residui e sulla qualità della chimica nelle materie prime. L’Europa, invece, ha come principale obiettivo quello di costringere gli Usa a tagliare i sussidi interni ai propri produttori, per far si che esportino a prezzi meno stracciati. Obama non ne vuol sapere, infatti la disciplina agricola nazionale (Farm bill) in via di riforma, che avrebbe dovuto tenere conto dei numerosi richiami dell’Organizzazione mondiale del commercio, ma al momento sembra eludere ancora il problema.

B come beni: ancora non è stata compilata una lista di beni e servizi sui quali rispetto ai quali abbattere dazi e dogane. Di guerre commerciali, tuttavia, ce ne siamo fatte tante e quello dovrebbe essere il risultato del negoziato: la lista dei prodotti di cui accelerare gli scambi

C come cibo: Nel mirino degli Stati Uniti, ma anche di tante corporation Ue, c sono gli standard dei prodotti alimentari, presentati non come una difesa del diritto alla salute per tutti noi, ma come un’indebito ostacolo al commercio. Qualità, residui chimici, impatto sulla salute, sicurezza. Un reticolo di regole che impedisce, al momento, agli Stati Uniti di riversarci in casa tonnellate di farine e alimenti avvelenati e malsani, e costringe anche le nostre imprese ad essere più scrupolose di quanto vorrebbero.

D come democrazia: Per darsi una patina di democrazia, e per recuperare al fatto che gli USA l’hanno nominato da subito e le società civile europea gliene ha chiesto conto, la Commissione, in piena autonomia, ha nominato un gruppo di consultazione tra imprese, associazioni e sindacati cui chiedere pareri sui negoziati e da cui riceverne. Il gruppo, con grande prevalenza del business sul sindacato, avrà due livelli di accesso alle informazioni – il primo aperto: avranno discussioni approfondite sui vari argomenti, che potranno condividere con tutti, la Commissione lavorerà anche per pubblicare documenti chiave su questioni orizzontali e / o verticali. La seconda sarà riservata: avranno accesso al progetto di testo negoziale dell’Unione europea – un accesso in stile “sala lettura”. Non saranno in grado di avere copie, portarne via o pubblicare il testo. Democrazia e trasparenza cancellate in un sol colpo

I come Investimenti: si prevede che servizi finanziari e investimenti saranno un grosso capitolo del negoziato, i cui punti più caldi saranno l’Isds (Investor-state dispute settlement, cioè un tribunale sovra- nazionale cui le imprese potranno appellarsi per proteggere i propri investimenti), e la liberalizzazione degli appalti pubblici, sia a livello statale sia federale/regionale. Il lobbista della ESF – il principale gruppo di spinta delle imprese europee dei servizi – a chiare note ha chiarito alla Commissione che “se non c’è ISDS, nessuna misura di protezione degli investimenti potrà dirsi davvero efficace”.

E come Energia: l’Europa vuole mettere le mani sulle fonti energetiche statunitensi, soprattutto quelle da fracking. L’interesse europeo dunque si concentra sui prezzi e sull’accesso alle reti di trasporto dell’energia: su come, cioè, spingere gli Usa a mollare le mani da tubi e rubinetti, e ad abbattere le restrizioni nell’accesso nel mercato statunitense da parte delle compagnie energetiche europee. Da parte Usa c’è resistenza e lavoro sull’armonizzazione delle regole per l’accesso alla distribuzione in Europa. Interessi contrapposti e poco armonizzabili

L come lavoro: Tom Jenkins del coordinamento internazionale sindacale ITUC, ha posto due problemi interessanti. Uno sulla Corte europea di giustizia, cioè se l’ISDS sarà prevalente anche rispetto ad essa e la risposta è che se ne sta discutendo, e che in generale si sta discutendo di quale livello di prevalenza giuridica attribuirgli. Rispetto al lavoro, Jenkins ha ricordato che gli Stati Uniti non hanno nemmeno firmato tutte le convenzioni ILO, e che dunque potrebbero voler annacquare il già pericoloso capitolo sul monitoraggio dell’impatto delle liberalizzazioni sullo Sviluppo sostenibile, (un indistinto agglomerato di lavoro-ambiente-sociale), presente nei più recenti trattati bilaterali proposti dall’Europa. La Commissione ha ammesso che gli Usa sono spaventati dall’inserimento nel trattato di questo capitolo, che provano a proporre un trade off lavoro/ambiente (dove l’Europa è più restrittiva) e che l’Europa prova a proporre un “approccio bilanciato”, ma che dovrà “mostrare flessibilità”.

P come proprietà intellettuale: Una stretta sulla tutela dei brevetti, e sul loro mutuo riconoscimento tra le due sponde dell’Oceano, è uno degli obiettivi più condivisi del trattato. Dai semi, ai farmaci generici, alla ricerca scientifica, molte flessibilità attuali sono sotto attacco, anche quando producono avanzamento culturale e tutela della vita umana, come nel caso dei farmaci.

T come Tessile e abbigliamento: si sta cercando di lavorare sulla coerenza delle normative. Si è ragionato di materie prime, di approvvigionamento e dazi; poi c’è stata una revisione della normativa ad oggi alla luce degli altri trattati di liberalizzazione (FTAs). Naturalmente si è guardato anche dentro al baratro dei sussidi. Ci si muove su alcuni temi in particolare: le regole di etichettatura, la protezione dei consumatori, la presenza dei residui chimici, la regolazione tecnica, e gli standard più in generale. La parola chiave è: abbatterli, con buona pace dei nostri diritti. Una triste costante in tutti i capitoli che abbiamo approfondito.

giovedì 19 dicembre 2013

ROMA NON SI VENDE!!!

ROMA NON SI VENDE!!!
1milione e 200mila romani hanno affermato votando SI al Referendum del 2011: FUORI I PROFITTI DALL'ACQUA, FUORI L'ACQUA DAL MERCATO.

Oggi invece, 19 dicembre 2013 passa al Senato, il cosiddetto Decreto Salva - Roma e con esso anche l'emendamento 1.30 a prima firma Lanzillotta riformulato dal Governo.

Ogni comma di quell'emendamento è un colpo mortale ad ognuna delle aziende partecipate del Comune di Roma ed è un deliberato colpo a tutti i lavoratori di quelle aziende.

Il Referendum del 2011 era contro la privatizzazione di TUTTI i servizi pubblici locali, quindi: Acqua, Rifiuti, Trasporti in primis.Non mi basta quindi sapere che Acea resterà per il 51% del Comune di Roma, questa è già la situazione attuale!

Ciò che il movimento per l'Acqua Pubblica di Roma chiede è di ripubblicizzare il servizio idrico integrato così come sancito dai referendum.
E' da delinquenti insistere a dichiarare che Acea è rimasta pubblica, la Spa è un'azienda di diritto privato e il suo scopo sociale è quello di realizzare utili da distribuire agli azionisti. Se fossimo di fronte ad un'azienda speciale (di diritto pubblico), e magari anche controllata/partecipata dai lavoratori e dai cittadini romani, tutti gli introiti resterebbero in mano al Comune che potrebbe aumentare gli investimenti nei servizi che eroga.

La Lanzillotta, grandissima privatizzatrice che fa il duo con Bassanini (Presidente della Cassa Depositi e Prestiti), vende ai tempi di Rutelli Sindaco di Roma la Centrale del Latte di Roma e da quel momento dà il via alle privatizzazioni nella Capitale.

Oltre alla questione referendum, qui c'è un deliberato tentativo di vendere tutta Roma, anche il patrimonio pubblico, con il conseguente messaggio che se si può fare nella Capitale allora lo si può fare ovunque nel Paese. 

Il Parlamento non può decidere come debba essere gestita una Città e le vite di quei cittadini! 
E qui scatta il ricatto: il decreto Salva-Roma serve a coprire il buco di bilancio a condizione che si vendano tutte le partecipate del Comune.

E' sicuramente necessario capire da cosa è stato causato l'aumento del debito spropositato negli ultimi anni, bisogna essere trasparenti nella gestione della cosa pubblica.
E qui lancio l'idea, nata già da comitati cittadini di tutta Italia, di istituire delle auditorie sul debito del proprio Comune e attivare strumenti di partecipazione della cittadinanza.
Non mi accontento più di quanto previsto dalla Costituzione e dal Testo Unico degli Enti Locali sulla partecipazione cittadina, per intenderci le raccolte firme.
C'è bisogno di maggiore controllo da parte della cittadinanza che subisce le decisioni politiche giuste o sbagliate che siano!

Roma non si vende! 
E la Lanzillotta ha sbagliato di grosso se pensa che i cittadini di Roma staranno buoni dopo questo SUO ennesimo tentativo di privatizzare la città in barba ai referendum del 2011!

mercoledì 18 dicembre 2013

Il MoVimento 5 Stelle è contro la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali! Senza se e senza ma!!!

Il MoVimento 5 Stelle è contro la privatizzazione dell’acqua e dei servizi pubblici locali! Senza se e senza ma!!!

Assistiamo sgomenti all’ennesimo attacco ai servizi pubblici locali e al Referendum del 2011 avvenuto ieri nella commisione bilancio del Senato, con il voto all'emendamento presentato dalla Lanzillotta sul decreto “Salva-Roma”. Una modifica con la quale si  vincolano i soldi stanziati per il Bilancio di Roma alla privatizzazione delle aziende pubbliche e al licenziamento dei lavoratori nelle aziende in perdita. Un emendamento che cancella posti di lavoro e consegna definitivamente al profitto privato l’acqua dei romani.

E' evidente che è in atto un tentativo, già fallito per ben due volte grazie anche alle sentenze della Consulta, di calpestare la volontà espressa a maggioranza assoluta e unanime dai cittadini romani.
Da parte nostra, senza nessuna ombra di dubbio, l'esempio da seguire è quello di Parigi, ovvero realizzare SUBITO la ripubblicizzazione di ACEA, in modo tale che attraverso la trasparenza e una reale partecipazione di cittadini e lavoratori, sia garantito a tutti un servizio di qualità e proiettato al soddisfacimento del diritto universale all'acqua.
In questi mesi di Governo delle larghe intese, seduti all’opposizione abbiamo presentato numerose interrogazioni relative alla mancata attuazione del Referendum e soprattutto sulla questione delle tariffe nei vari territori, abbiamo contribuito a dare vita all’intergruppo parlamentare per l’Acqua Bene Comune per poter ripresentare la Legge d’iniziativa popolare che giace nei cassetti del Parlamento dal 2007, abbiamo presentato una Risoluzione che è in fase di discussione in commissione ambiente, stiamo lavorando a progetti di legge sulla qualità delle acque e di revisione del dlgs 152/2006.

"Il MoVimento 5 Stelle alla Camera promette battaglia e annuncia da subito e chiaramente che durante il passaggio alla Camera farà tutto il possibile per epurare il testo di un emendamento del genere, per restituire ai cittadini ciò che è stato loro scippato dalla solita casta dei privatizzatori/truffatori!"


Federica Daga, Samuele Segoni, Mirko Busto, Massimo Felice De Rosa, Patrizia Terzoni, Alberto Zolezzi Cittadini Portavoce M5S Commissione Ambiente della Camera dei Deputati